Da Pascal a Rodari, da Sartre a Oliver Sacks: il cantautore Brunori Sas parla con ilLibraio.it delle sue letture (molto diverse tra loro), e dei libri che hanno influenzato i testi delle sue canzoni: “Spesso a distanza di anni rileggo libri che mi hanno ‘cambiato’ e ci ritrovo sempre qualcosa di prezioso di cui non mi ero accorto prima. Come se un libro fosse in grado di svelarti i suoi tesori poco per volta, solo quando sei pronto ad accoglierli”

Brunori Sas è lo pseudonimo di Dario Brunori, energico cantautore calabrese, che si è fatto apprezzare sin dal debutto cult del 2009 (Vol. 1, non a caso vincitore del Premio Ciampi 2009 come “miglior disco d’esordio” e della Targa Tenco 2010 come “miglior esordiente”).

Nell’ambito di una serie di interviste in cui rocker, cantautori, ma anche rapper, popstar e dj, provenienti sia dal panorama mainstream sia da realtà indipendenti, parlano con ilLibraio.it delle loro letture e dell’impatto che ha avuto la letteratura sulla musica e sui testi delle canzoni, l’artista racconta a ilLibraio.it che nella stesura dei testi del suo ultimo album, Cammino di Santiago in taxi, “i libri per così dire ‘d’ispirazione’ sono stati diversi”, e cita Il ragazzo selvaggio di T.C. Boyle, Pensieri di Blaise PascalL’uomo che scambiò sua moglie per un cappello di Oliver Sacks, Grammatica della fantasia di Gianni Rodari, Incontri con uomini straordinari di Georges Ivanovič Gurdjieff, La mente che mente di Osho, La nausea di Jean-Paul Sartre, Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino e Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche“.

Come sottolinea lo stesso Brunori Sas, si tratta di libri molto diversi tra loro, “che ho letto in modo disordinato, molto spesso spizzicando, lasciando e riprendendo, un po’ come suggerisce Pennac nel suo celebre decalogo“.


Quanto al prossimo disco, a cui il cantante sta lavorando proprio in queste settimane, “mi sto affidando alla cronaca, anche se sul comodino ho le poesie di Guido Catalano (Ti amo ma posso spiegarti), La fattoria degli animali di Orwell e alcuni libri sulle tradizioni e superstizioni calabresi”.

Con il cantautore abbiamo poi parlato degli scrittori che sono “entrati” in qualche modo nei suoi album, anche nelle atmosfere musicali: “Domanda delle cento pistole, avrebbe detto qualcuno. È molto difficile stabilire quanto una lettura, o un disco o un film, possano influenzarti nella stesura di una canzone. Tanti sono i libri che hanno contribuito a farmi maturare punti di vista differenti rispetto al mondo circostante e a quello interiore. Ma farne una lista, o scovarne qualcuno nelle mie canzoni, sarebbe un giochino cerebrale, mentre la mia scrittura è molto spesso istintiva e priva di premeditazione”. Prosegue Brunori: “Mi è capitato solo una volta di scrivere un brano partendo dalla trama di un romanzo. Mi riferisco a Pornoromanzo (brano presente nel Cammino di Santiago in taxi), che è chiaramente ispirata a Lolita di Nabokov, anche se in realtà l’ho scritta dopo aver visto il film di Kubrick… A ogni modo un buon libro molto spesso mi ricorda chi sono, ma al contempo mi permette di diventare altro da me. E questo, inevitabilmente, finisce in ciò che scrivo. Il bello è che spesso a distanza di anni rileggo libri che mi hanno ‘cambiato’ e ci ritrovo sempre qualcosa di prezioso di cui non mi ero accorto prima. Come se un libro fosse in grado di svelarti i suoi tesori poco per volta, solo quando sei pronto ad accoglierli. Tu cresci e il libro cresce con te. Cosa possiamo chiedere di meglio? Un lucano”.


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