“Vogliamo proteggerli dall’idea della sconfitta. E invece è proprio dallo sbaglio che bisogna passare. Doloroso, certo, ma necessario”. Su ilLibraio.it il punto di vista dello scrittore e insegnante Enrico Galiano

Secondo una ricerca della San Diego State University e del Bryn Mawr College, pubblicata dalla rivista “Child Development”, “la traiettoria di sviluppo dell’adolescenza ha rallentato e i ragazzi di oggi crescono più lentamente rispetto al passato” (qui maggiori dettagli sullo studio, ndr). I ragazzi di oggi maturano davvero più lentamente? Lo abbiamo chiesto allo scrittore e insegnante Enrico Galiano*. Ecco il suo punto di vista:

Sì, maturano molto più lentamente.
La cosa paradossale è che a questa maturità interiore, che arriva sempre più tardi, corrisponde poi un’autoconsapevolezza del tutto diversa: andatevele a vedere le pose dei ragazzini di seconda media su Instagram, con espressioni da gangster e hashtag tipo #ghetto #sbatti #puscher (sì, oltretutto lo scrivono quasi sempre sbagliato).
Ma la colpa è nostra.
Esempio pratico: ogni volta che vado a una presentazione o a qualche dibattito, mi introducono sempre come il “giovane scrittore-professore”.  Giovane?! Ragazzi, ho quarant’anni! Ok che non sono sul viale del tramonto, ma se provi a dire “giovane scrittore” di un quarantenne che ne so, a Londra o in Svezia, ti ridono dietro. Giovani si è tra i venti e i trenta, eddai!

E così giù a scendere: abbiamo spostato l’asse, portato la linea dell’età adulta più in là, è così con un normalissimo effetto domino oggi i ragazzini delle superiori hanno la maturità di quelli delle medie di vent’anni fa, e quelli delle medie la maturità di quelli delle elementari, e così via.

Parlavo con Alberto Pellai, il bravissimo psicoterapeuta: mi diceva che oggi è rarissimo che un ragazzo di 14 anni sia in grado di andare a fare la spesa da solo. E che se viene investito di questo incarico e lo porta a termine, si sente come avesse scalato l’Everest in solitaria senza bombola. Non so voi, ma vent’anni fa non era esattamente così.

Il grosso del problema, secondo me, è che non diamo a questi ragazzi la possibilità di farle, le cose. Non da soli. Un po’ perché abbiamo paura si facciano male, un po’ perché temiamo che ce li portino via, ma soprattutto per un motivo: li vogliamo proteggere dall’idea della sconfitta.

Anche solo immaginarci che possano sbagliare, non riuscirci, e quindi soffrire per questo, ci fa come sentire preventivamente in colpa, temiamo che un fallimento loro sia una certificazione di un fallimento nostro, e quindi che siamo dei buoni a nulla noi. E invece è proprio dallo sbaglio che bisogna passare. Doloroso, certo, ma necessario.

Per questo penso che forse tutto il nostro procrastinare la loro crescita, ritardare il momento in cui lasciarli fare, dipenda dalla nostra terribile paura dell’errore. Il che, se guardi bene, è l’errore peggiore che possiamo fare.

L’AUTORE – Enrico Galiano* è insegnante e autore della webserie Cose da prof, che ha superato i dieci milioni di visualizzazioni su Facebook; il suo motto del buon insegnate è: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti».  Eppure cadiamo felici (Garzanti) è il suo romanzo d’esordio, la storia di una ragazza di nome Gioia che colleziona parole intraducibili e si innamora di Lo che, nascosto dal cappuccio della felpa, gioca da solo a freccette in un bar chiuso. Quando i due giovani si innamorano, Lo sparisce nel nulla e starà a Gioia scoprire cosa è successo.
Qui tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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