Una fiaba sul potere della lettura di darci le chiavi per fuggire dalla prigione dell’infelicità… Nel libro “La strana biblioteca” (illustrato da Lorenzo Ceccotti) il surreale universo di Murakami – Su ilLibraio.it un estratto

Tornando a casa dopo la scuola, uno studente si ferma in una strana biblioteca. Certo, anche la sua richiesta è un po’ strana. Chiede alla bibliotecaria qualche libro che possa soddisfare la sua ultima curiosità (è un bambino curioso, il nostro protagonista): la riscossione delle tasse nell’Impero ottomano. La bibliotecaria lo manda alla stanza 107. Qui l’aspetta un altro bibliotecario, ancora piú bizzarro della prima: “Aveva la faccia coperta di piccole macchie nere, come tanti moscerini. Era calvo e portava occhiali dalle lenti spesse. La sua calvizie non era uniforme. Tutt’intorno al cranio gli restavano ciuffi di capelli bianchi ritorti, come in un bosco dopo un incendio”. È davvero una ben strana biblioteca, questa! Il bibliotecario accompagna il bambino attraverso un labirinto di corridoi e stanze, finché non arrivano in una stanza dove riposa un piccolo uomo vestito con una pelle di pecora. E qui le cose si fanno brutte: il bibliotecario e l’uomo-pecora spingono il piccolo in una cella. Il bambino rischia di fare una fine terribile se non arrivasse in suo soccorso una ragazza sconosciuta…

La strana biblioteca

Ne La strana biblioteca (Einaudi, illustrazioni di Lorenzo Ceccotti, traduzione di Antonietta Pastore), l’amato scrittore giapponese Murakami Haruki racconta una fiaba sul potere della lettura di darci le chiavi per fuggire dalla prigione dell’infelicità…

Su ilLibraio.it un estratto:

© 2015 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino
www.einaudi.it

Nella biblioteca regnava un silenzio assoluto, piú profondo del solito. Mentre avanzavo sul linoleum grigio del pavimento, le mie scarpe di cuoio nuove di zecca scricchiolavano in maniera strana, non mi parevano neanche le mie. Ogni volta che metto delle scarpe nuove, mi ci vuole un po’ di tempo per abituarmi al loro suono. Al banco dove si prendevano i libri in prestito era seduta una donna che non conoscevo, assorta nella lettura di un volume molto spesso. Spesso e largo. Dal movimento dei suoi occhi, sembrava che col sinistro leggesse la pagina di sinistra, col destro quella di destra.

– Mi scusi, – dissi. La donna mise giú il libro con un colpo secco, alzò il viso e mi guardò.

– Sono venuto a restituire questi, – dissi posando due libri sul banco. Uno si intitolava Come costruire un sottomarino, l’altro Memorie di un guardiano di pecore. La donna guardò dietro le copertine per controllare la data di consegna. L’avevo rispettata, naturalmente. Rispetto sempre le date di consegna.
È quello che mi ha sempre raccomandato mia madre.
La stessa cosa vale per i guardiani di pecore.
Se non rispettano gli orari, le pecore finiscono con l’agitarsi.
La donna appose il timbro «restituito» sulla scheda dei libri, e si rimise a leggere.
– Vorrei prenderne in prestito altri, – le dissi.
– Scendi la scala e vai a destra, – mi rispose lei senza nemmeno alzare il viso. – Stanza 107, in fondo al corridoio.

(continua in libreria…) 

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