Paul Bühre è un (ormai) sedicenne berlinese e in “Noi (e voi)” racconta la vita degli adolescenti di oggi, in prima persona: i rapporti a scuola e con gli amici, il sesso, la droga… e il rapporto con i genitori. Ne esce un quadro dei giovani e un “manuale” per trattare con loro – Su ilLibraio.it un capitolo del libro

Metodi educativi e un paio di semplici consigli  da una persona interessata dei fatti

Alle volte i genitori sono talmente spaventati dalla pubertà, nel senso che non sanno come affrontarla, che cercano un aiuto professionale: nei libri o nei manuali educativi. Niente di male, ma se questi libri finiscono nelle mani dei figli, è finita.
Così è stato per me. Era un giorno di sole, io ero di buonumore, avevo fatto i compiti, avevo studiato e volevo godermi in santa pace una delle mie serie preferite. Solo che la batteria del computer era scarica. Così mi sono messo a cercare l’alimentatore. L’ho cercato dappertutto senza successo, finché mi è venuto il sospetto che mia madre lo avesse nascosto per non farmi stare troppo davanti al computer. Veramente ben fatto, mamma!
Ma c’era ancora un posto dove non avevo cercato, un posto in cui entro di rado: la camera dei miei genitori. Gradino dopo gradino, sono salito al terzo piano della nostra villetta a schiera. Ho aperto la porta… ed eccolo lì: ma non solo l’alimentatore! Era sul comodino dei miei genitori, e sulle prime
non l’ho nemmeno notato. Ma poi le parole Sono grande abbastanza mi sono saltate agli occhi. Era il titolo di un libro. E sotto c’era il sottotitolo: Stare accanto a tuo figlio adolescente. L’autore è un certo Jesper Juul. E sulla copertina campeggia un ragazzino su uno skateboard.
Mi ha preso malissimo: perché i miei genitori leggevano un libro del genere? Davvero non riuscivano a capirci? In un certo senso mi sentivo anche un po’ tradito. Voglio dire, ma perché? Se avete un problema con me, parliamone e non cercate le risposte in un libro. Davvero i miei genitori speravano che acquistando un libro avrebbero potuto comprendermi o addirittura controllarmi meglio?
Eh no, proprio non ci siamo. Comunque, in base al principio del conosci il tuo nemico per vincere la battaglia, mi sono messo a leggere avidamente, pagina dopo pagina. Quel che mi ha subito colpito è il fatto che Juul dica di non essere un esperto di educazione e che in realtà non dovrebbero esserci
esperti di educazione. Ero un po’ confuso. In quarta di copertina Juul viene definito come « luminare della pedagogia moderna », come « uno dei massimi e più innovativi terapeuti della famiglia in tutta Europa ». E questa cosa mi ha fatto pensare pensare al trucco « io non sono il messia! Lui è il messia! » di Brian di Nazareth dei Monty Python. Non con me. Oh no!
E poi non dà risposte, piuttosto pensa sia più importante porre delle domande. Tranquillo, JJ ci sono ancora duecento pagine! Quando ho letto « la pubertà è una realtà, non una malattia » mi sono insospettito. Quando ha ragione, ha ragione. Ma poi: « il cervello è in evoluzione ». Quindi noi non
saremmo in grado di riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni. Ma che c…o?! Ora, davvero, secondo Juul la parte del cervello che è preposta a trarre le conseguenze è fuori combattimento nell’85 per cento dei giovani. A quanto pare è un fatto biologico, e non la prendo come un affronto personale. Potrebbe essere che io non faccia parte di quell’85 per cento ma del restante 15 per cento?
Voglio dire, io mi rendo conto delle conseguenze. Un esempio: se picchio mio fratello, quello mi picchia a sua volta o scappa via. E poi probabilmente comincerebbe a urlare come un forsennato, e poiché è un attore nato, di sicuro io passerei i miei guai con mamma e papà, ma adesso so che ne varrebbe la pena. Credo si possa definire « prevedere le conseguenze». E non « avere qualcosa che non va ». O almeno, lo
spero.
Se penso a un paio di persone della mia classe, mi chiedo, per la verità, a cosa pensino quando, urlando, lanciano in classe palle, gessetti, quaderni, cancellini e cose del genere. Se sono consapevoli delle conseguenze delle loro azioni, per lo più se ne fottono. Cioè, io credo che noi giovani siamo in grado di pensare alle conseguenze. Ma, magari, l’idea che qualcosa non va in noi dal punto di vista biologico aiuta gli adulti a sopportarci meglio… La verità è che a noi importa poco di regole, limiti e conseguenze.
Quindi c’è qualcosa che non va? Difficile dirlo, anche perché io sono parte in causa. Ma è una bella scusa. Quando mi troverò nel prossimo pasticcio, dirò che il mio cervello ha qualcosa che non va. Grazie JJ.
Come controparte dei miei, sono avvantaggiato dalle conoscenze appena acquisite. La volta successiva ci provo:

