In attesa del nuovo disco in uscita in autunno (in cui ha suonato tutti gli strumenti), Dente, tra i cantautori più apprezzati della sua generazione, intervistato da ilLibraio.it parla delle sue letture: “Amo l’oggetto libri e i mercatini dell’usato. Tendo a leggere soprattutto per curiosità. Non ho uno scrittore preferito, né un genere letterario prediletto. Ultimamente, ad esempio…”

Giuseppe Peveri, in arte Dente, classe ’76, da Fidenza, è tra i cantautori più apprezzati della sua generazione. Accostato a nomi come Battisti, Rino Gaetano e De Gregori, con il suo stile a tratti surreale (nei testi non mancano i giochi di parole) è partito dalla scena indie e con il tempo ha raggiunto un pubblico via via più ampio.

Un anno fa ha pubblicato con Bompiani Favole per bambini molto stanchi (le illustrazioni sono firmate da Franco Matticchio), il suo primo libro (in precedenza, nel 2011, un suo racconto è stato ospitato dall’antologia minimum fax Cosa volete sentire – Compilation di racconti di cantautori italiani).

L’album che gli ha fatto compiere il salto è stato L’amore non è bello (2009). In attesa del nuovo disco (l’ultimo, Almanacco del giorno prima, è del 2014), nell’ambito di una serie di interviste in cui rocker, cantautori, ma anche rapper, popstar e dj, provenienti sia dal panorama mainstream sia da realtà indipendenti, parlano con ilLibraio.it delle loro letture, Dente ci ha svelato il suo rapporto con i libri. E ci ha subito tenuto a chiarire che, nel suo caso, i libri letti non influenzano i testi scritti, “cosa che invece capita ad alcuni miei colleghi”. Per il cantautore la verità è che, in fondo, “tutto quello che si vive, vede, legge, sente, entra in qualche modo nell’opera di un artista”.

Fatta questa precisazione, Dente confida a ilLibraio.it le sue letture: “Sono una persona curiosa, e tendo a leggere soprattutto per curiosità. Non ho uno scrittore preferito, né un genere letterario prediletto. Ad esempio, ultimamente mi appassionano le esplorazioni, i grandi viaggi del passato, penso all’incredibile diario di Shackleton e al suo viaggio avventuroso verso il Polo Sud… esperienze davvero al limite dell’umano. Allo stesso tempo, sono molto incuriosito dalla fantascienza: mi viene in mente un capolavoro come Cronache marziane di Ray Bradbury: credo ci sia un collegamento tra la passione per la fantascienza e quella per i racconti delle grandi esplorazioni, in entrambi i casi si prova a raccontare l’ignoto”.

Più volte nel corso dell’intervista l’artista sottolinea di essere “particolarmente affezionato all’oggetto libro”. Allo stesso tempo, il musicista, che vive a Milano, non ha una libreria preferita: “Entro in tanti negozi diversi, spesso con emozione per le storie custodite dagli scaffali, ma compro anche online. E amo leggere testi usati, per questo vado spesso nei mercatini in cerca di vecchie edizioni”.

Tornando alle ultime letture dell’artista, Dente ci racconta di aver sentito molto parlare di Città in fiamme, ambizioso esordio di Garth Risk Hallberg, ambientato nella New York del 1977: “Alla fine l’ho comprato, l’ho letto fino alla fine nonostante la mole… confesso però di non essermi riuscito a spiegare il successo del romanzo”.

Il cantante, inoltre, ci spiega di amare i libri per bambini e ragazzi (“forse perché un po’ lo sono rimasto…”). Tra i testi appartenenti alla categoria letti di recenti, ha apprezzato “Il rinomato catalogo Walker & Dawn, testo d’avventura di Davide Morosinotto“.

In autunno Dente tornerà con un nuovo disco. Non siamo riusciti a strappargli il titolo, ma qualche anticipazione sì: “Ho suonato tutti gli strumenti, è stato un po’ un ritorno alle origini. Non essendo uno strumentista fenomenale, inevitabilmente i brani sono semplici, quasi minimali”. Quanto ai testi, “spesso chi ascolta le mie canzoni individua interpretazioni ben più sorprendenti di quelle che erano nelle mie intenzioni…”. E aggiunge: “Per me la musica è una forma di terapia, tendo sempre a raccontare di episodi personali, intimi”.

Al momento, invece, per il cantante non ci sono nuovi libri in arrivo: “La raccolta di favole uscita l’anno scorso è nata quasi quasi per gioco… ne ho scritte tante in pochissimo tempo, e non ho certo cominciato a farlo con l’idea che le avrei pubblicate. Tra l’altro, grazie alle presentazioni successive all’uscita del volume ho superato un tabù, quello della lettura in pubblico. A scuola avevo il terrore di leggere davanti ai compagni di classe… invece mi sono accorto che nessuno può leggere e interpretare meglio di me le mie favole”.


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