Il trionfo nella notte degli Oscar di “Birdman” riporta al centro dell’attenzione uno dei racconti più belli di Raymond Carver

Birdman trionfa agli Oscar e con il film di Alejandro González Iñárritu la scrittura di Raymond Carver; Riggan Thompson, il protagonista, è infatti un attore decaduto che tenta di distaccarsi dal personaggio con cui è diventato famoso, il supereroe Birdman, la sua ossessione, e per farlo mette in scena il celebre racconto carveriano Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, pubblicato in Italia da Minimum Fax.

Uno dei racconti più belli in cui emerge l’animo sofferente e riflessivo dello scrittore che, prima di morire, a soli 50 anni, era un personaggio riservato, tormentato, più volte vittima dell’alcolismo e delle persone che gli stavano accanto, in primis il suo editor Gordon Lish che voleva fare del suo pupillo il padre del minimalismo americano (anche intraprendendo personali rivisitazioni ai testi), senza tener conto della volontà di Carver stesso il quale lo abbandonò nel 1982, dopo averlo più di una volta pregato di “fare l’editore e non lo scrittore fantasma” perché non sopportava più le “amputazioni e i trapianti chirurgici” inflitte ai suoi testi.

Quattro amici, una bottiglia di gin, i discorsi sull’amore e sulla sua diversa percezione tra abusi, minacce, omicidi, suicidi, odio, rancori e un’altra bottiglia di gin; questo è il realismo descrittivo di Raymond Carver in Di cosa parliamo quando parliamo d’amore.

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