Paul: « Mamma, mi sento male ».
Mamma: « Cos’hai? »
Paul: « Non lo so ».
Mamma: « Dove ti fa male? »
Paul: « Ho una strana sensazione alla testa ».
Mamma: « Hai mal di testa? Vado a prenderti una pillola».
Paul: « No, non serve. È come se qualcuno stesse costruendo qualcosa nella mia testa. No, costruire è parola sbagliata. È più come se qualcosa si stesse trasformando. Capisci quel che intendo? »
Mamma: « Paul, cosa stai dicendo? Non è che per caso hai…? » Si china su di me e mi guarda negli occhi sospettosa. « No, le tue pupille sembrano normali. Forse dobbiamo andare dal medico ».
Paul: « È come se il cervello mi funzionasse solo a metà. Forse è per questo che in matematica vado così male ».
Mamma: « Che sciocchezza, cosa vai raccontando? »
Paul: « Secondo te la pubertà è una malattia? »
Mamma: « Ma va’, finiscila e dimmi cosa c’è che non va ».
Paul: « Ti piaccio ancora anche se sono adolescente? »
Mamma: « Ma certo, è naturale, perché me lo chiedi? »
Paul: « Sono così impegnativo? »
Mamma: « Qualche volta ».
Paul: « Mi dispiace ».
Mamma: « Non è così grave ».
Paul: « Non sono capace di pensare alle conseguenze ».
Mamma: « Chi ti ha raccontato queste fesserie? »
Paul: « Nessuno me le ha raccontate, le ho lette ».
Mamma: « E dove, di grazia? »
Paul: « Nel libro sull’adolescenza che sta in camera vostra. Sono così difficile che ci vuole un libro per comprendermi? Davvero hai difficoltà a capirmi? »
Mamma: « Paul, mi dispiace! Volevo solo vedere com’era! E ho pure trovato un paio di cose
interessanti ».
Paul: « Non mi vuoi più bene! »
Mamma: « Paul, non dire così. Lo sai che te ne voglio tanto ».
Paul: « E allora perché hai comprato quel libro? »
Mamma: « Non lo so, così, mi dispiace ».

