Facebook sta sperimentando “Take a break”, che permetterà non solo di non vedere i contenuti dell’ex, senza bisogno di bloccarlo, non solo di non fargli vedere i tuoi ma, soprattutto, di modificare automaticamente le interazioni scambiate quando eravate insieme e felici… – Su ilLibraio.it il commento di Anna Talò (che diventa l’occasione per un breve viaggio letterario)

di Anna Talò*

Arriva la notizia, dagli Stati Uniti, che si sta sperimentando una nuova funzione facebookiana: Take a break, si chiama, e permetterà – se diventerà attiva – non solo di non vedere i contenuti dell’ex, senza bisogno di bloccarlo, non solo di non fargli vedere i tuoi ma, soprattutto, di modificare automaticamente le interazioni scambiate quando eravate insieme e felici. La mia immediata reazione è stata: bon, un lavoro in meno da fare, ma io sono la donna più abbandonata della UE, probabilmente del mondo occidentale, anzi del mondo intero, anzi della galassia, ovvio che mi tocca fare spesso pulizie.

Per ragioni tecniche, la funzione sarà disponibile solo a chi è stato ufficialmente “in relazione con”, così che il programma possa riconoscere i post incriminati, lasciando le coppie clandestine al loro destino, perché è vero che, se sono stati furbi, non hanno postato una loro foto insieme, ma che si siano mandati messaggi, chiari solo a loro, pubblicando canzoni, pensieri e pensierini, commentandoseli come fossero solo amici, è altamente probabile.

Spazzare i ricordi è qualcosa che abbiamo fatto tutti, chi per rabbia, chi per dolore, comunque per autoconservazione, che non si finisca per diventare una novella Miss Havisham, la sposa eterna delle Grandi speranze di Dickens (Garzanti), che mai visse, intrappolata nella sua delusione. Su FB diventa imperativo. Non vorrei rimarcare l’ovvio, ma il social ti mantiene in contatto, e non sempre in maniera sana. Conosco una coppia in cui lei si è ripresa lui, andatosene in crisi, postando continuamente che stava bene, benone, e con un altro. Il messaggio era, anche in questo caso, «se mi lasci ti cancello», col sottotitolo, «e poi ti arrangi.» Se glielo avesse fatto riferire da qualche amico comune, non avrebbe avuto lo stesso effetto, ma così, sotto gli occhi, come da una finestra, e in mondovisione, ha avuto tutto un altro impatto emotivo.

Tracy McMillan, sceneggiatrice per Mad Men, Life on Mars e Chase, nel suo libro Perché non sei (ancora) sposata? (Corbaccio), diffida dal fissarsi sulle relazioni finite male, persino sulle litigate: «Torna a casa, Tracy», le aveva insegnato a dirsi uno dei suoi analisti: concentrati su di te, sulle cose che ti piace fare, non ti ossessionare pensando che l’uomo che ami ti ha preferito la segreteria ventenne. Funzioniamo così: gli atti ripetitivi creano abitudini, basta un campanellino e cominciamo a salivare, come ci hanno spiegato Pavlov e il suo cane. È un bene eliminare ogni stimolo che riporti a galla immagini, sentimenti, sensazioni per rieducare il cervello, insegnargli nuove strade. Ci sono esercizi facili, di visualizzazione (ne ho parlato in Meditazioni per donne sempre di corsa – Corbaccio), che funzionano perché quella meravigliosa, strabiliante tontolona della nostra mente non distingue fra ciò che è veramente vissuto e quanto vividamente immaginato. Funziona con lo stress, funziona con la dieta, funzionerà pure con l’amore, basta adattarli, il cuore c’entra niente, sta tutto nella scatola cranica.

Non si cancella nulla, sia chiaro: è come uno di quei sentieri che si tracciano su un prato se ci si continua a camminare su. Quando si cambia strada, l’erba prende il sopravvento, ma se stai attento, se guardi con attenzione, lo vedi ancora. «Passavo di qui, una volta», ti dici, e prosegui oltre, forse con un filo di rimpianto o di tenerezza.

Non si vuole svalutare quel che abbiamo avuto, quel che siamo stati, solo è necessario gestirlo come più conviene. Il ricordo può essere straziante, quando prende a tradimento, o malinconico e dolce, se ce lo andiamo a cercare.

Dino Buzzati lo spiega bene in due storie, contenute in Sessanta racconti (Mondadori). In Le precauzioni inutili Irene getta gli abiti che indossava quando stava con lui, dà via il cane, che aveva imparato a riconoscerlo, cambia persino casa, sta bene. È quasi felice, “ma da una casa vicina viene una breve onda di suono. Qualcuno ha la radio accesa o fa andare il grammofono (…) la sua canzone (…) un vuoto orrendo le si è già formato entro nel petto, ha già scavato una voragine. Per mesi e mesi l’amore, questa strana condanna, aveva finto di dormire, lasciando che Irene s’illudesse. Ora una inezia è stata sufficiente a scatenarlo”, e lei “perdutamente piange.” In Inviti superflui, invece, il protagonista sa che “probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.”

Poter scegliere quando ripensare a un amore finito, venirci a patti coi propri tempi e non sbatterci il muso contro, dovendo fare i conti con la pessima abitudine di FB di tirare fuori i tuoi post del passato (“Sei importante per noi così come lo sono i ricordi che condividi qui. Abbiamo pensato che ti avrebbe fatto piacere rivedere questo post di un anno fa.” No, argh!), ha una sua importanza. Se Take a break – fai una pausa – diventerà operativa, sarà un successone.

*L’AUTRICE – Anna Talò è autrice, giornalista, traduttrice. Ha scritto per Corbaccio Le vere signore non parlano di soldi e Meditazioni per donne sempre di corsa. Volevo solo una vita tranquilla! è il suo primo romanzo.Qui il suo sito.

 

 

 

 

 

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