L’arte di dire bugie è antica quanto l’uomo, è nel nostro dna. Secondo uno studio dell’University College of London, tra l’altro, mentire crea dipendenza: una piccola menzogna genera una escalation di bugie sempre più gravi

La scrittrice Chiara Parenti racconta su ilLibraio.it come ci sia un Pinocchio nascosto in ognuno di noi…

C’era un detto che piaceva molto a mia nonna: “Chi sempre mente, vergogna non sente”. Lei non lo sapeva ma oggi la scienza le dà ragione.

Secondo uno studio dell’University College of London, quando mentiamo, l’amigdala – una delle aree del cervello legate alle reazioni emotive e alla paura – mostra un’attivazione accentuata che definisce il limite entro il quale siamo preparati a dire il falso. Questa risposta si affievolisce man mano che continuiamo a mentire e più sbiadisce, più grandi diventano le bugie. In definitiva, mentire crea dipendenza: dopo una sola “trasgressione” all’onestà, si innesca un vero e proprio effetto valanga, dove una piccola menzogna genera una escalation di bugie sempre più gravi.

Insomma, c’è un Pinocchio in ognuno di noi: d’altra parte, alzi la mano chi non ha mai mentito in vita sua! Ecco, se avete alzato la mano con molta probabilità state mentendo anche adesso, perché le statistiche rivelano che in Italia mente una persona su due. L’arte di dire bugie, del resto, è antica quanto l’uomo, è nel nostro dna.

Ci mentono fin da bambini, con me per esempio è stato così. Quando andavamo al supermercato mia nonna – sempre lei – mi diceva: “Ogni volta che tocchi qualcosa, un coniglietto muore”, oppure, per convincermi a mangiare la sogliola me la presentava come pollo dell’Himalaya. La faccenda di Pinocchio poi, è stata la mia rovina. Mi aveva convinto che era vero, che ad ogni bugia mi sarebbe cresciuto il naso. Così lei capiva perfettamente quando mentivo perché ogni volta che lo facevo me lo schiacciavo per impedire che crescesse.

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D’altra parte, “Tutti mentono… ogni giorno, ogni ora, svegli, addormentati, nei loro sogni e nella loro allegria” diceva Mark Twain, e mia nonna andava perfino oltre: “Chi non sa dir bugie è bene che chiuda subito bottega”.

Ma davvero, come si fa ad essere sinceri in ogni situazione? In certi casi proprio non si può, ecco la verità. Provate a dire alla vostra migliore amica che ancora trascorre il sabato sera tra lacrime e sospiri per quel suo ex che l’ha piantata di punto in bianco, che lo avete incontrato per caso al centro commerciale a fare shopping insieme a una specie di Barbie in carne e ossa dai capelli color platino ed era pure felice di seguirla come portaborse con un sorriso da pubblicità del dentifricio! Con che coraggio glielo direste?

Le riferireste piuttosto che sì, lo avete incontrato, ma era con una biondina slavata, pallida e insipida, al centro commerciale e lui sembrava veramente triste, scocciato e davvero tanto, tanto sofferente. Forse aveva anche la febbre. La direste eccome questa piccola bugia a fin di bene (il vostro, se non altro) se non volete passare il resto dei sabati sera della vostra vita in una palude di lacrime e sospiri affranti! Anche l’amigdala più integerrima abbasserebbe la guardia su questo, ne sono certa.

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Quindi è inutile negarlo, le bugie le diciamo tutti. Nell’epoca di Facebook e dei social media poi, tutti cercano di mostrare la propria vita più bella ed entusiasmante di quanto sia nella realtà. Chi non ha mai usato uno dei filtri di Instagram per coprire le occhiaie di una notte insonne passata a piangere sulla foto del proprio ex, a parte la mia amica? Se è vero che un’immagine parla più di mille parole, con l’avvento dell’era digitale racconta anche un sacco di balle!

È un dato di fatto allora che la nostra sia una società disonesta. Tutti dicono bugie, più o meno grandi e più o meno sistematicamente. Il problema con le bugie è che bisogna avere buona memoria, essere abili, saper parlare con convinzione e ispirare fiducia.

Io, per esempio, sono un disastro. La mia amigdala va in tilt di continuo evidentemente, perché arrossisco, inciampo nelle parole, abbasso lo sguardo e sono parecchio a disagio: manca solo che mi tocchi il naso come quando ero piccola, e non servirebbe il dottor Cal Ligthman, l’esperto di psicologia della menzogna della serie tv Lie to me, per sapere che sto mentendo.

Quindi mentire non è facile come si potrebbe pensare ma a volte non si riesce a farne a meno. È anche vero che le cosiddette “bugie bianche”, quelle piccole, sporadiche e innocue, dette solo per mantenere un certo equilibrio e togliersi da qualche impiccio, sono fisiologiche e, abbiamo visto, addirittura necessarie al buon mantenimento delle relazioni sociali: l’importante è non esagerare.

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Ci sono dei limiti che segnano la convenienza o meno di utilizzarle, il problema sta quindi nell’individuare questo confine – nebuloso – tra chi dice bugie bianche, saltuarie, innocue, di poco conto, dal bugiardo incallito, chi è spinto alla menzogna da un impulso irrefrenabile e pericoloso, chi ha fatto delle bugie una brutta abitudine di vita. Chi, per tornare allo studio dell’University College, ha un’amigdala ormai disattivata, talmente assuefatta dalla menzogna, da non farsi molti problemi a dire una bugia dopo l’altra invece della verità.

Dovremmo quindi riuscire a trovare, tra i due estremi – vivere una vita piena di bugie e dire sempre la pura verità -, il punto di equilibrio che salva dallo stress e assicura la “sopravvivenza” nelle relazioni sociali. Quel limite entro il quale la nostra amigdala continua a vigilare come un bravo poliziotto, prima che si inneschi un circolo perverso dal quale non è più possibile uscire perché, come diceva mia nonna, le bugie “son come valanghe: più rotolano e più s’ingrossano” e gestirle allora diventa difficilissimo. Parola di nonna.

Chiara parenti

L’AUTRICE – Chiara Parenti, classe 1980, è nata a Lucca dove vive con il marito, il figlio e due gatti combinaguai. Scrittrice e giornalista pubblicista, lavora nell’ambito della comunicazione. È autrice di tre romanzi ebook per la collana Youfeel di Rizzoli: Tutta colpa del mare (e anche un po’ di un mojito), Con un poco di zucchero e L’importanza di chiamarsi Cristian Grei. È in uscita il 12 gennaio in libreria con il suo primo romanzo cartaceo, edito da Garzanti, La voce nascosta delle Pietre.

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IL LIBRO – La voce nascosta delle Pietre è la storia di Luna, una ragazza di 29 anni che ha perso la fiducia nel potere di minerali e cristalli quando Leonardo, l’amore della sua giovinezza, l’abbandonata in una notte di molti anni prima, senza una spiegazione, senza una parola. Ma ora Leonardo è tornato, e vorrebbe dare a Luna tutte le spiegazioni del caso; ma lei è troppo ferita per riuscire a starlo a sentire. Sarà solo grazie al nonno e i suoi consigli che Luna potrà ritrovare la serenità: “Segui le pietre, solo loro regalano la felicità”.

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