“I libri che contano si occupano delle persone, e ‘Amy e Isabelle’ di Elizabeth Strout (nella foto, ndr) fa proprio questo”. Torna la rubrica #LettureIndimenticabili, con Elena Varvello, poetessa e scrittrice, in libreria con il romanzo “La vita felice”, che sottolinea “il grande mistero di certi libri, il fatto di viverci insieme per giorni, in apnea, e di non riuscire a staccarti da loro, mai più, una volta finiti…”

“Faceva un caldo terribile l’estate che il professor Robertson lasciò la città.”

Ci sono libri di cui ti dimentichi subito e libri che invece non riesci a scordare. Storie che vorresti che tutti leggessero, perché ti sembra che rendano il mondo un posto migliore. Ecco cos’è: un posto migliore. Quello che a volte mi prende al tramonto, d’estate, quando la luce sta per svanire e allora mi fermo, guardandomi intorno, e mi ritrovo a pensare: “Andrà tutto bene”.

Non capita spesso però succede, e può incominciare per caso.

Elizabeth Strout

È stato per caso che mi sono imbattuta in Amy e Isabelle, il primo romanzo di Elizabeth Strout, scovato in libreria un pomeriggio qualunque. Avevo trent’anni – ne devo aggiungere quindici, adesso – e il mio primo figlio era piccolo: a conti fatti è passata una vita. Nessuna idea di chi fosse Elizabeth Strout, nessun articolo o recensione che avessi letto, Olive Kitteridge e il premio Pulitzer un orizzonte lontano.

L’ho preso e portato a casa. Chissà perché, forse per via di quell’incipit, quel caldo terribile e quell’estate.

Credo d’averlo iniziato la sera, a letto, o magari un po’ prima, lavando i piatti, dopo averlo poggiato accanto al lavello – lo faccio sempre – con una tazza a bloccare le pagine. Questo per dire che leggo dovunque, ferma a un semaforo, mentre mi spazzolo i denti, guardando un film, cucinando o mentre aspetto che arrivi qualcuno a trovarmi. Questo per dire che leggere non è diverso dal respirare, per me.

Non proverò a raccontare la storia per filo e per segno. Ci sono una donna e sua figlia, negli anni ’60, in una città di provincia. Ci sono il passato segreto di Isabelle, senza un marito, e l’adolescenza segreta di Amy. Il loro legame, simile a una linea nera, e tutte le cose non dette. L’infatuazione per un capufficio sposato, l’amore impossibile per un supplente di matematica. Un fiume che sembra un serpente morto. Una fabbrica. Parcheggi e supermercati. La chiesa. La neve, d’inverno. Il bosco dietro la scuola, dove Amy e la sua amica Stacey vanno a fumare. Le stanze da letto dalle pareti così sottili che sembrano carta. E c’è la gente di Shirley Falls.

Può darsi che l’abbia iniziato in cucina, dicevo, che l’abbia portato con me sul divano e poi a letto. Mio figlio dormiva. Devo essermi arresa alla stanchezza, a un certo punto, ma quando mi sono svegliata sapete che ho fatto? Ho ripreso a leggere. Subito.

È questo legame il grande mistero di certi libri, il fatto di viverci insieme per giorni, in apnea, e di non riuscire a staccarti da loro, mai più, una volta finiti. Il fatto che restino dentro di te.

Mi sono chiesta decine di volte di che legame si tratti.

Stanno parlando di noi, penso sia questo, raccontando una storia che non è la nostra. Eppure è la nostra e noi lo sentiamo. Perché certe cose non cambiano. Valgono sempre, per tutti, dovunque: l’amore e i segreti, gli errori e i rimpianti, le liti e i silenzi e di nuovo l’amore, la rabbia e il coraggio e il perdono, le persone che ci stanno vicine, tenendoci in vita nei giorni più neri. La vita.

C’è la scrittura, ovviamente, e la scrittura di Elizabeth Strout è magnifica – lo è sempre stata – nitida e trasparente, semplice soltanto all’apparenza. C’è da imparare da lei. Ma quello che conta è che ci sta dicendo: “Il mondo è un posto migliore di quanto tu creda”. Come la luce al tramonto, d’estate, quando mi trovo a pensare: “Andrà tutto bene”.

I libri che contano si occupano delle persone, e Amy e Isabelle fa proprio questo. Non capita spesso però succede. Ecco perché non lo posso scordare. Quei quindici anni non contano niente.

LA RUBRICA – Letture impossibili da dimenticare, rivelatrici, appassionanti.Libri che giocano un ruolo importante nelle nostre vite, letti durante l’adolescenza, o da adulti. Romanzi, saggi, raccolte di poesie, classici, anche testi poco conosciuti, in cui ci si è imbattuti a un certo punto dell’esistenza, magari per caso. Letture che, perché no, ci hanno fatto scoprire un’autrice o un autore, di ieri o di oggi.
Ispirandoci a una rubrica estiva del Guardian, A book that changed me, rifacendosi anche al volume curato da Romano Montroni per Longanesi, I libri ti cambiano la vita. Cento scrittori raccontano cento capolavori, abbiamo pensato di proporre a scrittori, saggisti, editori, editor, traduttori, librai, bibliotecari, critici letterari, ma anche a personaggi della cultura, della scienza, dello spettacolo, dell’arte, dell’economia, della scuola, di raccontare un libro a cui sono particolarmente legati. Un’occasione per condividere con altri lettori un momento speciale.

elena varvello

L’AUTRICE – Elena Varvello è nata a Torino nel 1971: ha pubblicato le raccolte di poesie Perseveranza è salutare (Portofranco, 2002) e Atlanti (Canopo, 2004). Con i racconti L’economia delle cose (Fandango, 2007) ha vinto il Premio Settembrini, è stata selezionata dal Premio Strega e nel 2008 ha vinto il Premio Bagutta Opera prima. Nel 2011 ha pubblicato il suo primo romanzo, La luce perfetta del giorno (Fandango).

Elena Varvello

LEGGI ANCHE – Elena Varvello: “Nessuno di noi è comune, per questo scrivo” 

Con il suo nuovo romanzo, La vita felice (Einaudi), ha scritto una storia di formazione sulle colpe dei padri e l’innocenza dei figli: Elia ha sedici anni ed è un ragazzo solitario. Suo padre è stato licenziato e ha cominciato a comportarsi in modo strano, sparendo per ore a bordo di un furgone, chiudendosi in garage, scrivendo lettere che denunciano un complotto di cui si sente vittima. Elia prova a decifrare ciò che accade, mentre sua madre sembra non voler vedere. Fino alla notte d’agosto dopo la quale nulla sarà piú come prima: la piccola comunità di Ponte – già segnata dall’omicidio insoluto di un bambino – si sveglia sconvolta per il rapimento di una ragazza, salita la sera precedente su un furgone e poi svanita in mezzo ai boschi. Ma quell’estate per Elia è anche segnata dall’attrazione per Anna Trabuio, dall’amicizia per suo figlio Stefano, dalla scoperta lacerante dei propri desideri e dell’istinto di sopravvivenza. A raccontare tutto questo è Elia trent’anni dopo: un uomo che tenta di ricucire lo strappo del passato e illuminare il buio nella mente di suo padre, immaginando cosa sia accaduto davvero quella notte, e cosa significhi perdere se stessi. Ma soprattutto tenta di rispondere a una domanda: com’è possibile, dopo una ferita cosí profonda, sperare di essere felici?

Libri consigliati