“Per ultimo il cuore” è ambientato in un futuro apocalittico, preda di una terribile crisi economica. In questo scenario la giovane coppia protagonista cerca un rifugio sicuro per il proprio amore… – Su ilLibraio.it un capitolo dal romanzo di Margaret Atwood

In un Nord America messo in ginocchio da una disastrosa crisi economica e dal dilagare della criminalità, Stan e Charmaine, una giovane coppia innamorata, cedono alla falsa lusinga della normalità e della sicurezza promesse da un avvenente progetto, in cambio della rinuncia a qualche “piccola” libertà personale. Finiscono in una città troppo bella per essere vera, dove tutti hanno una casa e stanno bene, dove il prezzo è lavorare per un losco personaggio a capo della comunità, facendo cose decisamente brutte: per esempio praticare iniezioni letali ai condannati a morte o lavorare in una sorta di mercato del sesso. Si ritrovano così a fare il male per libera scelta ma contro la loro volontà. Questa situazione conflittuale li trascinerà in un surreale complotto che darà lo spunto per interrogarsi su cosa significa amare.

Per ultimo il cuore (Ponte alle grazie) è una riflessione, calata in una narrazione serratissima, che usa con disinvoltura il paradosso e l’ironia, e dove trovano modo di scatenarsi fino in fondo la forza creativa della scrittrice e poetessa canadese Margaret Atwood.  

L’autrice aveva già sperimentato la distopia ne Il racconto dell’ancella, ambientato in un futuro prossimo in cui una teocrazia ha ribaltato il governo degli Stati Uniti. Nel romanzo si esploravano i temi della sottomissione della donna e dei vari mezzi che la politica impiega per asservire il corpo femminile e le sue funzioni riproduttive ai propri scopi. Argomenti che ritornano anche nel nuovo romanzo, dove si indaga la mercificazione del sesso e dell’amore.

Su ilLibraio.it un capitolo, per gentile concessione dell’editore

Parlantina

A Charmaine piace tenersi occupata, ma in certi pomeriggi al Dust non c’è molto da fare. Ha già pulito il bancone del bar due volte, ha risistemato i bicchieri. Potrebbe guardare lo schermo piatto più vicino, che trasmette la replica di una partita di baseball, ma lo sport non le interessa; non riesce a capire perché la gente si esalti tanto per un gruppo di uomini che si inseguono su un campo cercando di colpire una palla e poi si abbracciano, si toccano il culo e saltano come matti gridando.

Il volume è abbassato, ma quando c’è la pubblicità si rialza, e in più fanno passare le scritte in basso, per essere sicuri che il messaggio arrivi. Nelle trasmissioni sportive di solito gli spot sono di auto e di birra, ma di colpo c’è qualcosa di diverso.

È un uomo con la giacca, solo la testa e le spalle, che guarda dritto fuori dallo schermo, la guarda negli occhi. Ci trova qualcosa di convincente già prima che cominci a parlare: è così serio, come se stesse per dire una cosa davvero importante. E quando comincia a parlare, lei giurerebbe che le abbia letto nel pensiero.

«Stanchi di vivere in macchina?» le dice. Ecco, si rivolge a lei! È impossibile, come fa a sapere della sua esistenza?, eppure le dà quella sensazione. Sorride, un sorriso molto comprensivo. «Ma certo! Non è stata una scelta vostra. Voi avevate ben altri sogni. Vi meritate di meglio». Oh, sì, bisbiglia Charmaine. Di meglio! È proprio quello che sente.

Dopo viene inquadrato un cancello in una cosa che le sembra un muro di vetro nero, lucido; ci sono persone che entrano a piedi, giovani coppie per mano, sorridenti e piene di energie. Vestiti pastello, primaverili. Poi una casa, una bella casa dipinta di fresco, con la siepe e il prato – e sul prato non ci sono rottami di auto né divani sfasciati –, e poi la telecamera zooma dentro la finestra del secondo piano, oltre le tendine – tendine! –, e gira per la stanza. Spaziosa! Raffinata! I termini che usano negli annunci immobiliari dei posti in campagna o sulla spiaggia, lontani, in altre nazioni. Attraverso la porta aperta del bagno si vede una bella vasca profonda con tanti asciugamani bianchi e soffici appesi accanto. Il letto matrimoniale è king-size, ha le lenzuola pulite, con un allegro disegno a fiori azzurro e rosa e quattro cuscini. Ogni muscolo del corpo di Charmaine brama quel letto, quei cuscini. Ah, distendersi! Sprofondare in un sonno comodo, con quella sensazione di accogliente sicurezza che aveva a casa di Nonna Win.

Non che la casa di Nonna Win fosse esattamente come quella. Era parecchio più piccola. Ma era pulita. Lei si ricorda un’altra casa, più o meno, di quando era piccola; avrebbe potuto essere come quella della pubblicità. Anzi, lo era, non fosse stato per il gran casino. Vestiti appallottolati sul pavimento, piatti sporchi in cucina. C’era un gatto? Forse, a un certo punto. Il gatto le ricordava qualcosa di brutto. L’aveva trovato in corridoio, per terra, ma non sembrava neanche più un gatto e ne usciva una specie di melma. Pulisci! Non rispondere male! Lei non aveva risposto male – piangere non era rispondere male –, ma non faceva differenza, tanto lei aveva sempre torto.

