Massimo Zamboni (ex CCCP e CSI, in libreria con “Anime galleggianti – Dalla pianura al mare tagliando per i campi”, scritto con Vasco Brondi) parla con ilLibraio.it dell’impatto della letteratura sulla sua musica e le sue canzoni, e cita autori come Anna Maria Ortese, Adonis, Emily Dickinson, Pavese e…

Nella storia del rock italiano Massimo Zamboni ha avuto un ruolo decisivo, non solo in veste di chitarrista e compositore dei CCCP e, a seguire, dei CSI, ma anche per la sua raffinata carriera solista. Negli anni, parallelamente alla musica, Zamboni (come lo stesso Giovanni Lindo Ferretti, del resto), si è dedicato anche alla scrittura letteraria. Dopo L’eco di uno sparo – Cantico delle creature emiliane, pubblicato da Einaudi nel 2015, è da poco tornato in libreria, a quattro mani con Vasco Brondi (Le Luci della Centrale Elettrica) con Anime galleggianti – Dalla pianura al mare tagliando per i campi (La Nave di Teseo, fotografie di Piergiorgio Casotti).

Massimo Zamboni L'eco di uno sparo

Per l’occasione, nell’ambito di una serie di interviste in cui rocker, cantautori, ma anche rapper, popstar e dj, provenienti sia dal panorama mainstream sia da realtà indipendenti, parlano con ilLibraio.it delle loro letture e dell’impatto che ha avuto la letteratura sulla musica e sui testi delle canzoni, Zamboni ci ha svelato quali scrittori sono “entrati” in qualche modo nella sua musica: “Molto faticosamente la narrativa romanzesca riesce a colpirmi – sottolinea – sempre più spesso sono attratto da forme ‘concentrate’ di scrittura, e sempre più spesso ne sento l’influenza in fase di scrittura dei testi delle canzoni“. Argomenta il musicista: “In questi ultimi anni sono rimasto molto colpito da Anna Maria Ortese, in particolare l’ottimo Corpo Celeste, una miniera musicale da questo punto di vista. Così anche le poesie di Adonis, di Emily Dickinson, il ciclo di Spoon River, i grandi romanzi balcanici (Ivo Andrić in particolare) tutte le scritture che inventano e sfuggono dal discorrere quotidiano”.

galleggianti

Molti scrittori sono entrati – “loro malgrado! – nelle mie canzoni, ad esempio Gerard Manley Hopkins, di cui ho musicato Pied Beauty, ancora Emily Dickinson, molta letteratura italiana del Dopoguerra, Fenoglio, Pavese, Levi, Rigoni Stern in particolare; e la grande passione per Kafka”. Senza dimenticare, però, che “poi è tutto il complesso delle letture compiute da sempre che si mescola ed entra in gioco, spesso in maniera inconsapevole”.

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