Lady Gaga è la protagonista di “A Star is born”, e lo è in ogni senso possibile. Si parla di lei quando si parla del film, della colonna sonora, della sua performance, della promozione, ma anche della sua storia personale, che si riflette nel plot narrativo a tal punto da far pensare a un ruolo cucito su misura. Ma l’opera è tanto il riscatto mediatico di Lady Gaga, quanto una storia d’amore turbolenta e del legame tra fama e salute mentale… – L’approfondimento

Lady Gaga è la protagonista di A Star is born, e lo è in ogni senso possibile. Si parla di lei quando si parla del film, della colonna sonora, della sua performance, della promozione (dal Festival di Venezia in poi), ma anche della sua storia personale, che si riflette nel plot narrativo a tal punto da far pensare a un ruolo cucito su misura. Ma il film è tanto il riscatto mediatico di Lady Gaga, quanto una storia d’amore turbolenta e del legame tra fama e salute mentale, e ciò rischia di passare in secondo piano.

Quello della fama è un tema molto caro a Lady Gaga, sin dai suoi esordi con l’album The Fame appunto, che proprio quest’anno ha compiuto dieci anni. Una carriera che molti avevano definito in declino dai tempi di Artpop fino all’uscita dell’ultimo album Joanne nel 2016. Un lavoro, quest’ultimo, che ha rivelato un’artista vera, fragile, che se è stato capito e valorizzato dai fan più accaniti e in parte dalla critica, non si è tradotto in un successo, lasciando il pubblico, inerme, abituato all’eccentricità di una popstar diversa. Come è testimoniato benissimo dal documentario Gaga: Five foot two, diretto da Chris Moukarbel per Nefitflix, che racconta i retroscena dell’ultimo album, la crescita e le sofferenze di un’artista che ha scavato nelle proprie radici dopo una rottura amorosa, rischiando fuori dai canoni della superstar mondiale.

A star is born soundtrack

Tutta la storia di Stefani Angelina Germanotta, ovvero Lady Gaga, è un racconto della ricerca del successo, dei fallimenti, delle luci della ribalta e delle cadute: nata e cresciuta a New York City in una famiglia italo-americana, consapevole sin da piccola della sua vocazione per la musica, per il canto e la performance, non sapeva solo catturare l’attenzione altrui ma, soprattutto, aveva qualcosa da dire. Una definizione di talento che emerge chiaramente in A star is born, dove Lady Gaga diventa Ally.

Incontriamo il suo personaggio all’inizio del film. La ragazza è chiusa nel bagno del ristorante per cui lavora come cameriera, mentre molla per telefono il suo ragazzo e maledice il genere maschile. Ally è costretta in una divisa scomoda, come l’identità che indossa per dissimulare il proprio talento come cantautrice. Quella stessa sera si esibisce nel locale di drag queen, in qualità di unica “gay girl”, in una versione di La vie en rose: una citazione della cultura camp e queer di cui Lady Gaga vanta l’appartenenza, proprio come Judy Garland, sua musa ispiratrice e non a caso protagonista di una delle versioni precedenti del film (quella del 1954). Proprio lì avviene l’incontro che cambierà la sua vita con Jackson Maine (Bradley Cooper), un cantante famoso arrivato lì per caso dopo un concerto, alla ricerca di un posto dove fare rifornimento di alcool.

Ally non è un’aspirante cantante di primo pelo, ma piuttosto navigata e sveglia: ha tentato molte strade per intraprendere la carriera ma è sempre stata rifiutata, non a causa delle sue capacità, ma del suo aspetto (“Mi consigliavano tutti di rifarmi il naso”, racconterà al suo interlocutore).

Il personaggio di Cooper, che è anche regista del film, è una country/rockstar con un passato problematico e una dipendenza da alcool e droga, che nell’aspetto è ispirato a Eddie Vedder e nella voce ricorda un tormentato Johnny Cash, un’interpretazione da lasciare a bocca aperta.

Jackson Maine è la rappresentazione del musicista maledetto, l’essenza della rockstar maschile, che fino a oggi è stato l’archetipo del successo americano. Finendo a parlare nel parcheggio davanti a un supermarket nella periferia della città, i due compongono la loro prima canzone insieme, la Shallow che è la canzone-tema del film, scritta nella realtà da Lady Gaga insieme a Mark Ronson, il produttore di Joanne.

Questa versione di A star is born (la terza, dopo quella del ‘76 e del ‘54) non è soltanto una parabola sul successo, ascesa e caduta attraverso l’amore, ma è un film che si può leggere su più livelli: c’è la depressione, la dipendenza da droghe e la relazione di coppia violenta e devastante che ne scaturisce.

A tratti, il ruolo di Jackson Maine ruba la scena al talento della sua compagna, spostando l’attenzione su di lui e sulla sua discesa negli inferi. Al contrario, la protagonista femminile rappresenta la capacità di rinascita di una donna nella sua scalata verso il successo, quello stesso successo che isola e porta alla distruzione il suo uomo.

A star is born riflette nell’intimo di una relazione le difficoltà odierne dei ruoli di genere: la crisi del maschio opposta all’ascesa e all’interesse verso la figura femminile, attraverso il racconto della sua resilienza. Il talento più che un dono è un fardello: non c’è niente di più doloroso che avere uno strumento per far sentire la propria voce, ma aver esaurito ciò che conta, ovvero qualcosa da raccontare. Nel film di Cooper, il dolore è ineluttabile e l’amore riesce ad alleviarlo solo in parte, ma non a salvare del tutto. Come con La La Land, un’altra storia d’amore e di ricerca di sé attraverso il successo, A star is born risuonerà ancora a lungo in chi lo ha guardato grazie alla sua splendida colonna sonora.

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