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Cosa far leggere ai ragazzi d’estate? I consigli della prof-scrittrice: “Non solo classici… E devono scegliere loro…”

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Quando andavo a scuola quello che mi piaceva dell’estate era la sensazione che abbiamo provato tutti di avere davanti un periodo di tempo sconfinato a mia disposizione. Compatibilmente coi programmi vacanzieri dei miei, spettava a me riempirlo di cose, di attività o di niente. Di niente, magari. Dopo mesi passati sui banchi, mi sembrava, più che meritato, giusto.

C’era solo una cosa che avrebbe interrotto quella sensazione assoluta di libertà: i compiti. Esercizi, problemi, frasi da tradurre, da analizzare, venivano con me in vacanza e mi ricordavano che esisteva un settembre a cui fare ritorno. Nessun problema comunque perché i tre mesi di sole li hanno ogni volta assorbiti e diluiti come dovrebbe succedere sempre con i compiti a casa.

E adesso, anni dopo, sono io che li assegno e mi introduco un po’ nelle estati di tutti i miei alunni (dei più diligenti soprattutto). Non mi sottraggo: sono convinta che qualche ora possano dedicarla al ripasso dei verbi e alla scrittura. Infierisco ma senza crudeltà: se compito deve essere, mi dico, che sia calibrato. Mi guardo bene dallo spedire qualcuno a guardare l’alba, (lo farà, se vorrà, per conto suo) ma gli chiedo di scegliere qualcosa di bello che ha vissuto in estate e di scriverci una lettera. O di inventare un racconto ambientato nel posto in cui è andato in vacanza. Se assegno delle letture dall’antologia (e le assegno) scelgo gli esercizi dell’analisi del testo che mi sembrano meno noiosi e più creativi. Insomma, verbi a parte, la fortuna dell’italiano è che i compiti per le vacanze estive possono essere scelti per risultare meno gravosi di quanto si pensi.

È il caso delle letture consigliate dall’insegnante. (Leggi: obbligate, pena l’impreparato). Notizie di scelte agghiaccianti e avvilenti arrivano anche a me ogni anno e me ne dispiace. Il pensiero di un quindicenne che sulla spiaggia sfoglia sbuffando Se questo è un uomo o La Mandragola (true story) mi inorridisce.

Per quello che vale, però, la mia esperienza in fatto di letture assegnate mi costringe ad attenermi ad alcuni semplici principi.

Le letture assegnate ci vogliono. (In quantità ragionevole ovviamente: preferisco due libri letti bene a sei cercati su internet la sera prima di tornare in classe.)

Le letture assegnate devono essere scelte dagli alunni a partire da una lista compilata dal docente. Lui o lei potrà dare indicazioni su questo o quel libro presente nella lista per motivarne la lettura e dirottare sul romanzo più complesso l’alunno che potrebbe esserne il lettore implicito. (C’è un’esperta di libri per ragazzi che ha stilato il decalogo perfetto per le liste estive, dategli un’occhiata).

Sono i ragazzi a scegliere le letture, non i genitori. Non “questo ce l’abbiamo già”, “prendi questo è più breve”, “e quello quando mai lo finisci?”. Un genitore che non incoraggia alla lettura è un genitore che scoraggia la lettura.

Il docente può impostare la sua lista secondo il suo programma ma sarebbe bello e utile inserire romanzi e racconti moderni, appartenenti a ogni genere. Se ritiene necessaria la lettura di un classico può vincolare la scelta del ragazzo a un classico e un moderno. In ogni caso può inventarsi un’attività di restituzione del libro che sia migliore della classica scheda (qualunque attività sarà migliore della classica scheda).

È estate: leggiamo tutti. Prima di partire genitore e figlio, lista alla mano, potrebbero andare in libreria o biblioteca e farsi aiutare dal libraio per trovare la lettura giusta per entrambi. E l’insegnante? Pure. Può inserire nella lista dei suoi libri da portare in spiaggia i romanzi per ragazzi usciti negli ultimi anni e mettersi in pari, tornare a settembre con delle idee nuove da proporre: magari non ci pensa. ma se vuole crescere i suoi giovani lettori in modo che arrivino a leggere Primo Levi senza offenderne la memoria, è bene che conosca Hunger games e Neil Gaiman.

-L’autrice di quest’intervento, Giusi Marchetta, giovane scrittrice e insegnante, è da poco tornata in libreria con Lettori si cresce (Einaudi), in cui racconta gli adolescenti di oggi e il loro rapporto con la lettura. Il suo è un libro (anche autobiografico) sul dovere che gli adulti (non solo la scuola, non solo le famiglie) di fare innamorare i ragazzi della lettura. Ma, come spiega la stessa Giusi Marchetta (già autrice di un romanzo di ambientazione scolastica, L’iguana non vuole, Rizzoli), dire che leggere è bello, divertente, interessante, non può bastare. Servono pazienza e immaginazione. Per alcuni adolescenti, infatti, leggere è noioso, difficile. E non sono pochi i ragazzi fuggono dalla pagina scritta: le storie le trovano in tv, le informazioni su Google, e la bellezza se la cercano addosso. Pensare di poterne fare esperienza attraverso le parole che si trovano nei libri, nei fumetti, nelle riviste, è un’idea che in alcuni casi non li sfiora neppure. A volte verrebbe quasi voglia di arrendersi e lasciarli andare. Oppure no. Di sicuro, il libro di Giusi Marchetta non rappesenta una resa…

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