Apparso per la prima volta nel 1964, “Il male oscuro” ottenne subito un successo, vincendo nello stesso anno il Premio Viareggio e il Campiello. L’apprezzamento critico che ne seguì, tuttavia, non colse forse pienamente la grandezza di quest’opera e della figura di Giuseppe Berto nel panorama della letteratura italiana del secondo Novecento. La casa editrice Neri Pozza ha così deciso di riproporre il romanzo e, a seguire, l’opera del suo autore, come racconta su ilLibraio.it Giuseppe Russo

Perché Il male oscuro e Giuseppe Berto nel catalogo Neri Pozza?

Walter Benjamin lo chiamava «l’ora della leggibilità» il momento in cui un evento storico, un’opera, un testo svelano il proprio senso e la propria attualità. Se un’opera appartiene al “testo”, alla “lingua universale” dell’umanità, essa prima o poi perverrà all’ora della sua leggibilità. È un destino inevitabile che a volte può non manifestarsi per lungo tempo, per poi farlo improvvisamente, a distanza di molti anni dalla prima apparizione dell’opera stessa.

Afferrare l’ora della leggibilità di un testo è forse la virtù somma di un editore, in modo particolare di un editore che concepisca la sua attività come un progetto letterario. Intere imprese editoriali (ad esempio da noi Adelphi) nascono a volte dall’aver afferrato «l’ora della leggibilità» di una miriade di autori già pubblicati altrove, e trascurati o non pienamente colti nella loro grandezza al momento della loro prima pubblicazione poiché lo spirito del tempo a loro coevo non era in grado di farlo.

Credo che si possa concedere alla Neri Pozza lo stesso genere di virtù nell’istante in cui la casa editrice ha deciso di pubblicare l’opera completa di autori quali Christopher Lasch (cominceremo con Il paradiso in terra. Il progresso e la sua critica proprio quest’anno), Ivan Illich in saggistica e Erich Maria Remarque e Romain Gary in narrativa.

Ricordo qui il momento in cui decisi che occorreva, quasi come un’urgenza etica, ripubblicare Gary, poiché il suo caso presenta non poche analogie con quello di Giuseppe Berto e mi consente di rispondere con una qualche efficacia alla domanda: perché il Male oscuro e l’intera opera di Giuseppe Berto nel catalogo Neri Pozza?

Quando nel 2003, in una piccola libreria di Saint-Germain-des-Prés mi capitò tra le mani La vie devant soi di Romain Gary, lo scrittore franco-lituano era per me una figura mondana del secondo Novecento, partigiano sì, ma gollista e oppositore del maggio ’68, seduttore di bellissime donne, frequentatore di quello che ai suoi tempi si chiamava jet-set. Insomma un autore lontanissimo dalla cerchia letteraria e filosofica da me idolatrata durante la mia adolescenza e giovinezza: quella radunata attorno a figure come  Gilles Deleuze e Michel Foucault per capirci. Mi bastarono poche pagine della Vie devant soi per capire che l’opinione che mi ero fatto di Gary era del tutto errata. Quale potenza, quale modernità emergevano da quelle pagine! Un meraviglioso gergo da banlieue offerto al pubblico venti o trent’anni prima di Pennac, una descrizione della nuova Francia cosmopolita quaranta, cinquant’anni prima che costituisse argomento dell’attualità politica e sociale, un romanzo antirazzista, attraversato da un alto senso della giustizia e della nobiltà della vita umana, che non ha eguali!

In quella libreria intuii che era giunta probabilmente «l’ora della leggibilità» di Romain Gary a distanza di più di trent’anni dalla pubblicazione francese e italiana della Vita davanti a sé. Un’intuizione giusta visto che l’opera, una volta pubblicata nel 2005 da Neri Pozza nella magnifica traduzione di Giovanni Bogliolo, ha venduto 150.000 copie.

Con Il male oscuro di Berto mi è capitata la stessa, identica cosa. Berto era uno scrittore che non frequentavo nelle mie letture, poiché avevo scioccamente ereditato di lui l’opinione che egli rimprovera ai suoi “avversari” nelle pagine del Male oscuro, i “radicali” con in testa Alberto Moravia che si radunavano nella libreria Rossetti a Roma. Uno scrittore con un certo successo commerciale in vita (Il male oscuro vinse il Viareggio e il Campiello e divenne un film, come del resto un’altra opera di Berto, Anonimo veneziano), lontano, tuttavia, dalla cerchia degli intellettuali engagés che ai miei occhi avevano scritto le pagine fondamentali della letteratura del dopoguerra, e con dei libri irrimediabilmente consegnati all’armadio del Novecento.

Quando un paio d’anni fa mi accostai al Male oscuro e alla Gloria, i due autentici capolavori di Berto a mio parere, mi resi subito conto della sciocchezza commessa facendo mia quell’opinione. Giuseppe Berto non è soltanto uno dei grandissimi scrittori del secondo Novecento, un autore al cui cospetto celebrati narratori del dopoguerra appaiono oggi vuoti e freddi stilisti o goffi cantori di costumi, slanci ideali, vite interiori che non ci appartengono più, ma è con pochi altri (Anna Maria Ortese, Elsa Morante, forse) uno scrittore che non soltanto ci parla ancora, ma descrive perfettamente la nostra “situazione” contemporanea. È impressionante la modernità del Male oscuro. Avrebbe potuto essere scritto ieri. In un mondo (quello degli anni Sessanta) fatto di  industria dello spettacolo con tutte le sue bassezze e le sue assurde viltà, di cambiamenti del costume sessuale, di rotocalchi a colori, di medici e delle loro contrastanti e fallaci diagnosi,  si aggira un io isolato, fragile, chiuso nella propria singolarità, fatta dei pensieri più disparati e di un male inesplicabile, che ha forse a che fare con la figura del padre, ma potrebbe avere anche altre origini, essendo un male oscuro. Sembra il mondo di oggi, no? Un mondo di potenti trasformazioni in cui ci aggiriamo anche noi come individui fragili, isolati gli uni dagli altri.

Come nota Emanuele Trevi, nel bellissimo scritto che accompagna la nostra edizione, Il male oscuro è un capolavoro assoluto dotato di «un’autorevolezza paradossale, che si basa sulla travolgente energia degli stati d’animo», è «lo specchio, frantumato ma straordinariamente nitido, di un intero mondo, di un’epoca storica». Un’opera, potrei aggiungere io, che giunge ora alla sua piena leggibilità, poiché quel contrasto tra  io isolato e mondo è estremamente vicino dalla nostra sensibilità contemporanea.

Dopo Il male oscuro pubblicheremo La gloria e l’intera opera di Berto, così come abbiamo fatto con Gary. Ci auguriamo, naturalmente, lo stesso, identico esito.

L’APPUNTAMENTO A ROMA:

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