Una libreria a Montmartre, una libraia giovane e appassionata, un incontro speciale: ecco gli ingredienti de “La libreria dei sogni che si avverano” di Christel Noir. Su ilLibraio.it un capitolo dal romanzo

Arriva in libreria per Corbaccio La libreria dei sogni che si avverano, seconda opera dell’autrice francese Christel Noir, vincitore del Prix de la Messardière, Roman de l’été 2015.

Il romanzo ci porta in una piccola libreria a Montmartre, a Parigi, dove Marie, la proprietaria, condivide la giornata con i clienti abituali, fra cui una giovane ribelle e un signore anziano appassionato di letteratura. Il suo incontro con Josh, sceneggiatore in cerca di ispirazione, potrebbe sfociare in una storia d’amore, ma Marie è una persona timida e timorosa di lasciarsi andare. Nello stesso momento, nella vita di Marie fa la sua comparsa un confidente molto particolare: un angelo custode, o forse solo una proiezione della mente… che però tutte le sere la aspetta ai piedi del letto pronto ad ascoltare le sue confidenze, i suoi sogni. Marie non sa se chiamare la polizia, consultare uno psichiatra o, più semplicemente, lasciarsi guidare da questa presenza che forse la aiuterà a trovare la strada per la felicità.

Per gentile concessione dell’editore, su ilLibraio.it pubblichiamo un estratto del romanzo:

Le prime luci dell’alba filtrate dalle persiane illuminarono la sveglia appoggiata a terra accanto al letto. Le sei e tre quarti e Parigi si stava ridestando. Una ciocca di capelli ramati spuntava da sotto il piumone dove stava rannicchiata Marie.

Qualche anno prima aveva preso possesso dell’appartamento ereditato da suo nonno Samuel, situato al pianterreno di rue de Moines numero ventuno, nel XVII arrondissement. Affacciato sui tetti di Parigi dal lato del cortile interno, era composto da un grande e luminoso soggiorno e da una cucina con i muri rivestiti di mattonelle ottagonali e il pavimento di ardesia, più una camera da letto adiacente al bagno in cui troneggiava, in mezzo a un disordine ben organizzato, una collezione di flaconcini di profumo.

Nella parte del soggiorno che fungeva da studio c’era una porta sempre chiusa. Per quanto Marie amasse vivere in mezzo agli oggetti appartenuti a suo nonno, le risultava però impossibile entrare in quella stanza nella quale erano racchiusi i ricordi della sua famiglia, le sue origini e i suoi segreti. O almeno questo era quanto immaginava: era infatti convinta che, una volta varcata quella soglia, si sarebbe dovuta tuffare in un passato da salvaguardare, onorare e convertire in qualcos’altro. Perciò la porta di quella stanzaricordo restava chiusa e riceveva di tanto in tanto una carezza a mo’ di saluto per Samuel. Con quel gesto Marie voleva semplicemente dirgli che non lo aveva dimenticato, senza peraltro sentirsi pronta a coniugare il suo lascito nel presente.

Aveva alle spalle poche ore di sonno. Lettrice per passione e libraia per retaggio, la sera prima aveva organizzato una serata dedicata a un romanziere molto in voga, su grande richiesta dei clienti. La libreria dal fascino vecchiotto aveva registrato il pienone, e i libri si erano venduti come il pane. Grazie a quel successo, l’editore attuale si era illuso che il proprio autore fosse il Victor Hugo del XX secolo, cosa che Marie aveva trovato divertente. In realtà, un autore non poteva più permettersi di essere un Thomas Chatterton che scrive per amor delle parole prima di suicidarsi: ciò non sarebbe bastato a procurargli la fama. Solo un marketing efficace poteva garantirla.

Situata al numero 10 di place Goudeau a Montmartre, la libreria era rimasta tale e quale Samuel l’aveva lasciata, con i suoi volumi rari impilati sugli scaffali alti fino al soffitto. I due soli tocchi personali apportati da Marie erano gli scrittori contemporanei e il finto disordine dei libri ammucchiati su delle bancarelle oppure a terra.

Con la sua memoria eidetica, Marie impressionava chiunque varcasse la porta del negozio: aveva in testa non solo tutte le informazioni del proprio magazzino ma anche il contenuto di tutti i libri che aveva letto.

Al fine di solleticare i sensi dei clienti, aveva associato alla serata anche una degustazione di vino, il cui profumo non aveva mancato di attirare Jacques, Raymond e Francis, i tre clochard della rue d’Orchamp che si erano autoinvitati, senza però dimenticare di portarle i loro ultimi ritrovamenti. Ed ecco che los tres amigos – come erano stati soprannominati dagli abitanti del quartiere –avevano finalmente qualcosa di meglio da fare che chiedere l’elemosina o raccogliere lattine di alluminio. Nelle loro scorribande per le vie della capitale raccattavano tutto ciò che avesse al suo interno più di cinquanta pagine stampate. Marie comprava a volte intere cassette piene di libri al solo scopo di fornire un pasto al trio di combattenti.

Verso le undici di sera, quando anche il suo ultimo lettore in preda ai fumi dell’alcol se ne fu andato, il romanziere in voga assunse il broncio malinconico di chi fa ritorno nella sua grotta, da solo, dopo aver fatto sognare tanta gente. E siccome la bontà nell’urgenza è sempre più efficace della benevolenza dopo la riflessione, Marie gli aveva proposto di bere insieme il bicchiere della staffa.

Intorno all’una e mezza caricò su un taxi l’autore reso euforico dal fine serata al gusto di cognac in mezzo a libri di cui ignorava di sicuro l’esistenza, e inebriato da un vocabolario più ricco delle seimila parole che usava per far sognare le sue lettrici di thriller romantici.

Marie chiuse la libreria, inforcò la bicicletta e se ne tornò tranquillamente a casa lungo le vie deserte. «L’aria fresca della notte attenua l’effetto dell’alcol», continuava a ripetersi come un mantra magico, ma la sola idea di cascare dalla bici e finire la serata insieme ai tres amigos bastava a farla pedalare diritto.

Ed eccola arrivata al 21 di rue de Moines. Marie compose il codice, attraversò l’androne fino alla sua porta e appoggiò la bici al muro. Come riecheggiando il rumore della chiave nella toppa, i bassi della musica di Aymerick, il festoso inquilino insonne del quinto piano, nobile decaduto e ultimo membro del suo lignaggio, vibrarono in tutto l’edificio.

Il vecchio orologio a pendolo dell’ingresso segnava le due. In un rituale già collaudato, Marie si tolse le scarpe mentre attraversava il soggiorno, si sbottonò la gonna che scivolò a terra, la scavalcò togliendosi il maglione che gettò sul divano e con indosso solo la biancheria intima raggiunse la cucina in fondo al corridoio.

Aprì lo sportello del frigo, afferrò la bottiglia del latte e bevve a garganella. La luce del frigorifero illuminò per un istante i vasetti di spezie allineati sulle mensole, tutte le spezie che potevano contenere le ricette immagazzinate nella sua memoria. Richiuso lo sportello, l’alone di luce svanì e Marie salutò Phoenix, un filodendro convalescente sul davanzale della finestra.

Dopo si rifugiò sotto il piumone. La giornata era stata lunga e l’indomani contava di alzarsi presto per sfruttare appieno i due prossimi giorni di ferie, e soprattutto la festa di compleanno organizzata da Margaux. Secondo la sua amica d’infanzia, quella serata avrebbe di sicuro posto rimedio al suo stato di single. Che Dio l’ascolti! pensò Marie, addormentandosi col sorriso sulle labbra.

(continua in libreria)

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