Su ilLibraio.it lo scrittore Carlo D’Amicis racconta la sua collaborazione alla sceneggiatura del film tratto dal romanzo “La guerra dei cafoni”, un racconto di formazione ambientato in Puglia, d’estate, che vede protagonisti due gruppi di ragazzi, figli di famiglie benestanti e di famiglie povere. Un’opera sull’adolescenza e sull’amicizia, in cui grande spazio ha il paesaggio salentino

Per uno come me, che smonterebbe e rimonterebbe da cima a fondo ogni suo libro, realizzare una trasposizione cinematografica è una grande opportunità per apparire aperto e magnanimo: a chi mi chiede dei cambiamenti insiti nel passaggio da romanzo a film, e se questi cambiamenti non mi abbiano fatto in qualche modo soffrire, rispondo infatti puntualmente di no, che è stato bellissimo così.

In realtà questa bellezza sta tutta nella mia nevrosi: riscrivere mi piace ancora più che scrivere, e il cinema è il luogo ideale per nutrire questa malattia. Dopo avere inizialmente cambiato il romanzo in una sceneggiatura, ho infatti potuto cambiare la sceneggiatura in una seconda sceneggiatura, e poi in una terza che ne ha preceduta una quarta, una quinta, una sesta…

la guerra dei cafoni

L’obiettivo irraggiungibile di soddisfare me stesso si è quindi incastrato in quello di soddisfare insieme a me gli altri sceneggiatori, i registi, i produttori, e in questo modo la mia nevrosi ha potuto accedere allo stadio a cui ogni nevrosi, subdolamente, ambisce: la follia.

Alla fine, per fortuna, la sceneggiatura ce l’hanno strappata di mano e a quel punto ho potuto capire quanto contavano le mie virgole: poco o niente, in confronto alla tempesta che rende epica la scena in cui Mela va alla ricerca del suo cane, alla faccia che fa Tonino lo Storduto quando Sabrina gli chiede se è felice, al senso di morte che scende su Torrematta quando Cugginu suona la campana.

Scrivere un film è come comporre una musica. Se è brutta si sentirà, se è bella toccherà all’orchestra trasformarla in emozione.

la guerra dei cafoni

Ecco, la Guerra dei Cafoni è un film orchestrale, ventiquattro ragazzini ci suonano con attori consumati come Claudio Santamaria e Ernesto Mahieux  sotto la direzione di due registi visionari e nello stesso tempo rigorosi, capaci di esprimere una storia di contrasti attraverso una conciliazione di commedia e tragedia, di buio e di luce, di vuoto e di pieno.

L’emozione che da questa orchestra scaturisce è, io credo, l’emozione che ciascuno di loro ha provato nell’affrontare La Guerra dei cafoni come un’esperienza diretta, viva, autentica. Ed è proprio questa, secondo me, la cosa più istruttiva nel fare cinema: che quanto più è finzione tanto più occorre essere se stessi, quanto più serve il mestiere tanto più devi metterci anima, quanto più devi rispettare le regole tanto più devi pretendere che le regole rispettino te. In ogni caso metterci tutto te stesso, nevrosi comprese.

IL FILM – Dal 27 aprile nelle sale La guerra dei cafoni, film diretto da Davide Barletti e Lorenzo Conte e tratto dall’omonimo romanzo di Carlo D’Amicis. Con questo film la casa editrice Minimum Fax debutta in produzione (qui i dettagli).

L’AUTORE – Carlo D’Amicis (1964) vive e lavora a Roma. Ha pubblicato i romanzi Piccolo Venerdì (Transeuropa 1996), Il ferroviere e il golden gol (Transeuropa 1998, selezione Premio Strega), Ho visto un re (Limina 1999), Amor Tavor (Pequod 2003), e i racconti lunghi Maledetto nei secoli dei secoli l’amore (Manni 2008) e Il grande cacciatore (:duepunti 2011). Per minimum fax ha pubblicato Escluso il cane (2006, uscito anche in Francia presso Gallimard), La guerra dei cafoni (2008, selezione Premio Strega) e La battuta perfetta (2010).

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