Su ilLibraio.it Barbara Serra, giornalista di Al Jazeera English, commenta la crisi dei talk show politici italiani. E mette a confronto la nostra tv con quella inglese, dove va in onda un solo “political debate show”, che dura un’ora, e in cui le domande arrivano dal pubblico (e non sono concordate) e i conduttori non fanno sconti a nessuno…

Rambo in Inghilterra non vince. Non vince neanche il Grande Fratello con gli inquilini vip. Ok, forse il calcio quando va in onda in prima serata fa qualche danno, ma neppure l’Uefa può mettere in crisi i talk show inglesi (o “political debate shows”, come li chiamano qui), come invece sta accadendo a quelli italiani.

Certo, in Italia il circo mediatico degli anni di Berlusconi è finito, mentre qui a Londra, in gioventù, il Primo Ministro avrebbe messo la parte intima del corpo dentro la testa di un maiale. Ma anche se alla politica inglese di questi tempi non mancano temi avvincenti, ci sono altre ragioni per le quali i talk show britannici non vedono la loro audience sprofondare.

1. Sapete quanti talk show ci sono sulla tv britannica? Uno. Veramente. Solo uno, solo soletto, si chiama “Question Time” e va in onda il giovedì sera dopo il Tg delle 22 sulla rete ammiraglia della Bbc. Ovviamente ci sono altri programmi che danno spazio a dibattiti, ma se per talk intendiamo un programma in prima serata con la presenza di politici, in cui si parla dei temi del momento, c’è solo “Question Time”. Gli ascolti, e i discorsi, sono focalizzati lì.

2. “Question Time” dura un’ora. Non è una maratona verbale di tre ore. Noi italiani siamo notoriamente loquaci, ma forse ascoltare per ore e ore discorsi sfocati sta perdendo il suo fascino.

3. Il pubblico non è messo lì come decorazione, ma è parte fondamentale del programma. Tutte le domande vengono dal pubblico, e non sono concordate in anticipo con i partecipanti. Il conduttore spesso spinge per risposte chiare, e chiede all’interlocutore se è soddisfatto/a della risposta ricevuta dal politico di turno.

4. In Inghilterra non si vedono sempre le stesse facce. Qui la politica si rinnova. Ed Miliband ha perso le elezioni come capo del Partito Laburista? Se n’è andato. Non solo si è dimesso, ma adesso è proprio fuori dal giro politico. Al suo posto sono subentrati altri. Non è solo una questione di nuove facce politiche, ma anche di cercare sempre altre voci supplementari, giornalisti e non, per allargare il discorso e renderlo più inclusivo.

5. Fiducia e imparzialità. Qui il discorso diventa complicato. L’anti-politica e il declino della fiducia nel sistema politico – e nei giornalisti che dovrebbero controllarlo – esistono anche qui. E pure la stampa britannica è schierata politicamente. Ma non la televisione. Per legge, i programmi televisivi, dalla Bbc a Sky News, devono essere imparziali. Questo non ripropone la par condicio italiana, dove anche partiti piccoli hanno spazio in un dibattito nazionale già affollato. Qui, imparzialità vuol dire che i programmi, e i conduttori, non sono schierati. Dichiarare che un conduttore vota da una o dall’altra parte politica sarebbe visto come un’offesa dannosa per la stessa reputazione del conduttore. Qui i conduttori non fanno sconti a nessuno durante il dibattito, guadagnando la fiducia dei telespettatori. La televisione britannica in questo è abbastanza rara. Anche i canali all-news americani sono schierati a destra o sinistra, come in Italia. E Fox News, il più schierato di tutti (a destra), ha l’audience piu ampia. E’ una questione di abitudini del pubblico. Non tutti credono nel giornalismo troppo distaccato. Ma spesso i programmi schierati finiscono col dire a chi è davanti allo schermo quello che vorrebbe sentirsi dire, e non quello che dovrebbe sapere. E, almeno nel Regno Unito, in tempi di grande incertezza, è il secondo metodo quello  vincente.

 

L’AUTRICE – Barbara Serra, giornalista e scrittrice, è nata a Milano nel 1974 (da padre sardo e madre siciliana). Dopo gli studi in Danimarca e Inghilterra (alla London School of Economics), entra alla BBC a Londra nel 1999 come collaboratrice. Diventa reporter a tempo pieno nel 2003, quando passa a Sky News. Due anni dopo è a Channel 5, prima straniera alla conduzione di un TG nel Regno Unito. Dal 2006 lavora per Al Jazeera English come presentatrice e corrispondente. Da Londra partecipa al programma di Rai3 TV Talk.
Con Garzanti ha pubblicato il libro Gli italiani non sono pigri.

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