Secondo la scrittrice Gwendoline Riley, l’indipendenza delle donne dipende dal “denaro”. Ma “da dove prendi i soldi se, come Neve (la protagonista del suo nuovo romanzo, in arrivo nel 2018 in Italia), hai alle spalle una vita instabile?”. L’autrice inglese, intervistata da ilLibraio.it, inoltre parla dei suoi scrittori preferiti, tra i quali Martin Amis, e delle prospettive post Brexit: “Ci sarà qualcuno che vorrà ancora venire qui?”

Gwendoline Riley, autrice inglese classe ’79, già conosciuta in Italia per Carmel e Sick Notes (Fazi) e per Posizioni Opposte (Elliot), è tornata dopo anni di silenzio con First Love (Granta). Pubblicato in Gran Bretagna a febbraio, il romanzo uscirò in Italia nel 2018 per Bompiani.

Al centro dell’opera, ambientata tra la periferia di Londra, Manchester – città cara all’autrice, che vi ha studiato – e la Scozia, la storia della scrittrice Neve che non riesce a prendersi cura di se stessa: sposata con un uomo più anziano che si preoccupa delle spese, ma non si risparmia di rinfacciarlo, Neve vive una costante situazione di inadeguatezza che la spinge ad autosabotarsi.

ilLibraio.it ha parlato di First Love con Gwendoline Riley.

gwendoline riley

Neve, la protagonista del suo romanzo, oltre ai problemi economici affronta anche una serie di disavventure familiari che le impediscono di essere indipendente. Di cosa hanno bisogno le donne per essere davvero libere?
“Di denaro. E da dove prendi i soldi se, come Neve, hai alle spalle una vita instabile e hai sviluppato ostilità per ogni tipo di sicurezza? Neve aveva un appartamento, ma lo ha perduto. Si è resa da sola senza speranza. Ha mai desiderato essere indipendente? Sa almeno che cosa significa esserlo? Forse no, è qualcosa che deve ancora imparare, molto lentamente e tardi nella vita. Spero che nel libro si comprendano le ragioni per cui potrebbe essere così. E credo ci sia in Neve anche la fantasia di essere salvata da un uomo, dall’amore”.

Il matrimonio di Neve, però, non è dei più felici: la differenza di età è un problema?
“Non ne sono sicura: l’idea che non si possa avere una relazione da vecchi è abbastanza sciocca. Mi piace citare Morrissey, quando dice che l’età non dovrebbe influenzarci più di quanto non lo faccia il nostro numero di scarpe. Il marito di Neve, inoltre, non è vecchissimo, ha una cinquantina d’anni, ma è malato e soffre e per questo è così irritabile. Martin Amis ha scritto che la vecchiaia è come ‘recitare in un film horror’ e amici più anziani di me affermano spesso cose simili. Il marito di Neve è paternalista e fa pesare il suo potere ma, d’altronde, perché non dovrebbe? Ha lavorato per tutta la vita, si è occupato della casa, fa la spesa e paga le bollette. Neve apprezza le sue azioni? Magari ha bisogno che qualcuno le apra gli occhi sulla sua stessa condizione. Magari il marito ha bisogno di essere notato e per questo alza la voce con lei. In ogni caso, stanno insieme. La vita sarebbe molto più semplice se non ci comportassimo in modo contorto…”.

I suoi romanzi sono caratterizzati da momenti privati e intimi, ma anche da azioni quotidiane in cui è facile riconoscersi. Quanto è importante per lei scrivere delle piccole cose?
“Non so in cosa si riconoscono i lettori, quindi non posso dire di ricercare questo effetto. Tuttavia è vero che cerco di mantenere tutto a un livello molto umano”.

Chi sono gli autori contemporanei che ama e che l’hanno influenzata?
“Alla mia età è difficile essere ancora influenzata, ma apprezzo Alan Warner e Claire-Louise Bennett. Amavo Denis Johnson, ma è appena scomparso. Mi piacciono anche Amis e Houellebecq”.

Neve nel romanzo vive per un periodo in residenza creativa in Francia. Teme che la Brexit limiti anche lo scambio culturale?
“Sono preoccupata perché è uno spettacolo disgustoso vedere politici di terz’ordine – mi riferisco a tutti gli schieramenti – perdere tempo senza dire nulla di utile sulla Brexit. La realtà, però, presto si farà sentire in tutta la nazione. Dal punto di vista della cultura, chi lo sa? Di sicuro non fermerà le persone dal visitare il continente, ma ci sarà qualcuno che vorrà ancora venire qui?”.

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