Ecco le motivazioni della filosofa e docente universitaria, autrice di “Heidegger e gli ebrei”

Ho deciso di allontanarmi dalla Heidegger Gesellschaft, la Società intitolata a Martin Heidegger non per i motivi di Figal dalle cui dimissioni ho già preso pubblicamente distanza. Per questo sono rimasta in questo difficile periodo al mio posto di vicepresidente. Ma ho dovuto constatare in questi ultimi mesi non solo un arroccamento della Società, che si è sempre più chiusa, ma anche un “ritorno a Messkirch”, come ha dichiarato qualche giorno fa Arnulf Heidegger, un ritorno anche metaforico.  Questo va contro gli obiettivi che io avevo quando sono entrata: 1. La internazionalizzazione della Società; 2. Una sempre maggiore apertura per favorire, soprattutto dopo la pubblicazione dei Quaderni neri, una discussione ampia e democratica. Di fronte invece a questa chiusura provinciale, che non è adeguata né al dibattito né alla rilevanza mondiale della filosofia di Heidegger ho deciso di prendere le distanze. Tanto più che il “Kuratorium”, cioè il direttivo, è guidato da una strategia politica reazionaria con cui non ho nulla che vedere. Sono convinta che la discussione intorno al pensiero di Heidegger si possa e si debba sviluppare altrove.

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Heidegger e gli ebrei

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