Chi è Cynthia Ozick, autrice statunitense di romanzi e racconti che unisce leggende ebree, miti greci e la città di New York e che torna con “Le carte della Signorina Puttermesser”? Scrittrice capace di percorrere in cinque storie la vita di Miss Puttermesser, da avvocato a sindaco, fino alla morte e all’esistenza in Paradiso. Senza tralasciare ironia e sarcasmo, né dimenticare i riferimenti alla letteratura e alla tradizione. Come nel suo stile, l’autrice traccia uno schizzo della vita delle famiglie ebree trasferite a New York dopo l’Olocausto…

L’ebraismo, i miti greci e New York si uniscono con inaspettata naturalezza nelle opere di Cynthia Ozick, autrice alla soglia dei novant’anni che torna in libreria con Le carte della Signorina Puttermesser (La nave di Teseo).

Il romanzo, o meglio la serie di racconti che ruota attorno a Miss Coltello di burro (questo è il significato letterale del suo cognome in tedesco), in realtà è stata pubblicata nel 1997, ma solo ora è disponibile nella sua versione italiana. Spesso citata da David Foster Wallace tra i suoi autori di riferimento, Ozick ha scritto più di venti opere tra racconti e romanzi, di cui però in italiano ne sono disponibili meno della metà.

Una vita semplice: nata a New York, Cynthia Ozick è cresciuta nel Bronx dove ha sperimentato l’antisemitismo; come Puttermesser che, nonostante sia un brillante avvocato, non può aspirare all’ufficio principale, rinchiusa con un pugno di colleghi ebrei e neolaureati nelle sale del retro.

Se Ozick ha trovato il suo riscatto nella letteratura, Puttermesser invece se lo è creato con un pugno di terra: prendendo spunto dalla leggenda ebraica del Golem di Praga, ne forgia la sua versione moderna a cui dà il nome della moglie di Socrate, Santippe. E qui Ozick non può fare a meno di strizzare l’occhio alla filosofia greca. Se il Golem è Santippe, allora Puttermesser diventa il massimo filosofo e, in un delirio di onnipotenza, la coppia sale al comando della città di New York. E questo è solo una delle tante avventure in cui Puttermesser si imbarca.

A Ozick interessa raccontare le donne che vivono nella comunità degli ebrei oltreoceano. Lo fa nello Scialle (Feltrinelli), in cui mette a confronto tre generazioni, dai campi di concentramento fino alla Florida degli anni Duemila. E così studia Bea Nightingale (Corpi Estranei, Bompiani), Rose Meadows (Eredi di un mondo di luce, Feltrinelli) e tutte le protagoniste che pone al centro delle sue narrazioni. A Puttemesser, però, dona la possibilità di rinascere, racconto dopo racconto, per cinque volte, tante sono le “carte” a lei dedicate.

E così vediamo Puttermesser avvocato e poi sindaco di New York; Puttermesser femminista che però non esita a sfruttare Santippe come domestica, cuoca, assistente; Puttermesser che trova l’amore di un pittore e lo esalta con la lettura di libri; e alla fine Puttermesser davanti alla morte. Ma anche qui l’ironia non manca e il Paradiso diventa un ulteriore spunto per studiare un personaggio complesso, che “contiene moltitudini“. Una persona vera.

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