Dopo “Il dono del buio”, “Prima della fine” segna il ritorno in libreria della scrittrice nata in Italia e cresciuta professionalmente in Inghilterra – Leggi un capitolo

Dopo “Il dono del buio”, “Prima della fine” è il secondo libro di V.M. Giambanco pubblicato in Italia, ancora da Nord. Questa interessante autrice thriller è nata a Roma ed è cresciuta a Firenze e a Milano, ma dopo la maturità classica si è trasferita in Inghilterra. Ha lavorato per anni come assistente al montaggio cinematografico, collaborando alla realizzazione di film come “Donnie Brasco” e “Quattro matrimoni e un funerale”, ma sono i suoi libri ad averle regalato il successo.
La trama di “Prima della fine” si apre con il ritrovamento delle ossa di un bambino nel bosco che costeggia le sponde dell’Hoh River; il detective Alice Madison non ha dubbi: è David Quinn, scomparso alla fine degli anni ’80. Pochi giorni dopo, i due uomini che all’epoca erano stati sospettati del rapimento di David vengono torturati e uccisi. Come se quel ritrovamento avesse risvegliato antichi rancori. Come se fosse arrivato il momento di chiudere i conti col passato. E di vendicarsi…
Ed eco un capitolo, pubblicato per gentile concessione dell’editore
Sabato mattina. La detective Alice Madison non era in servizio; una rarità . Ultimamente le sue giornate libere obbedivano a uno schema costante: la telefonata, il viaggio, lo scambio d’informazioni, una seconda chiamata. Madison guardò l’ora: le otto e venticinque. Aveva tempo per un carico della lavatrice: raccolse dal pavimento i pantaloni della tuta di cui si era sbarazzata e li mise assieme al resto nel cesto della biancheria sporca.
S’infilò un paio di jeans neri, una camicia blu notte e stivaletti di pelle. Il cellulare squillò mentre si sistemava il revolver a canna corta nella fondina alla caviglia. Lo sollevò dal comodino. «Madison», esordì il tenente Fynn.
«Tenente.» Lei si bloccò con l’orlo dei pantaloni incastrato nello stivale: il capo non l’avrebbe mai cercata a casa nel giorno libero per farsi quattro risate.
«Ho appena ricevuto una chiamata da Jefferson County. Quattro giorni fa, gli agenti della forestale hanno trovato dei resti umani a un chilometro e mezzo da dove eravate. Ci hanno messo parecchio a riesumarli.»
Madison già conosceva il seguito ancora prima di sentirlo.
«I resti di un ragazzino, vecchi di anni.»
«David Quinn», sussurrò Madison.
«Probabilmente sì. In questo preciso istante, la polizia della contea sta prelevando un nuovo campione di DNA dal fratello, Nathan Quinn. Presto lo sapremo con certezza.»
«Il rapimento è avvenuto a Seattle. Il caso è nostro.»
«Sicuro. Se si tratta di David Quinn, spediranno tutto al nostro medico legale e noi ci occuperemo del resto.»
«Grazie per avermelo detto.»
«È peggio di quanto credessimo.»
«In che senso?»
«Ci sono segni di un trauma cranico.»
Lei si sforzò di ricordarsi i particolari appresi dai quotidiani. «No, David Quinn soffriva di un’aritmia congenita. Secondo l’indagine originale…»
«Se è il suo cadavere, non è stata una morte accidentale. È stato ucciso da un colpo alla testa.»
«È…» Madison faticò a trovare le parole adatte.
«Pensavo che ci tenessi a comunicarglielo di persona.»
«Sì, sto per partire.»
«Un bel modo di passare il tuo giorno di riposo.»
Madison riagganciò e s’infilò il giubbotto, chiudendo a chiave la porta d’ingresso. Il tragitto in auto le avrebbe dato il tempo di prepararsi.
Ci avevano impiegato venticinque anni a scovarlo, ma finalmente David Quinn stava tornando a casa. Sequestrato con due amici e trascinato nell’Hoh River Forest, legato a un albero con una fune robusta e lasciato lì ad ansimare finché non era svenuto. Poi i rapitori lo avevano portato via, abbandonando gli altri ragazzini mentre calava la sera. Nessuno era mai stato accusato del sequestro né era stato appurato il movente. Niente corpo, niente indagini della Scientifica, niente processo.
Dei tre finiti nel bosco, solo due ne erano usciti vivi. Il primo, James Sinclair, sarebbe diventato un uomo rispettabile, si sarebbe fatto una famiglia, morendo un giorno del dicembre precedente per mano di un folle. Il secondo sarebbe andato incontro a un destino molto diverso.
Madison imboccò la 509 in direzione sud, uscì a ovest, nei dintorni di Des Moines, e poi tagliò per la I-5, sfrecciando verso il complesso detentivo di King County e verso John Cameron, l’ultimo sopravvissuto dei ragazzi dell’Hoh River.
(continua in libreria…)

Fotografia header: V. M. Giambanco

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