In Bangladesh Shamsuzzoha Manik, il direttore della casa editrice Ba-Dwip Prakashan, è stato arrestato lo scorso febbraio per aver commesso un cosiddetto “crimine contro la religione islamica”. Negli ultimi mesi sono sei gli intellettuali minacciati a morte e due quelli uccisi dai fondamentalisti. Anche l’International Publishers Association prende posizione – Il caso
In Bangladesh Shamsuzzoha Manik, il direttore della casa editrice Ba-Dwip Prakashan, è stato arrestato lo scorso febbraio per aver commesso un “crimine contro la religione”. L’uomo, infatti, è stato accusato di aver criticato l’Islam sul sito che ha fondato anni fa, bangarashtra.net, e ora rischia 14 anni di carcere.
Alcuni gruppi di estremisti, lo scorso inverno, avevano minacciato delle rappresaglie se le autorità non avessero incarcerato l’editore colpevole di aver messo in discussione i dogmi della religione. Così, durante la Fiera del libro del Bangladesh, lo scorso 15 febbraio l’uomo è stato arrestato.
L’International Publishers Association si è espresso contro la decisione del governo del Bangladesh con le parole del direttore dell’associazione, Richard Charkin: “Il governo del Bangladesh dovrebbe rilasciare Shamsuzzoha Manik e prendere posizione contro il peggioramento degli atti di violenza. Un luogo in cui gli estremisti possono liberamente diffondere intolleranza e ricattare gli editori non può essere una democrazia credibile“, ha affermato davanti al primo ministro Sheikh Hasina.
La libertà di espressione sembra essere in pericolo in Bangladesh: l’editore non è l’unico intellettuale attaccato dai gruppi di estremisti. Sei tra scrittori, blogger ed editori sono stati minacciati di morte negli ultimi mesi. Uno studente di legge, Nazimuddin Samad, è stato ucciso all’inizio di aprile per aver scritto e manifestato contro il fondamentalismo. Nello stesso periodo anche un professore universitario, Rezaul Karim Siddique, e il redattore dell’unica rivista a tematica LGBTQ del paese, Xulhaz Mannan, sono stati trovati senza vita.
