Annie Ernaux, autrice francese molto amata anche in Italia, si racconta a ilLibraio.it a partire dal suo ultimo libro, “Memorie di ragazza”, e spiega che “la sfida dell’identità è la più complessa” per una giovane donna. La scrittrice ci parla della sua scrittura come di uno “strumento di conoscenza della memoria, e dunque del reale”

Annie Ernaux, autrice francese molto amata anche in Italia, è tornata in libreria con Memorie di ragazza (L’Orma, traduzione di Lorenzo Flabbi), libro in cui ripercorre la storia di se stessa diciottenne e, allo stesso tempo, affronta temi universali che uniscono le giovani donne del 1958 a quelle di oggi. Il tema della memoria è centrale nelle opere di Annie Ernaux, che in passato ha scritto L’altra figlia ispirandosi alla storia della sorella mai conosciuta. Ne Gli anni, che le è valso il Premio Strega Europeo nel 2016, ha ripercorso, invece, la storia dell’Europa dal Dopoguerra a oggi. ilLibraio.it ha intervistato la scrittrice.

Annie Ernaux

I suoi libri prendono spunto dal suo stesso vissuto; inoltre, ha spesso affermato di impiegare molti anni tra ideazione e scrittura dell’opera. Per lei la scrittura è un modo di imprimere il passato nella memoria, oppure è più uno strumento per meditare e “processare” il passato, per poi superarlo?
“Prendendo in prestito la formula dal filosofo Paul Ricoeur, credo che la memoria sia una forma di conoscenza, perché contiene milioni di immagini e di parole. Con un termine informatico, si potrebbe dire che comprende milioni di dati ma, a differenza della memoria di un computer, quella di un individuo si modifica senza sosta, riportando alla luce cose che illuminano il passato o fanno comprendere il presente. Attribuisco alla mia scrittura questa funzione, quella di essere uno strumento di conoscenza della memoria; e dunque del reale”.

Una giovane Annie Ernaux

In una recente intervista al Messaggero ha spiegato che “l’autobiografia ha una specificità che le è propria, ossia la ricerca di una verità, e il soggetto di questa ricerca è la vita di chi scrive”. Cosa ha significato per lei ricordare la sua gioventù?
“Mi sono messa davanti a una mia foto scattata poco prima della maturità e, come accade a molti, ho cominciato a interrogarmi su chi fosse quella ragazza che mi guardava: ero io e allo stesso tempo non ero più io. La scrittura di questo libro è stato il tentativo di ricongiungere la prima persona singolare con quel ‘lei’ che ho utilizzato per parlare della ragazza del 1958. Per farlo ho dovuto anche dover azzerare ogni giudizio morale nei confronti delle sue azioni, inserendole nel contesto sociale e nella moralità del suo tempo”.

Quando ha lavorato al libro?
“Memoria di ragazza
è il prodotto di una scrittura circoscritta nel tempo, dal 2013 al 2015, che si concentra, anzi si immerge totalmente in quella che mi appare come un’avventura particolare. Il risultato non può che essere unico, ogni libro è a suo modo un mondo chiuso con un ‘io’ o un ‘lei’ che non migrerà mai in un altro libro già scritto o ancora da scriversi”.

A proposito dell’avere diciott’anni, quali sono le sfide che le giovani donne, in qualsiasi periodo storico, devono affrontare?
“Probabilmente la sfida dell’identità è la più complessa. La ragazza diciottenne del 1958 costruisce la propria soprattutto sullo sguardo degli altri. Oggi, almeno in Francia, esiste una tendenza a negare le molteplicità e si tratta di una sfida che non riguarda soltanto le giovani donne, ma che rappresenta una scelta da parte della società di coalizzarsi contro qualcosa o qualcuno. Quest’atteggiamento deriva probabilmente dall’idea della nazione francese intesa come corpo definito e circoscritto”.

Ci faccia un esempio.
“Quando una donna viene costretta in spiaggia a spogliarsi del burkini, così come altre donne in passato sono state costrette a coprirsi, siamo senza dubbio di fronte all’ennesimo tentativo di controllo sui nostri corpi. Una vessazione dovuta all’assenza di ascolto. Ecco, la creazione di un dialogo, il superamento di un’opinione pregiudiziale, fa parte di quella sfida identitaria di cui dicevo”.

Ci sono libri di autrici o autori italiani contemporanei che ha letto e apprezzato?
“Sicuramente Giorgio Vasta qualche anno fa, e più di recente, Marco Peano e Nadia Terranova, che ho conosciuto personalmente durante il Salone del libro di Torino e a La grande invasione a Ivrea”.

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