Al centro del suo primo romanzo, “La libreria delle storie sospese”, Cristina di Canio (fondatrice, a Milano, de “Il mio libro”), ha messo, non a caso, una piccola libreria di quartiere dalle pareti lilla, affollata di storie e sogni… – Su ilLibraio.it un estratto

Siamo a Milano, e Cristina Di Canio è una giovane libraia attivissima in rete. Nel 2010 ha lasciato il suo lavoro in azienda e ha aperto la libreria indipendente “Il mio libro”, conosciuta anche come “la scatola lilla”. La sua libreria è il centro di molte attività rivolte a tutti i lettori e al quartiere, alla ricerca di un continuo scambio di idee, opinioni ed emozioni.

Un gruppo di lettura si riunisce una volta al mese. Durante l’anno vengono organizzati corsi di scrittura creativa e workshop con editor e scrittori. Vi sono anche spazi e attività per i bambini. E tutti coloro che pensano di avere qualcosa da dire e vogliono fare conoscere le proprie creazioni letterarie e artistiche, possono trovare uno spazio in libreria.

A Cristina piace anche incontrare altri librai. le cui storie poi racconta sul suo blog: La scatola lilla (ne abbiamo scritto qui).

È ora in uscita il suo primo romanzo, La libreria delle storie sospese (Rizzoli), ambientato a Milano, non a caso in una piccola libreria di quartiere dalle pareti lilla. Racconta la storia di Adele, che sprofondata nella sua poltrona, tra gli scaffali che profumano di carta, osserva il via vai che affolla la libreria. Questo luogo magico dalle pareti lilla, nascosto al confine tra la Milano delle boutique e i condomini affollati della periferia, è piccolo e accogliente, ed è solo per chi vuole davvero trovarlo. Proprio come è successo ad Adele che, da quella mattina di tanti anni prima, torna ogni giorno dalla sua amica Nina. Occhi intensi e sorriso grande, la giovane libraia si muove sicura nel caos che soltanto lei conosce e, ogni volta che un viso nuovo varca la soglia del negozio, gli va incontro travolgendolo con la sua energia.
Qui, tra i sogni, le storie si moltiplicano. Da quando un cliente ha avuto l’idea di lasciare un libro in regalo per l’avventore successivo, il locale si è riempito di persone. Così tutti hanno almeno una storia da regalare agli altri e tutti vogliono lanciare un messaggio, parlare, incontrarsi. E, magari, anche innamorarsi. Perché, a volte, per la felicità bastano tanti romanzi ancora da leggere e un uomo, anche sconosciuto, che ti canti canzoni d’amore; Nina, che con i libri è cresciuta, lo sa bene. E forse anche lei, che ha appena interrotto una storia importante, è pronta per vivere un nuovo sogno…

cover libreria-delle-storie-sospese

Per gentile concessione dell’editore, su ilLibraio.it pubblichiamo un estratto dal volume:

La copertina del volume era stata un richiamo irresistibile e me ne ero impossessata senza lasciare a Domenico nemmeno il tempo di finirlo. Credo che lui non l’abbia più ripreso in mano, in seguito, e resto ancora convinta di avergli fatto un favore a rubarglielo: era un uomo da Poirot e da Holmes. Avrebbe fatto fatica ad apprezzare le scorribande del protagonista.
A pensarci bene, adesso, dopo tutta la vita trascorsa nel frattempo, riesco a ricordarne a stento la trama, che all’epoca mi piacque tantissimo.
Forse sarebbe valsa la pena di rileggerlo, questo e tanti altri libri che ho amato alla follia. Ma la rilettura è un atto di pura venerazione, che toglie tempo ad altri volumi e che va compiuto solo in caso di necessità. Una sola vita è troppo breve per dare più di un’occasione a ogni singolo romanzo.
«Grazie ancora per la disponibilità, Nina. La tua libreria è stata davvero preziosa. TU sei stata davvero preziosa, come sempre.» Il professorino, capelli rasati e sorriso ammiccante, prova a dare inizio a una danza del corteggiamento, nella quale deve aver guadagnato, negli anni, il ruolo di Primo Ballerino, ma viene fermato sul nascere dalla libraia che si è già messa a dirigere i lavori per mettere in ordine il locale.
Dopo aver fatto lunga pratica durante gli incontri da sola a spostare e sollevare e riordinare e spazzare, deve iniziare a sistemare nell’esatto momento in cui l’evento termina, prima ancora che il pubblico abbia il tempo di salutare, infilarsi il soprabito e sparire. Deve puntare subito sul senso di colpa di chi sta andando via. Se mi vedi intenta a rassettare e non mi chiedi nemmeno se mi serve una mano, ti sentirai in colpa per avermi fatto fare tutto da sola!
Con un sorriso tirato, Nina molla al docente un paio di sedie pieghevoli e con un cenno del capo gli indica il fondo della sala: «Nel ripostiglio là dietro, grazie!». Nel frattempo io riprendo il mio posto, finalmente libero, strofinandomi contro lo schienale con la fastidiosa sensazione che l’usurpatore ne abbia modificato la forma perfetta, che gli dava quella sua impareggiabile comodità.
Si diventa ostinati e abitudinari, da vecchi. E testardi, come me che alla mia età preferisco passare un’ora in piedi in attesa che mi venga restituito il mio scranno, invece di rassegnarmi a sedermi su una sedia qualsiasi. Non mi sento nemmeno stanca. La cocciutaggine è una fonte di energia potentissima.
Le mie compagne di lavoro me lo ripetevano sempre: «Adele, sei così testùn che dovresti fare la sindacalista!». Avevano ragione da vendere, quelle lì.
Ho sempre lottato per ottenere quello che pensavo mi spettasse, anche a costo di grandi sacrifici. Come quando ho deciso di lasciare gli studi per aiutare Domenico in bottega e guadagnare abbastanza per sposarci o come quando ho accettato di lasciare Ginosa per trasferici a Milano e provare a costruire la vita che sognavamo. Non era mica facile, in quel periodo, lasciare la Puglia per venire a faticare qui, nel grande Nord. Con le nostre valigie ingombranti tenute insieme dallo spago, sembravamo comparse di quei film in bianco e nero che trasmettono ancora qualche volta alla televisione, molto tardi, quando non restano svegli che i metronotte, i gatti e le persone con troppi ricordi.
Avevo così paura, quando ho messo piede la prima volta in corso Lodi!
Non della folla che mi circondava, del cielo più bianco che avessi mai immaginato o degli infelici cartelli NON SI FITTA AI MERIDIONALI che penzolavano accanto a quelli che offrivano camere ammobiliate. Non avevo neanche il terrore di tutte quelle automobili che sfrecciavano lungo lo stradone, anche se non ne avevo mai viste così tante tutte insieme. Quello che mi spaventava davvero era l’entusiasmo negli occhi di mio marito, il sorriso che aveva mentre scopriva tutta quella novità, la frenesia che gli prese sentendo la musica di un complessino che usciva da un locale all’angolo della piazza vicina. La sua eccitazione era la causa del mio sgomento, perché non potevo fare a meno di chiedermi se sarei stata all’altezza dei desideri tanto grandi dell’uomo che amavo.

Proprietà letteraria riservata
© 2016 Rizzoli / RCS Libri S.p.A.

(continua in libreria…)

Libri consigliati