Perfetto! Obiettivo centrato, adesso posso chiedere qualunque cosa.
Paul: « Non è che mi regaleresti un impianto hi-fi? »
Mamma: « No, perché? »
Paul: « Quello vecchio non funziona più, e pensavo… »
Mamma: « Quello te lo puoi comprare da solo ».
No, non tutto.
Sarà una sciocchezza, ma mi fa incazzare il fatto che sembra che noi, insieme ai salafiti, siamo i tizi più problematici del mondo. Se entri in un’edicola, è garantito che ci sia almeno una pubblicazione specializzata sulla pubertà con in copertina un ragazzo con aria di sfida o una ragazza con espressione provocatoria. « Ma chi sono davvero i nostri figli? » Il nostro cervello non solo è in trasformazione, ma probabilmente è anche irrimediabilmente danneggiato da un accesso incontrollato ai porno e ai videogames. A quanto pare non sappia mo nulla di tenerezza, non sappiamo cosa sia una vera sfida, e i ragazzi sono comunque molto più difficili delle ragazze. Come a dire che siamo un po’ meno evoluti dell’Homo sapiens. Ogni tanto mi chiedo se questi pensionati brontoloni e magari bestemmiatori abbiano rimosso del tutto la loro giovinezza e il fatto che anche loro sono stati come noi. Non siamo mica così anormali!
Però, Juul no, lui non ha dimenticato. Lui i giovani li vede come delle persone, e questo mi piace. Sul serio, secondo me ci sono un paio di cose che si possono copiare da JJ: che non si devono controllare i propri figli. Che i genitori devono lasciare che i figli facciano le loro esperienze. Che ci si deve rassegnare al fatto che in famiglia ci siano parecchie cose che vanno storte e che i figli non siano perfetti. È come nella vita: di rado c’è la soluzione definitiva. Nel complesso sembra che Juul sia proprio quel che non vuole essere: un esperto di educazione. Certo è un po’ fuori moda, per esempio non ci sono consigli su videogiochi, ma per il resto è un tipo a posto.
In ogni modo, leggendo mi sono posto questo interrogativo: perché gli adulti cercano tanto un aiuto? Perché non ci capiscono? Voglio dire: non ci sono passati anche loro nella pubertà? Perché è così difficile tornare indietro? Forse se ne sono dimenticati? Ma perché non rivolgersi direttamente ai propri figli? Okay, perché noi teniamo la bocca cucita e facciamo storie se loro vogliono parlare con noi.
Per evitare malintesi, ecco i dieci comandamenti, che i miei genitori devono seguire se vogliono superare bene la mia adolescenza:

1. Lasciatemi in pace
2. Entrate nella mia stanza, solo:
– per portare biancheria pulita o colazione a letto,
– in caso di emergenza, e se qualcuno è in serio pericolo,
– se non ho sentito la sveglia e devo andare a scuola,
– se portate dei dolci
– se volete un’udienza
3. Non prendo ordini ma rispondo, se proprio devo, a « per favore » o a buoni consigli.
Ma sta a me se seguirli o no, tanto alla fine ne subisco io le conseguenze. Questo significa anche che metto in ordine la mia camera solo quando voglio io e non quando va bene a voi.
4. Preparatemi da mangiare quando ho fame.
5. Firmate subito i brutti voti. Non fate troppe domande e zero rimproveri. Di solito io so da cosa è dipeso, in caso contrario chiedo aiuto io.
6. Cercate di non forzarmi a fare cose che non ho alcuna voglia di fare. Altrimenti non vi parlo più.
7. State dalla mia parte, qualunque cosa faccia. Ho bisogno del vostro aiuto, anche se non ve lo posso dire apertamente. Cerco di essere indipendente, e se vi chiedo sostegno, questa illusione si dissolve.
8. Cercate di non preoccuparvi troppo.
9. Non faccio tutto questo per divertimento né per ferirvi, ma perché è l’unico modo. Quindi non prendetevela.
10. Qualunque cosa accada e anche se non vi sembra: vi voglio sempre bene.

IL LIBRO E L’AUTORE – Scritto dal sedicenne berlinese Paul Bühre,  Noi (e voi), in libreria per Corbaccio, descrive quello che gli adolescenti pensano e quello che fanno quando i genitori non sono nei paraggi. Consumisti a oltranza, storditi dalla pornografia e inclini a barattare i regali della nonna in cambio di alcol o erba? Soltanto se vediamo la vita dei ragazzi di oggi dal punto di vista di genitori insicuri, insegnanti stressati o magari terapeuti della famiglia. Un ragazzo ci fa veramente capire qualcosa della sua generazione. Parla di videogames, moda, ragazze, Erasmus, musica, sesso, innamoramento e amore nell’età di internet. E parla anche degli sforzi dei genitori per capire i propri figli. Sforzi spesso maldestri e destinati a fallire per eccesso di zelo.

Per gentile concessione dell’editore, su ilLibraio.it abbiamo pubblicato un capitolo del libro. 

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