Isabel Allende è una delle più importanti autrici sudamericane: l’infanzia cilena e la morte della figlia Paula hanno influenzato profondamente la sua scrittura. Con il capolavoro di realismo magico, “La casa degli spiriti”, racconta la storia del Cile e della sua famiglia. In attesa del suo ritorno in libreria, un approfondimento dedicato ai suoi libri

Isabel Allende comincia a scrivere ogni suo romanzo l’8 gennaio. Sia che abbia già in testa un’idea definita, sia che non sappia neanche da dove cominciare: è un rito propiziatorio iniziato per caso l’8 gennaio del 1981, quando Allende si trovava già a Caracas, in autoesilio dopo il golpe del generale Pinochet in cui aveva trovato la morte il cugino di suo padre, il presidente Salvador Allende. Isabel Allende non è ancora la scrittrice di bestseller che conosciamo, ma è una giornalista con un matrimonio in crisi e due figli che stanno per andare all’università. Quando scopre che suo nonno, in Cile, sta per morire, comincia a scrivergli una lunga lettera. Non verrà mai letta dal destinatario, ma sarà l’inizio del suo libro più conosciuto: La casa degli spiriti che uscirà un anno dopo, nel 1982.

Isabel Allende: una vita, molte vite

Non una ma più vite sembra aver vissuto Isabel Allende, tutte segnate dai cambiamenti e dal dolore. Nata il 2 agosto del 1942 a Lima, ritorna in patria a tre anni a seguito dell’abbandono del padre, diplomatico del governo cileno. A contribuire al sostentamento della sua famiglia è il cugino Salvador Allende, che fa anche le veci paterne in occasione di cresime e matrimoni. Il golpe di Pinochet è allora un grave colpo per la famiglia Allende e Isabel è costretta a riparare con il marito e i due figli a Caracas. È qui che comincia la nuova carriera di scrittrice e dove, oltre a La casa degli spiriti, vedranno la luce i romanzi D’amore e ombra, del 1984 e Eva Luna, del 1987.

Il romanzo D'amore e ombra

Sempre alla ricerca di una pace che non riesce ad afferrare, Allende divorzia dal marito e si risposa con l’americano William Gordon con cui si trasferisce in California. Il legame dei due coniugi però è messo a dura prova da una serie di lutti. Due figli di Gordon muoiono di overdose (esperienza che Allende trasporrà nel Quaderno di Maya del 2011), mentre Isabel Allende segue l’agonia della figlia Paula. Infatti Paula, di ventotto anni, entra in coma dopo aver ricevuto cure errate per una malattia rara, la porfiria. Quando, un anno dopo, nel 1992, Paula muore, Isabel Allende scrive il libro intitolato alla figlia, in cui per affrontare il lutto ripercorre la storia della sua famiglia. Dopo un secondo divorzio e a più di settant’anni, Allende è una donna determinata come le eroine dei suoi romanzi e non ha mai smesso di scrivere: proprio questo autunno uscirà il suo nuovo romanzo, di cui per ora conosciamo il titolo inglese In the Mids of Winter.

Il romanzo in memoria della figlia Paula

“La casa degli spiriti”: un romanzo contenitore

Ci sono libri capaci di nascondere tra le loro pagine l’intero mondo del loro autore e La casa degli spiriti è uno di questi. Le vicende dei personaggi della grande casa dell’angolo riflettono quelle della famiglia di Allende, che per prima spesso ribadisce come la sua infanzia non sia stata un’infanzia felice. Ma questo precoce contatto con le avversità della vita ha affinato il suo spirito di osservazione e la necessità di raccontare una storia che non è mai a un unico binario, ma è formata dalle tante storie individuali dei suoi attori.

La casa degli spiriti è così: una matrioska che di capitolo in capitolo disvela i personaggi, dedica un po’ di spazio a ciascuno di loro e li inserisce nel più ampio affresco di cui fanno parte e che contribuiscono a cambiare con le loro azioni. Nessuno di loro è immune dai difetti, certo c’è chi ne ha meno, come Alba, che appartiene alla terza generazione di Trueba, e chi è un coacervo di errori e colpi di testa, come il nonno Esteban, che conosciamo da ragazzo quando violenta le contadine dei suoi possedimenti e del quale impariamo ad avere pietà da vecchio. Ma Isabel Allende, pur non nascondendo le colpe dei suoi protagonisti, non è mai accusatoria nei loro confronti. La vita semplicemente accade e ognuno dovrà prima o poi vedersela con le proprie colpe.

La casa degli spiriti, di Isabel Allende

Isabel Allende e il femminismo magico

La casa degli spiriti è una storia di donne e i personaggi maschili, pur nella loro importanza cruciale, finiscono spesso a fare da sfondo a un mondo in cui non riescono a entrare. Un mondo fatto di segreti e complicità che devono guardare dall’esterno, limitandosi ad accettare quello che le donne decidono di dargli. La storia del Cile, che si nasconde dietro la storia particolare della famiglia Trueba, è una storia fatta da uomini. Ci sono il Presidente (Salvador Allende), il Poeta (Pablo Neruda), e i personaggi inventati le cui vicende si intrecciano con quelle della politica, Pedro Terzo García, che canta la rivoluzione, e Jaime Trueba, il medico dei poveri. Ma sono sempre le donne a compiere gli atti più rivoluzionari, che avvengono tra le mura domestiche e riflettono i cambiamenti del secolo: Clara smette di parlare al marito dopo aver perso i denti per un pugno, Blanca si innamora del figlio di un mezzadro, e Amanda decide di abortire.

Alcune componenti narrative della Casa degli spiriti vengono spesso criticate per la loro manifesta somiglianza con caratteristiche dell’opera di Gabriel García Marquez, in particolare gli elementi fantasmatici. Tuttavia è vero che il realismo magico è un tratto irrinunciabile della letteratura sudamericana ed è interessante che nell’opera di Allende siano i personaggi femminili i catalizzatori di tutta la magia. È il caso di Rosa la bella, che ha i capelli verdi e ricama animali immaginari, e di Clara, che comunica con i defunti, fa levitare gli oggetti, e alla cui morte segue la morte della sua stessa dimora. La magia diventa allora veicolo di quella piccola e forte rivoluzione femminile, diventa la manifestazione di una tenacia nuova. Siamo in Sud America, e il mondo reale non può fare a meno di quello soprannaturale, ma neanche il femminismo e la democrazia possono fare a meno l’uno dell’altro.

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