La scrittrice statunitense di origine cinese Jade Chang racconta a ilLibraio.it i temi fondamentali del suo primo romanzo, “La famiglia Wang contro il resto del mondo”, “un libro sulla gioia e sulla rabbia”. L’autrice descrive (non senza ironia) le vicende di una famiglia cinese che ha perso la sua fortuna negli Usa e mira a tornare in patria. Inoltre, riflette sul legame con la famiglia e le tradizioni. E da ex editor di Goodreads parla anche dell’influenza di internet sulla lettura e sulla scrittura…

La famiglia Wang contro il resto del mondo di Jade Chang (Ponte alle Grazie, traduzione di Francesca Aceto e Sara Sedehi) è un romanzo che accompagna il lettore in un viaggio negli Stati Uniti. Da Bel Air, dove vive il capofamiglia degli Wang, proprietario di un impero della cosmesi ormai in crisi, a New York, dove vive la primogenita, artista che ha ripudiato le tradizioni di famiglia. Ma il capofamiglia non si ferma qui, vorrebbe raggiungere la Cina con tutta la famiglia e riappropriarsi dei terreni che sono stati sottratti ai suoi antenati.

Jade Chang

Una storia che racconta le nuove generazioni che si sentono prima di tutto americane, ma anche i loro genitori, ancora legati alle loro origini e orgogliosi dei sacrifici che li hanno portati al successo negli Usa.

Jade Chang, che è stata anche editor di Goodreads, affronta temi universali e tenta di trovare una risposta alla questione più importante, la ricerca dell’identità, senza mai dimenticare l’ironia. Tanto che La famiglia Wang potrebbe ricordare agli appassionati di serie tv un episodio della prima stagione di Master of None, acclamato prodotto targato Netflix, in cui la vita quotidiana di Dev, il protagonista di origine indiana, e quella dell’amico Brian, taiwanese, sono messe a confronto con momenti del passato dei loro padri, immigrati che con fatica si sono affermati nel paese d’adozione.

Chang, come definirebbe il suo romanzo: è un viaggio on the road, o un dramma familiare?
“Entrambe le possibilità sono corrette, così come un mucchio di altre definizioni. Le distinzioni sono utili per gli editori e i librai, ma per i lettori è più utile descriverlo come un libro sulla gioia e sulla rabbia. C’è una lontananza troppo profonda tra la letteratura ‘seria’ e quella ‘divertente’, per questo volevo scrivere un libro che fosse bello da leggere, che affrontasse le frivolezze della vita, ma anche cercasse risposta ai grandi interrogativi e avesse a che fare con le emozioni”.

Lei è americana, ma la sua famiglia è di origine cinese: cosa rappresenta questa dualità?
“Non ho mai conosciuto un altro modo di interagire con il mondo: sono americana e sono anche cinese. Per quanto riguarda scrivere romanzi su personaggi che provengono dal tuo stesso background, so che spesso gli autori di colore si concentrano sulle difficoltà e sul senso di esclusione dalla società, ma a me non interessava affrontare questo tipo di temi. Ho preferito raccontare di personaggi che si sentono parte della storia dell’America e che effettivamente lo sono”.

La famiglia e il bagaglio culturale annesso sono una zavorra o una marcia in più?
“Questa è la bellezza e l’orrore della vita! Sono vere entrambe: ci si costruisce come persona in base a quello che si impara dalla propria famiglia, incluse la lingua e la cucina; ma, se non si reinterpretano questi aspetti per far parte del mondo nel modo che si desidera, non si è mai se stessi. C’è un detto in inglese secondo cui per diventare un artista bisogna uccidere i propri genitori. Non letteralmente, ma nel senso che non ci si deve sentire ostacolati dal proprio passato”.

Lei ha lavorato come editor per Goodreads: internet cambia il modo in cui leggiamo?
“Negli anni in cui ho lavorato a Goodreads ho imparato che internet è un’amplificazione dei nostri impulsi. Mi ha sempre affascinata come alcune persone tengano traccia di ogni minimo particolare della loro vita da lettori. Ci sono continui miglioramenti in quella che è la ‘lettura condivisa’: per esempio permettere a tutti i lettori su Kindle di condividere passaggi evidenziati e usarli come spunto di discussione. Tuttavia, vedremo se questo piacerà ai lettori. Secondo me internet influenza di più la lettura delle notizie che quella dei libri”.

Internet influenza anche la nostra scrittura?
“La buona scrittura è influenzata da tutto ciò che accade nel mondo, perché è un riflesso di come viviamo. Perciò sì, internet influenza la scrittura, ma parlando del romanzo non so se è così influente quanto altri fenomeni. Tuttavia la fioritura di un filone della letteratura legato al memoir e alla confessione a mio avviso dipende anche da quello che siamo abituati a leggere online”.

 

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