Che cosa ci fanno il Nokia 3310 e il vinile nell’epoca del digitale e dei social, degli smartphone e di Spotify? Su ilLibraio.it la riflessione della scrittrice Roberta Marasco, che collega la “resistenza” delle librerie indipendenti al fascino di un film come “La La Land”: “In ciascuna i librai hanno fatto ricreato un mondo, proprio come fra le pagine dei volumi che li circondano…”

Che cosa ci fanno il Nokia 3310 e il vinile nell’epoca del digitale e dei social, degli smartphone e di Spotify? Nell’epoca dell’intangibile, del reversibile, dell’accessibile, dove nello spazio di pochi clic si correggono i refusi di un ebook già in vendita, si comprano mobili fatti su misura in Thailandia per il nostro soggiorno e si mostrano i primi passi del pargolo in diretta ai nonni orgogliosi e lontani. Eppure la nostalgia fa capolino dietro ogni angolo, sempre più presente e impossibile da ignorare, perfino nel mondo delle possibilità nascoste dietro uno schermo, della sperimentazione, della personalizzazione. Un mondo fatto su misura per tutti, che ci accompagna, ci assiste e al tempo stesso ci definisce nelle nostre scelte, ogni volta che compriamo un libro online e ci viene gentilmente indicato ciò che ci potrebbe e dovrebbe piacere subito dopo. Un mondo in cui il messaggio perde a poco a poco di senso a vantaggio della sua eco, in cui il significato lo scrivono i commenti, i giudizi, i like e gli hater, mentre le parole originarie si perdono in un caos di rimandi sempre più imprecisi.

Forse c’era da aspettarsi che uscissimo un po’ scossi dalla frammentazione e dall’ironia post moderna e che avessimo bisogno di riprendere contatto con le ultime certezze rimaste. Un po’ come fanno i bambini, quando scoprono che Babbo Natale non esiste e sentono improvvisamente il bisogno di circondarsi di peluche e tornare a leggere i Barbapapà. Non credo che nessuno rimpiangesse l’odore del vinile tanto quanto si rimpiange un po’ ovunque il riscoperto odore della carta, ma è comunque di conforto tornare al tangibile, o a una batteria inestinguibile come quella del Nokia d’altri tempi.

Non è un caso forse, che La La Land, il film che ha messo sotto i riflettori il rapporto fra passato e presente, sia stato vittima, per un curioso e beffardo gioco del destino, dell’errore più clamoroso della storia degli Oscar. State ancora qui a dare premi e a contare statuette, sembra aver voluto dire quel tweet di troppo all’origine della distrazione e dello scambio di buste? Il presente è inaffidabile, inafferrabile, imprevedibile, distratto, è terra di errori un tempo inammissibili, che si dimenticano in un battito di ciglia. E con loro anche il passato, quel passato che cerchiamo di stringere in un pugno ma senza aver il coraggio di aprire le dita e controllare quanto è rimasto sul palmo.

E proprio La La Land, forse, con il suo modo elegante e romantico di rileggere il passato senza l’ironia del post moderno ma senza inchinarsi all’immutabilità dei classici, con il suo cercare un punto di incontro fra passato e futuro (“Come puoi essere un rivoluzionario se sei così tradizionalista?” dice Keith a Sebastian. “Resti aggrappato al passato ma il jazz parla di futuro”), può indicarci una direzione. Perché fra i tanti ritorni inaspettati di questi anni c’è anche il fiorire di piccole librerie indipendenti che avrebbero rappresentato il sogno di Meg Ryan e l’incubo di Tom Hanks in C’è posta per te. Librerie che contro ogni pronostico sembrano funzionare e non solo, stanno dettando un nuovo modo di vendere libri e fare cultura.

Le piccole (e a volte non tanto piccole) librerie indipendenti sono il luogo in cui la nostalgia si affaccia nel presente e si proietta verso il futuro. In ciascuna i librai hanno di fatto ricreato un mondo, proprio come fra le pagine dei volumi che li circondano. La chiave delle librerie indipendenti non è soltanto l’attenzione personalizzata e la cortesia e i consigli del libraio, ma il fatto che entrarci significa mettere un passo fuori dalla realtà, nel mondo dell’immaginario e del meraviglioso, dove tutto è possibile. Spesso il libraio grazie ai social esce da dietro il bancone e diventa protagonista, e riesce nel difficile intento di far sentire protagonista chi lo segue. Cristina Di Canio con la sua Scatola Lilla, Filomena Grimaldi con la Libreria Controvento e il suo cartello per il diritto delle bambine a leggere libri scientifici sono i primi due esempi che mi vengono in mente. Ma ce ne sono migliaia di altri. Migliaia di librai che organizzano presentazioni magnifiche, club di lettura, eventi di ogni tipo. Librai che ogni giorno tirano su la saracinesca e fanno esattamente quello che cercano di fare gli scrittori che popolano i loro scaffali: prendono per mano chi entra in negozio e lo fanno sentire il protagonista di una storia ancora tutta da raccontare. Compiono una piccola magia, ogni volta. E si reinventano ogni giorno per traghettare il passato nel futuro, all’insegna della nostalgia e della voglia di sperimentare, dell’omaggio ai classici e della fantasia.

Ecco perché le librerie indipendenti secondo me sono tante piccole La La Land. City of stars, are you shining just for me? Chi ne varca la soglia sente che da quel momento tutto è possibile, che quel mondo, quei colori e quell’atmosfera parlano e sussurrano solo per lui. E come in La La Land, anche lì la realtà è intessuta di sogni.

E forse, ma non lo sapremo mai, se Sebastian fosse riuscito a lasciar andare il passato e ad ascoltare il futuro nascosto nelle note del jazz, anche l’ultimo sogno mancato del film avrebbe potuto realizzarsi.

IL LIBRO E L’AUTRICE – Le regole del tè e dell’amore (in libreria per Tre60) è l’ultimo libro di Roberta Marasco. L’amore di Elisa per il tè risale alla sua infanzia. È stata sua madre a insegnarle tutte le regole per preparare questa bevanda e ad associare, come per gioco, ogni persona a una varietà di tè. Daniele, il suo unico grande amore, è tornato dopo tanto tempo. Ma Elisa ha imparato da sua madre a non fidarsi della felicità, a non lasciarsi andare mai, perché il prezzo da pagare potrebbe essere molto alto. Prima di tutto dovrà trovare se stessa, poi potrà capire se Daniele può renderla felice. Quando trova per caso una vecchia scatola di tè con un’etichetta che riporta la scritta ROCCAMORI, il nome di un antico borgo umbro, Elisa ne è certa: si tratta del tè proibito della madre, quello che le fece provare solo una volta e che, lei lo sente, nasconde più di un segreto. Forse proprio lì, in quel borgo antico, Elisa potrà trovare le risposte che cerca e imparare a lasciarsi andare e a fidarsi dell’amore, guidata dall’aroma e dalle regole del tè…