“I romanzi che raccontano il crescere, l’educare, la ricerca del sé più profondo, hanno sempre un posto speciale nel mio cuore di lettore”. Su ilLibraio.it i consigli di lettura di Fabio Geda, che nel suo nuovo libro racconta di un ragazzino costretto a diventare adulto da solo, di primi amori, padri distratti, madri confuse e segreti scomodi con cui fare i conti…

I romanzi che raccontano il crescere, l’educare, la ricerca del sé più profondo, hanno sempre un posto speciale nel mio cuore di lettore: forse perché per tanti anni ho lavorato come educatore e quindi trovo in quelle storie parole in grado di contenere e puntellare le emozioni complesse con cui avevo a che fare ogni giorno; e forse perché siamo sempre tutti in divenire e quindi ho l’impressione che quelle storie parlino non solo alla mia parte adulta e consapevole, al bambino che sono stato, all’adolescente che sono stato, ma anche all’anima scalza acquattata dentro di me che ancora risale caparbiamente i fiumi alla scoperta della propria identità.
Tra i romanzi che raccontano e rappresentano in modo secondo me significativo l’infanzia e l’adolescenza ne ho scelti alcuni andando a cercarli, tra l’altro, in base al paese di provenienza: ché certe cose, certe grida, certe meraviglie, si sa, sono universali.
certi bambini
Certi bambini di Diego De Silvia (Einaudi 2001). Dall’Italia la storia di Rosaio che vive a Napoli, che ha undici anni e una doppia vita fatta di palloni e sangue da leccarsi via dalle mani, di cura per la nonna e cani cui sparare. Le contraddizioni dentro cui scava De Silva, con lingua aspra e nervosa, arrivano al cuore di ogni uomo e ogni donna che sia convinto, come dicono gli africani, che per educare un bambino ci voglia un villaggio – una comunità educante. Storia, tra l’altro, trasformata in uno dei pochi film che non abbiano massacrato il libro da cui partivano: un gioiello diretto da Andrea e Antonio Frazzi.
Yumoto Kazumi
Amici di Yumoto Kazumi (Atmosphere, 2014). Dal Giappone la storia di Kiyama, Kawabe e Yamashita, tre ragazzini che d’estate decidono di capire cos’è la morte – cosa significa, come appare, ciò che accade – e per farlo spiano un anziano che reputano essere in fin di vita. Ma l’anziano non è della stessa opinione. E la vita che stava appassendo, proprio grazie alla presenza dei ragazzi, improvvisamente rifiorisce. Sì, lo so, io amo il Giappone e una certa poetica tipica degli autori del Sol Levante, ma certi temi, be’, loro li trattano come nessun altro, con quel misto di sfacciataggine e di poesia che ti resta sottopelle per giorni, anche dopo la lettura. Non ha a che fare con i ragazzi, ma visto che si parlava di morte se non l’avete visto guardatevi Departures di Yōjirō Takita.
Fuori a rubar cavalli di Per Petterson
Fuori a rubar cavalli di Per Petterson (Guanda, 2003). Dalla Norvegia il rapporto tra un padre e un figlio nell’estate del 1948, quando il quindicenne Trond trascorre un’estate in compagnia del genitore, loro due soli, a tagliare un bosco. Ci sono scene in questo romanzo che mi hanno commosso e mi sono rimbalzate dentro, andando a pescare quei piccoli rimorsi che mi legano al rapporto che ho avuto (o non avuto) con il mio, di padre. Leggetelo se vi piacciono i romanzi che quando ne emergete avete le mani appiccicose di resina e i capelli che sanno di pietra e di fiume. Se avete amato Le otto montagne di Paolo Cognetti. Se vi piacciono quegli scrittori che scalpellano frasi esatte, precise, che vogliono dire esattamente ciò che dicono. Se avete un padre da andare a recuperare in qualche angolo della vostra memoria.
Il signore delle mosche William Golding
Il signore delle mosche di William Golding (Mondadori, 1980). Da uno scrittore inglese, vincitore del premio Nobel per la Letteratura nel 1983, una storia distopica, madre di ogni mondo senza adulti. Un gruppo di ragazzini abbandonati a loro stessi su un’isola dell’oceano Pacifico. Mentre fuori infuria una qualche guerra loro, che potrebbero di fatto godersela, pescando, giocando, costruendo capanne e mantenendo acceso un fuoco che segnali la loro presenza, iniziano a litigare e: a farsi la guerra. Esattamente come i loro genitori. L’uomo, disse Golding, produce il male come le api producono il miele. Il che non significa che siamo costretti a compierlo, ma che il bene è una scelta, una scelta consapevole e per nulla scontata, spesso faticosa, a cui i ragazzi devono essere educati. Parlando di infanzia, di isole, di natura e di esplorazioni, ovviamente viene in mente un altro libro meraviglioso, di un altro inglese: La mia famiglia ed altri animali di Gerald Durrel. Ma quella, be’, è tutta un’altra faccenda.
E ora che facciamo? Andiamo in Francia a gironzolare nelle balieue parigine di Romain Gary e il suo Momò, protagonista di quel capolavoro che è La vita davanti a sè, un ragazzino arabo, figlio di una prostituta, tenuto a locanda da una vecchia signora ebrea. Oppure in Germania, nel 1933, per una delle più commoventi storie di amicizia adolescenziale al maschile, pedalando per la campagna che circonda Stoccarda in compagnia di Konradin von Hohenfels e Hans Schwarz, protagonisti de L’amico ritrovato di Uhlman. O invece si potrebbe scendere in Sudafrica con Infanzia di Coetzee. Ce ne sono da fare il giro del mondo, di libri che mettono in scena il crescere, l’educare, il dialogo tra le generazioni. Argomenti che come dicevo non mi annoiano mai e a cui torno ciclicamente, perché quando me ne occupo, ho la sensazione di toccare il cuore della questione. Voi direte: di quale questione? Di tutte. Di ogni questione possibile.
anime scalze
IL NUOVO LIBRO DI FABIO GEDA – Ercole è asserragliato sul tetto di un capannone, armato e circondato dalla polizia. Con lui c’è Luca, che ha sei anni. Come sono finiti lassú? Ercole Santià trascorre l’infanzia ricucendo gli strappi quotidiani della vita. Lui e sua sorella Asia tirano avanti a stento – con fantasia e caparbietà – insieme al padre, un personaggio tanto inadeguato quanto innocente; eppure, come tutti, crescono, vanno a scuola, s’innamorano. Finché, all’improvviso, ogni cosa attorno a Ercole inizia a crollare. Niente sembra in grado di fermare la slavina che lo sta travolgendo, nemmeno Viola, la ragazza che da qualche tempo illumina i suoi giorni. Convinto che quello di incasinarsi sia un destino scritto nel sangue della propria famiglia, è sul punto di arrendersi quando viene a sapere che la madre, di cui non ha notizie da anni, abita non lontano da lui. L’incontro con la donna lo metterà di fronte alla necessità di reagire compiendo una scelta drammatica. L’unica possibile, forse, se vuole cambiare il proprio destino e proteggere le persone che ama…

Un ragazzino costretto a diventare adulto da solo, i primi amori. E ancora: padri distratti, madri confuse, segreti scomodi con cui fare i conti. Nel suo nuovo romanzo Fabio Geda, Anime scalze (Einaudi Stile Libero), racconta la fatica e la meraviglia di cercare un posto nel mondo .

 

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