“Mia figlia si è ammalata. Che colpo di scena, eh? Ma non una banale influenza, bensì una di quelle malattie che si usano tanto adesso: la mani bocca piedi…”. Tutta l’ironia della mamma “ribelle” Giada Sundas per raccontare i bambini (e i loro genitori) alle prese con i malanni che si prendono all’asilo…

Mia figlia si è ammalata. Normale amministrazione da queste parti, ci prendiamo una malattia con la stessa frequenza con cui Kate Middleton fa bambini. La cosa peggiore è che so esattamente da dove arrivano queste malattie: dall’asilo. L’asilo, facendola brevissima, è una stanza piena di giocattoli di almeno vent’anni, con il pavimento ricoperto di quadrotti di puzzle con le lettere – presente, quei tappetoni di spugna che hanno come fine ultimo di limitare le commozioni cerebrali, ma che non fanno altro che raccogliere il vomito di ogni generazione transitante – e le pareti ricoperte di animaletti dipinti. Solitamente i fondi sono limitati, quindi assumono un punkabbestia qualsiasi tirato su da una strada con il suo golden retriver con i pappataci, gli mettono in mano le tempere a piombo e gli dicono “disegna degli animaletti carini che fanno cose carine e hanno occhietti carini in compagnia di altri animaletti carini e… sì, insomma, disegna quello che vedi quando tiri il popper” e così in quasi tuti gli asili ci sono questi enormi disegni sulle pareti con boschi incantati, cieli azzurrissimi e adorabili coniglietti che sacrificano gattini a Satana.

Quindi, in poche parole, ogni mattina vesto e preparo mia figlia, le spruzzo la trielina in testa come prevenzione per i pidocchi e le pulci e le zecche e i triceratopi, le metto un grazioso grembiulino cucito con solerzia negli asili cinesi – perché i bambini cinesi mica stanno a perdere tempo a colorare o a fare le cornicette con i ditalini rigati – e lo lancio dentro a questa enorme incubatrice di bacilli.

“Vai”, gli dico, “vai a giocare con i tuoi amichetti. Guarda, lì c’è un Escherichia Coli che costruisce con i Lego, perché non ti unisci? O magari preferisci fare un disegno con quei due Streptococchi? No? Allora vieni, dai, che andiamo a saltare la corda con la Tenia” e poi la lascio lì e me ne vado salutandola con la mano attraverso le vetrate, mentre con il suo grembiulino bianco e gli occhi già gonfi di congiuntivite mi manda bacini virulenti.

Sì, in quasi tutti gli asili c’è la vetrata, così si riesce a dare meglio l’effetto reparto quarantena malattie infettive. Il nostro è più simile a una sezione di contenimento radiazioni. Credo che il problema non siano i piccoli untori in sé, bensì il sistema a monte. Tipo: “Buongiorno, oggi la mia Penuria ha soltanto un principio di Vaiolo, niente di che eh, l’ho portata lo stesso”. Ma certo, prego, che vuoi che sia, entra pure piccola. Guarda, laggiù c’è un bambino sano, vai e leccagli le tonsille. “Il mio Pancrazio ha contratto l’aviaria ma è un guerriero coraggioso e va a scuola lo stesso!”. Brava, è così che si temprano i bambini, devono capire sin da subito come funziona la vita. “Il mio piccolo ha un principio di tubercolosi, ma la febbre non ha superato i quaranta. Che dite, può andare lo stesso a scuola?”. Ma questa è una domanda che ha già in sé la risposta: devi. La tubercolosi è quasi scomparsa, non essere egoista marginando l’epidemia. Noi, ad esempio, ancora non ce l’abbiamo nel nostro album Panini. La scambi con la Poliomelite?

Comunque, tornando a noi, mia figlia si è ammalata. Che colpo di scena, eh? Ma non una banale influenza o un cagotto qualsiasi, bensì una di quelle malattie che si usano tanto adesso: la mani bocca piedi. O piedi mani bocca o bocca piedi mani. Insomma, cambiando l’ordine degli arti il risultato non cambia, fa sempre schifo. La mani bocca piedi, o bocca piedi mani eccetera, come suggerisce il nome, è una malattia che colpisce le mani, la bocca e i piedi. Nessuno ha capito perché, visto che i piedi stanno laggiù e la bocca quissù. Forse sono le mani che fanno da tramite tra i due, tipo: “ehi, ehi mano, vieni, toccami l’alluce e poi vai nella bocca. Ma non toccare nient’altro, eh! Questa è la mani bocca piedi, non la piedi mani e culo”.

Menzione speciale a chi ha scelto questo nome. Ovviamente non voglio entrare nel merito, io sono ignorante e non comprendo le logiche massoniche del sistema sanitario, però, ecco, io uno sforzino in più l’avrei fatto. Immaginatevi una schiera di medici seduti intorno ad un grande tavolo: “Oh, raga, dobbiamo trovare un nome a ‘sta malattia”, “quali sono i sintomi?”, “fa venire le pustole nella bocca, nelle mani e nei piedi”, “dai, chiamiamola mani bocca piedi e bom, che tra mezz’ora inizia il derby”.

Ovviamente ce la siamo presi tutti questa maledetta. Pensate che io mi vergognavo pure a dirlo in giro. Come glielo spieghi agli amici che ti sei preso una malattia con un nome come quello?

“Non posso uscire, ho la mani bocca piedi”, “la cosa??”, “niente, lascia stare, ho l’ebola”.

 

L’AUTRICE – Giada Sundas è una giovane madre molto seguita in rete. Sui social racconta la sua esperienza di “madre imperfetta ma imperterrita” con freschezza e ironia. Il suo romanzo d’esordio, edito da Garzanti nel 2017, si intitola Le mamme ribelli non hanno paura, e racconta la storia di Giada dal giorno in cui la piccola vita di Mya, sua figlia, ha cominciato a crescere dentro di lei. Nel 2018 è uscito il suo secondo, atteso libro, Mamme coraggiose per figli ribelli, in cui l’autrice torna a parlare del mestiere più difficile del mondo: fare la madre. Con la sua inconfondibile vena ironica…

Qui tutti gli articoli di Giada Sundas per ilLibraio.it.

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