L’iniziativa digitale della collana Scrittori di Ponte alle Grazie

Negli ultimi anni la casa editrice Ponte alle Grazie con la collana Scrittori ha dimostrato costante attenzione alle voci più interessante della narrativa letteraria italiana e internazionale. E da oggi sono in vendita in e-book cinque racconti inediti di cinque autori della collana, Rachel Kushner, Matteo Nucci, Francesco Pecoraro, Emanuele Trevi, Paolo Zanotti. Ecco di cosa parlano…

 

-L’amore non farà più male di Rachel Kushner
La Costa Concordia, riversa su un fianco, affonda inesorabilmente, portando con sé le vite di numerosi passeggeri, l’ecosistema di un intero litorale, i mezzi di sussistenza degli abitanti dell’isola del Giglio, mentre il suo abbronzato comandante osserva l’evento catastrofico a distanza di sicurezza, vistosamente all’asciutto e sulla terraferma. Considerazioni sparse su una vicenda emblematica del nostro tempo.

 

-Mai di Matteo Nucci
L’uomo che racconta questa storia e un gaudente e geniale panettiere del Monferrato, soprannominato El Pana, grande patito di corride e della vita vissuta senza sconti, decidono di suggellare la loro passione per la tauromachia con un viaggio in Andalusia. Appena giunti nella patria del toro bravo, l’incontro casuale con una figura dal nome enigmatico e premonitore – Mai – sconvolge i loro piani, in una notte che sembra destinata a non avere fine.

 

-Tecnica mista di Francesco Pecoraro
Cos’è veramente un artista contemporaneo? Come far coincidere interamente l’arte con la vita? Si possono produrre opere che contengano in sé ogni mezzo tecnico e ogni linguaggio? In questo racconto spietato, scioccante, paradossale, e tuttavia perfettamente verosimile, un giovane pittore, detenuto in una imprecisata prigione statunitense per terroristi islamici, ripercorre le tappe della sua impossibile ricerca dell’arte totale.

 

-Opinioni di una zanzara tigre a Roma di Emanuele Trevi
Se una zanzara tigre potesse parlare, quali verità innominabili rivelerebbe? In questo surreale e scanzonato monologo, Emanuele Trevi dà voce al flagello delle estati romane, l’insetto più odiato e temuto dai cittadini della capitale, facendo di esso il cantore della rabbia degli emarginati e degli esclusi di ogni tempo.

 

-L’originale di Giorgia di Paolo Zanotti
«Nessuno avrebbe potuto intuire, in quegli anni di vento e libellule e Alpi lontane, il tema di fondo di questa storia. Che in realtà è semplice: la natura collettiva dell’amore. In una notte qualsiasi, notte di nuove inquietudini e scuola media, Giorgia sognò una rosapesce quasi perfetta. La notte successiva noi tutti sognammo un gattoserpente rudimentale. Da quel momento Giorgia per noi non fu mai più una bimba-ginocchia bucate». Con questa semplice e perfetta scelta di parole, Zanotti definisce il passaggio all’età adulta, e di converso il tema dell’infanzia smarrita ma sempre presente, del «doppio» (il cuore del racconto) che si ripresenta per tormentarci con ciò che vorremmo ancora desiderare: giocare a moscacieca, perdendoci nella nebbia.

ECCO L’INCIPIT DEL RACCONTO DI ZANOTTI, VENUTO A MANCARE DUE ANNI FA

Le prima telefonata di Leo, partito all’inseguimento ormai da un anno, ci sorprese (casualmente) tutti insieme e (colpa nostra) tutti impreparati. Dal nostro lato delle Alpi non avevamo saputo niente di nuovo riguardo a Giorgia, e in più ci rendemmo subito conto di avere le idee piuttosto vaghe in fatto di geografia dell’Europa. Se, come prometteva, Leo avesse continuato a tenerci aggiornati, al più presto sarebbe stato necessario procurarci un atlante. Ci parlò di Anversa, Lille, Klagenfurt, ripercorse in autostop una lagnosa landa mitteleuropea, ci commosse rievocando una notte sul mare di La Rochelle dove aveva scavato un buco sulla spiaggia e ci aveva trovato solo una gran disperazione. Alla fine, forse, ci chiese di come stava sua madre, ma a questo punto la friabilità della linea l’aveva avuta vinta.

Ci trovavamo a casa mia quando il telefono era squillato, quindi un po’ pigiati. Alla fine della conversazione, una volta riassunti a uso di tutti i passaggi più importanti, calò un silenzio come un ombrello che si chiude. Per un buon quarto d’ora nessuno ebbe il coraggio di aprir bocca. Un anno. Bisogna dire che neanche noi eravamo più tanto uniti, e quindi era un puro caso che Leo ci avesse trovati tutti e sette (che numero sbilenco, incompleto come un punto interrogativo), o forse non era davvero un caso, ma il richiamo lontano del gatto di sogno, già, ci doveva essere qualcosa di preordinato dietro. Perché, ammettiamolo, ci eravamo persi un po’ di vista, poco sapevamo di cosa avevano fatto gli altri negli ultimi mesi, ed era chiaro quello che ora tutti ci stavamo chiedendo, quello che stavamo rimuginando, mentre cercavamo di passare in rassegna gli occhi degli altri (io), ci accendevamo una sigaretta (Tommy), chiedevamo una sigaretta (Renato), tamburellavamo con le dita sulla tavola di fòrmica (Ivan), ci avviavamo verso il frigo in cerca di una birra del tutto ipotetica (Diego), confabulavamo nell’angolo un minimo più in disparte (i gemelli, forti del loro rapporto privilegiato al quadrato). Già, chissà, chissà in quanti avevamo già tradito, in quanti ci apprestavamo a tradire l’amore della nostra giovinezza. Il piccolo cielo prigioniero della finestra non sapeva dare indicazioni. Leo. Giorgia. Rosapesce. Gattoserpente.

(…)

 

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