E’ morto a 90 anni John Berger, scrittore, saggista, critico d’arte, pittore, poeta e appassionato di cinema. Un intellettuale di grande profondità, quasi impossibile da “incasellare”

Come spiega sul Corriere della Sera Vincenzo Trione, “non è facile parlare di John Berger. Descriverne le tante identità è quasi impossibile. Non ha un analogo nel panorama della cultura europea del secondo dopoguerra. Un involontario erede del grande Walter Benjamin”. Berger, scrittore, saggista, critico d’arte, pittore, poeta e grande appassionato di cinema, è morto ieri a Londra, dove era nato il 5 novembre 1926.

Nel 1962 aveva lasciato definitivamente la Gran Bretagna, e si era trasferito in un piccolo villaggio delle Alpi francesi.

Vincitore del Booker Prize e del James Tait Black Memorial Prize con il romanzo G., Berger divenne critico d’arte pubblicando saggi e recensioni nel New Statesman, e nel 1958 Berger arrivò nelle librerie il suo primo, discusso romanzo, A Painter of Our Time.

Tra i suoi libri pubblicati in Italia, ricordiamo G. (Neri Pozza), Festa di nozze (Saggiatore) e le raccolte di saggi Questione di sguardi (Saggiatore), Sul guardare (Bruno Mondadori), Modi di vedere (Bollati Boringhieri, che ha anche pubblicato Qui, dove ci incontriamo) e Capire una fotografia (Contrasto) e Rondò per Beverly (Nottetempo).

Sempre Trione, a proposito dell’opera dell’autore inglese, fa notare: “Non si riesce mai a catalogare questi libri. Romanzi? Saggi? Articoli? Privi di centro, ma sempre illuminanti. Governati da un’ostinata ricerca del non-finito, dell’irrisolto, dell’incompiuto”.

Come si legge nella presentazione della raccolta Modi di vedere, John Berger “ha scelto la non specializzazione e la non professionalizzazione come stile di vita. E come il solo modo possibile per restare partecipe di una realtà fatta di rapporti personali, contatti fisici, scambi emotivi che escludono qualsiasi forma di astrazione ideologica, garantendo l’’aderenza a una realtà colta sempre in modo diretto e personale”.

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