“Gli stranieri alle porte” di Sygmunt Bauman è un saggio che affronta i problemi legati alla crisi migratoria in atto, la tentazione di cedere alla xenofobia, la necessità di affidarsi invece a un dialogo basato sul riconoscimento reciproco

Zygmunt Bauman, sociologo polacco, fra i più autorevoli e influenti al mondo, superata la soglia dei novant’anni, non cessa di analizzare la società contemporanea, e in Stranieri alle porte (Laterza) affronta una delle questioni più attuali dei nostri tempi: l’immigrazione. La risposta alle paure e ai problemi che la crisi migratoria solleva, ci dice Zygmunt Bauman, può venire solo dal dialogo, per quanto questa strada sia difficile è la sola da cui possono venire delle soluzioni efficaci.

zygmunt bauman stranieri alle porte

Zygmunt Bauman, che ha sempre concentrato i suoi studi sull’incertezza e la precarietà che caratterizzano la società postmoderna, da lui riassunta con la metafora della “società liquida“, ci ricorda che viviamo tutti su un solo pianeta, apparteniamo a una sola umanità e invita a respingere xenofobia, razzismo e nazionalismo.

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Quali che siano gli ostacoli, e quale che sia la loro apparente enormità, la conoscenza reciproca e la fusione di orizzonti rimangono la via maestra per arrivare alla convivenza pacifica e vantaggiosa per tutti, collaborativa e solidale. Non ci sono alternative praticabili. La “crisi migratoria” ci rivela l’attuale stato del mondo, il destino che abbiamo in comune.

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È dall’inizio della modernità che alla porta dei popoli bussano profughi in fuga dalla bestialità delle guerre e dei dispotismi o dalla ferocia di una vita la cui unica prospettiva è la fame. Per chi vive dietro quella porta i profughi sono sempre stati stranieri. Solo che oggi è stato scatenato un vero e proprio attacco di ‘panico morale’, il timore che un qualche male minacci il benessere della società. Quei nomadi – non per scelta, ma per il verdetto di un destino inclemente – ci ricordano in modo irritante, esasperante e raccapricciante quanto vulnerabile sia la nostra posizione nella società e fragile il nostro benessere.

Dovremmo soffermarci e intendere le parole di papa Francesco, con le quali Zygmunt Bauman è in sintonia, come un invito a non essere indifferenti e a riconoscere nei migranti il nostro prossimo: “Cancelliamo ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, e chiediamoci: chi ha pianto? chi ha pianto oggi nel mondo?”. E ancora: “Ti ricordi quella volta, sulla strada da Gerusalemme a Gerico? Quell’uomo mezzo morto ero io. Quel migrante che volevano cacciare via ero io. Quel nonno abbandonato ero io. Quel malato che nessuno va a trovare in ospedale ero io“.

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