ilLibraio.it ha parlato con lo scrittore Nicola Lagioia della vittoria al ballottaggio di Virginia Raggi, dello stato della cultura a Roma e della fine dell’ascesa di Matteo Renzi – L’intervista

Nicola Lagioia, scrittore ed editor barese che da anni vive e lavora a Roma, “per la prima volta” nella sua vita non è andato a votare alle Amministrative. Il giorno dopo i ballottaggi, il vincitore del premio Strega 2015 analizza con ilLibraio.it la vittoria nella Capitale di Virginia Raggi. L’intervista è l’occasione per parlare dello stato della cultura a Roma e della fine dell’ascesa di Matteo Renzi.

Lagioia, a Roma la sconfitta del Partito Democratico, con il candidato Giachetti, è stata netta. Se l’aspettava?
“Era prevedibile. La città arriva da anni molto duri e confusi. Prima l’amministrazione Alemanno, poi la parentesi Marino, conclusasi malamente, quindi la stagione dei commissari. Quanto al sottoscritto, la mia cultura, non solo politica, è lontana dal Movimento 5 Stelle. Allo stesso tempo non sono riuscito a votare per il PD, che in qualche modo andava punito”.

Ora Virginia Raggi sindaco la preoccupa?
“Ho sempre creduto nell’etica dei risultati. Le voglio dare un’occasione. Così finalmente vedremo all’opera i 5 Stelle, e verificheremo cosa sanno fare”.

Del resto la situazione in città è molto complicata.
“Di più. Per governare Roma non bastano le buone intenzioni. Il corpaccione amministrativo è difficilissimo da gestire, le resistenze sono ovunque, senza dimenticare il ruolo dei poteri forti, palazzinari compresi. E poi ci sono i romani… Vedremo come la Raggi saprà interfacciarsi con i cittadini”.

Lei si occupa di cultura. Come sono andate le cose a Roma negli ultimi anni, e come si aspetta andranno con il nuovo sindaco?
“Staremo a vedere… tendo a credere molto poco alle promesse delle campagne elettorali. Quel che è certo è che in questi anni a Roma sono nate tante iniziative culturali spontanee, dall’esperienza dei Piccoli Maestri a nuove librerie indipendenti che hanno aperto, dalla vicenda del teatro Valle a quella della Palestra Popolare di San Lorenzo, sfrattata di recente. Spazi comunali dismessi sono stati recuperati, ma le amministrazioni hanno sempre ostacolato queste energie sviluppatesi dal basso. Si avverte dunque un distacco. E il problema è che, se queste realtà vengono fatte chiudere, dietro resta il vuoto, a parte festival e iniziative ‘ufficiali’. Eppure…”.

Eppure cosa?
“Nonostante Roma sia una città sgangherata dal punto di vista amministrativo, continua a produrre tanta narrazione. Faccio solo due esempi legati al cinema, citando due tra i film italiani più apprezzati dell’ultimo anno, Non essere cattivo e Lo chiamavano Jeeg Robot, entrambi ambientati nella Capitale. Come Napoli, Roma continua ad avere una forza mitopoietica unica”.

Roma a parte, l’ascesa di Renzi sembra essersi arrestata.
“Gli italiani si stufano subito degli ‘uomini della provvidenza’, Renzi compreso. Il Premier ha sbagliato a trasformare il Referendum costituzionale di ottobre in un referendum sulla sua persona. Gli sarebbe bastato non dire che si dimetterà in caso di sconfitta. E farlo se dovesse davvero accadere. La sensazione è che, forse inconsciamente, sia in cerca di una legittimazione. Siamo davanti a un paradosso: è diventato Primo Ministro senza passare dalle elezioni, e rischia di lasciare la guida del Paese non a seguito di una sconfitta elettorale…”.

LEGGI ANCHE – Lagioia a nudo: “Ho scritto ‘La ferocia’ come fosse una questione di vita o di morte” – Intervista

LEGGI ANCHE – “Erede di Faulkner e O’Connor”: Nicola Lagioia racconta Marilynne Robinson 

Fotografia header: renzi la gioia raggi

Libri consigliati