Wilbur Smith, autore di bestseller amatissimo in Italia, torna in libreria per Longanesi con La notte del predatore, romanzo scritto con Tom Cain in cui torna protagonista Hector Cross – Su ilLibraio.it un capitolo

Wilbur Smith, autore di bestseller amatissimo in Italia, torna in libreria per Longanesi con La notte del predatore, romanzo scritto con Tom Cain in cui si rivede protagonista Hector Cross. Si tratta del suo 27esimo libro, scritto a 83 anni.

Da quando la sua amatissima moglie, Hazel Bannock, è stata barbaramente uccisa, l’ex maggiore dei SAS non ha più pace. Uno solo dei due colpevoli è rimasto in vita: Johnny Congo, psicopatico violento, estorsore e assassino, responsabile dell’inferno in cui è piombato Cross. Ora che il criminale è stato assicurato alla giustizia, Hector lo vuole morto, e con lui il governo degli Stati Uniti. Congo è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza e conta i giorni che lo separano dall’esecuzione. Gli restano poche settimane, e vuole scappare; lo ha già fatto in passato, sa che può farlo di nuovo… Intanto, l’attività della Bannock sembra essere entrata nel mirino di un doppio attacco, dietro il quale si nascondono interessi ramificati e letali. Nel suo ruolo di responsabile della sicurezza della multinazionale, Hector si prepara a intervenire, accompagnato dalla sua squadra. Quello che sembrava un gioco da ragazzi si rivela però una missione che mette a dura prova Hector, costringendolo a fare i conti con i propri limiti fisici ed emotivi…

Su ilLibraio.it, per gentile concessione dell’editore, un capitolo dal nuovo libro:

(…)

Talvolta il suo comportamento gli aveva causato dei problemi. Aveva visto terminare bruscamente la propria carriera militare quando aveva ucciso tre ribelli iracheni che avevano appena fatto esplodere una bomba a lato della strada, falciando cinque o sei dei suoi soldati. Lui e gli uomini sopravvissuti avevano dato la caccia agli attentatori, li avevano trovati e costretti alla resa. I tre stavano uscendo dal nascondiglio con le mani alzate quando uno di loro aveva infilato la mano sotto la tunica. Hector non aveva idea di cosa potesse aver nascosto: un coltello, una pistola o persino un giubbetto da kamikaze, la cui esplosione li avrebbe spediti tutti nell’aldilà. Aveva avuto solo una frazione di secondo per decidere. Il suo primo pensiero era stata la sicurezza dei suoi uomini, quindi aveva fatto fuoco con la pistola mitragliatrice Heckler & Koch MP5, abbattendo i tre iracheni. Quando aveva esaminato i cadaveri ancora tiepidi non aveva trovato nemmeno un’arma.

In seguito la corte marziale aveva stabilito che aveva agito per legittima difesa e lo aveva assolto. Ma non era stata un’esperienza piacevole e lui, pur non avendo problemi a ignorare le stoccate e le calunnie di giornalisti, politici e attivisti che in vita loro non avevano mai preso una decisione più difficile di quella di aggiungere o meno il latte al caffè della mattina, non poteva sopportare l’idea che la reputazione del reggimento ne restasse macchiata.

Aveva quindi richiesto e ottenuto un congedo con onore, per poi continuare a combattere, benché non più al servizio di sua maestà. Lavorando quasi esclusivamente per la Bannock Oil, aveva protetto dai tentativi di sabotaggio dei terroristi gli impianti della società in Medio Oriente. Lì aveva conosciuto Hazel Bannock, vedova del fondatore della compagnia, Henry Bannock, che era subentrata al marito al comando della multinazionale e, grazie alla sua determinazione, l’aveva resa ancora più grande e redditizia. Lei era caparbia, orgogliosa ed egocentrica, proprio come Hector. Nessuno dei due era stato disposto a cedere sia pure di un solo millimetro all’altro, ma i contrasti con cui era cominciata la loro relazione rappresentavano, forse, anche la sua forza. Si erano messi vicendevolmente alla prova senza scoprire mancanze, e da quel rispetto reciproco, per non parlare dell’ardente desiderio, era scaturito un amore profondo e appassionato.

Il matrimonio con Hazel lo aveva introdotto in un mondo diverso da qualsiasi altro avesse mai conosciuto, in cui i milioni di dollari si contavano a centinaia e i numeri sulla rubrica telefonica appartenevano a presidenti, sovrani e plutocrati. Ma nessuna quantità di denaro o di potere era in grado di cambiare gli aspetti fondamentali della vita umana: non salvava dalle malattie, dai proiettili o dalle bombe e non metteva il cuore al riparo dal dolore di una perdita. E così come poteva comprare nuovi amici, il denaro portava con sé anche nuovi nemici.

(continua in libreria…)

Wilbur Smith

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