“Si scrive spesso che la cultura è il petrolio dell’economia italiana, stupendosi che la nostra classe dirigente non se ne accorga. Ma la metafora è sbagliata…”. La riflessione dell’editore Giuseppe Laterza

In un intervento ospitato dal Mattino di Napoli, l’editore Giuseppe Laterza parte dal successo di pubblico, in una piovosa domenica di novembre, di una lezione di Franco Cardini su Islam e Occidente, ospite del Teatro Bellini del capoluogo campano: “C’è da rallegrarsi e anche meravigliarsi, se pensiamo che il nostro paese – pur avendo un patrimonio artistico tra i maggiori del mondo – si distingue per i più bassi consumi culturali d’Europa“, riflette Laterza, che allarga discorso, e fa riferimenti ai “quattro/cinque milioni di italiani curiosi e attenti al mondo in cui vivono. Non una nicchia di cultori di un hobby, ma una potenziale classe dirigente, che vuole partecipare alla vita sociale e culturale del paese attraverso le più diverse sue manifestazioni”. Quelle manifestazioni “che, curiosamente ci siamo abituati a chiamare ‘eventi’, e che una parte dei nostri benpensanti della cultura disprezza, considerandoli ‘effimeri’. E – cosa ancor più sbagliata – separandoli dalla fruizione del nostro patrimonio artistico. Una concezione della cultura, per l’appunto ‘patrimoniale’. Mentre la cultura è prima di tutto una relazione…”.

La cultura come relazione, dunque. Ma nell’articolo, su cui sarebbe opportuno aprire un dibattito, Laterza dice la sua anche su un altro approccio che considera sbagliato: “Si scrive spesso che la cultura è il petrolio dell’economia italiana, stupendosi che la nostra classe dirigente non se ne accorga. Ma la metafora è sbagliata. La cultura non è come il petrolio: non basta trivellare perché zampilli da terra”.

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