Nel muro della sua cameretta c’era un buco grande come un grosso pugno. Infatti a farlo era stato un pugno. Lei ci nascondeva le cose, in quel buco. Un pupazzetto. Un fazzoletto di stoffa con un angolo di pizzo, di chi era? Un dollaro che aveva trovato. Pensava che se avesse infilato la mano abbastanza in fondo, sarebbe passata dall’altra parte e avrebbe trovato l’acqua con dentro pesci ciechi e altre cose, cose con denti scuri che avrebbero potuto uscire. Quindi ci stava attenta.

«Ricordate com’era la vostra vita?» dice la voce dell’uomo durante il tour di lenzuola e cuscini. «Prima che il mondo affidabile che conoscevamo andasse in rovina? Al Progetto Positron, nella cittadina di Consilience, tutto può tornare come allora. Offriamo non solo un lavoro stabile, ma anche protezione dagli elementi pericolosi che di questi tempi affliggono molti di voi. Lavorerete con persone che la pensano come voi! Contribuite a risolvere i problemi della nazione – disoccupazione, criminalità – risolvendo i vostri! Date risalto alla positività!»

L’inquadratura torna sul viso dell’uomo. Non bello di per sé, ma un viso che ispira fiducia. Come un professore di matematica o un ministro. Si capisce che è sincero, e sincero è meglio che bello. Gli uomini molto belli sono una cattiva idea, diceva Nonna Win, perché hanno troppa scelta. Scelta di cosa?, le aveva chiesto Charmaine, e lei aveva risposto: Niente, niente.

«Il Progetto Positron accoglie nuovi membri» dice l’uomo. «Se rispondete ai nostri bisogni, noi risponderemo ai vostri. Offriamo una formazione in numerosi settori professionali. Diventa la persona che hai sempre desiderato essere! Sottoscrivi ora!» Di nuovo quel sorriso, come se le stesse guardando dentro la testa. Ma non le fa paura, ha modi gentili. Vuole solo il meglio per lei. Può diventare la persona che ha sempre desiderato essere, da quando ha potuto avere dei desideri senza correre rischi.

Vieni qui. Non pensare di nasconderti. Guardami. Sei una bambina cattiva, eh? «No» era la risposta sbagliata, ma anche «sì».

Smettila di fare rumore. Stai zitta, ti ho detto di stare zitta! Non lo sai nemmeno cosa vuol dire soffrire.

Dimentica quelle cose tristi, tesoro, le diceva Nonna Win. Facciamo i popcorn. Guarda, ho colto dei fiori. Nonna Win aveva una piccola aiuola davanti a casa. Nasturzi, zinnie. Pensa ai fiori, invece, e ti addormenterai in un attimo.

A metà dello spot entrano Sandi e Veronica. Adesso sono sedute al bancone a bere Coca-Cola Light e a guardare lo schermo con lei.

«Sembra fantastico» dice Veronica.

«Nessuno ti dà niente per niente» dice Sandi. «È troppo bello per essere vero. Quello ha la faccia di uno che non lascia mance».

«Tentar non nuoce» dice Veronica. «Non può essere peggio della Fuck Tank. Per quegli asciugamani, io ci andrei!»

«Mi chiedo a che gioco giochino» dice Sandi.

«Poker» fa Veronica, e scoppiano a ridere tutte e due.

Charmaine si domanda cosa ci sia di divertente. Non è sicura che siano il genere di persona che l’uomo sta cercando, ma dirlo sarebbe troppo snob e anche offensivo, e loro in fondo sono ragazze carine, così dice: «Sandi, scommetto che potresti fare l’infermiera!» Sullo schermo, in basso, passano un indirizzo internet e un numero di telefono; Charmaine se li annota. È talmente esaltata! Quando Stan la passerà a prendere, useranno il telefono per vedere i particolari. Sente la sporcizia sul proprio corpo, l’odore stantio che proviene dai vestiti, dai capelli, dal grasso rancido della rosticceria lì accanto. Potrebbe liberarsene, sgusciarselo di dosso come una buccia di cipolla, uscire da quella pelle per diventare una persona diversa.

Ci saranno lavatrice e asciugatrice nella nuova casa? Ma certo. E un tavolo da pranzo. Ricette: potrà cucinare di nuovo le sue ricette, come dopo che lei e Stan si erano sposati. Pranzi, cenette intime, loro due soli. Mangeranno seduti su sedie, avranno oggetti di porcellana invece che di plastica. Magari perfino candele.

Anche Stan sarà felice, come potrebbe non esserlo? La pianterà di essere così scontroso. Vero, all’inizio ci sarà una fase di scontrosaggine che dovrà aiutarlo a superare, la fase in cui dirà che di sicuro è una truffa, come tutto il resto, una fregatura di qualche genere, e che senso ha tentare, tanto non li prenderanno. Ma chi non risica non rosica, dirà lei, cosa gli costa provarci? Lo convincerà, in un modo o nell’altro.

Comunque, a mali estremi, estremi rimedi: dovesse servire, giocherà la carta del sesso. Sesso in un lussuoso letto king-size, con le lenzuola pulite… come farebbe a non piacergli? Senza maniaci che cercano di spaccare il finestrino. Se necessario, stasera sopporterà perfino la prova del sedile posteriore, come ricompensa, se le dirà di sì. Per lei non sarà molto divertente, ma il divertimento può attendere.

Finché non saranno nella nuova casa.

(continua in libreria…)

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