“Il credente non conosce altro Dio che Colui che si è manifestato nel Figli”: su ilLibraio.it un capitolo dal nuovo saggio del biblista Alberto Maggi, “L’ultima beatitudine – La morte come pienezza di vita”

Il biblista Alberto Maggi (assiduo collaboratore de ilLibraio.it, qui tutti i suoi articoli pubblicati finora, ndr) è tornato in libreria con L’ultima beatitudine – La morte come pienezza di vita. Su ilLibraio.it pubblichiamo un capitolo dal suo saggio.

DIO NON STA IN CIELO

Il credente non conosce altro Dio che Colui che si è manifestato nel Figlio: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9), unica immagine di un Dio invisibile («Dio nessuno lo ha mai visto: l’unico Figlio, che è Dio ed è in seno al Padre, è lui che lo ha rivelato», Gv 1,18). E con Ge- sù, «Dio con noi» (Mt 1,23), il Signore è sempre con gli uomini. Le ultime parole del Cristo risuscitato ai suoi discepoli ne sono una conferma: «Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente» (Mt 28,20).

Con l’Ascensione il Cristo non si separa dagli uomini, ma instaura con loro un rapporto ancora più intenso ed efficace. Con Gesù, Dio non sta in cielo («Perché state a guardare il cielo?», At 1,11), ma il cielo sta in Gesù e in quanti lo accolgono.

Chi ha lo sguardo sempre fisso verso il cielo rischia di non vedere il Dio che ne è disceso e sta con i suoi. Chi
pensa a un Dio in cielo rischia anche di non riconoscerlo nelle sembianze umane con le quali si manifesta («Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere non ti abbiamo assistito?», Mt 25,44). Chi cerca Dio in ciò che crede divino non lo scorge in quel che è umano.

Dio è sempre presente nella vita delle persone, e nella sua creazione, mediante un’incessante comunicazione di energie vitali che attendono di essere accolte per emergere. Sta agli uomini creare situazioni dove il pulsare della Vita trovi chi lo riceva e lo manifesti in forme nuove. Il Dio della Bibbia è da sempre un Dio presente e partecipe, un Dio che intende avvicinarsi agli uomini e comunicare con loro, per far conoscere la sua parola e il suo progetto d’amore sull’umanità. La manifestazione del nome divino come «Io Sono colui che sono» (Es 3,14) significa che il Signore c’è, è sempre presente e attivo:, «Io Sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente» (Ap 1,8).

Dio non tace mai. Sono gli uomini che non sanno percepire il suono delle sue parole, come ha ben appreso il profeta Elia, che pensava di scoprire la presenza del Signore in manifestazioni potenti e strepitose, quali la tempesta, il fuoco e il terremoto, ma il Signore non era lì: «Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento grande e gagliardo, tale da scuotere le montagne e spaccare le pietre, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco una voce, come un dolce sussurro» (1 Re 19,11-13).

La presenza del Signore, vanamente ricercata nella potenza, era invece in una voce tenue, sottile, come una brezza leggera (Qôl demamah daqqah, «una voce di silenzio sottile): «Sentì una voce [in ebraico Qôl] che gli diceva: Che fai qui Elia?» (1 Re 19,13).

Nel vangelo di Giovanni, quando «venne una voce dal cielo» (Gv 12,28), alcuni pensarono fosse stato un tuono, altri un angelo, e comunque ritenevano che il destinatario fosse solo Gesù e non loro («Questa voce non è venuta per me, ma per voi», Gv 12,30). Quanti pensano a un Dio potente (Tuono, Es 19,16), o distante (Angelo) non riusciranno mai a scoprire la presenza del Dio-Amore che dimora tra gli uomini: «Ecco la dimora di Dio con gli
uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il «Dio-con-loro» (Ap 21,3).

Dio si manifesta nell’amore e non nella potenza.

Quando l’uomo entra in questa dimensione d’amore, innalzando la soglia della propria capacità d’amare e mettendola in sintonia con l’Amore, che è Dio, si accorge stupefatto della sua presenza, come lo sbalordito Giacobbe, che esclama: «Certo il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo!» (Gen 28,16).

Gli uomini sono immersi nell’oceano d’amore di Dio, lo Spirito che tiene in vita l’universo («Mandi il tuo spirito ed essi sono creati, e rinnovi così la faccia della terra», Sal 104,30), e Gesù lo ha fatto conoscere. L’adesione al Figlio consente di rendersi conto della presenza del Padre nella propria vita. Il credente sa che, anche se non vede Dio, è visto dal Padre, un Dio che è presente ed è interessato alla vita dell’uomo fin negli aspetti che possono sembrare minimi e secondari («Ma quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, dunque: voi valete ben più di molti passeri», Mt 10,30-31), e che nel suo amore tutto volge al bene (Rm 8,28).

(continua in libreria…)

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