Nel reportage de ilLibraio.it da Più libri più liberi spazio a tanti piccoli editori che hanno sede lontano dalle “capitali” dell’editoria (Milano, Roma e Torino). Nonostante profonde differenze fisiologiche, vuoi nel catalogo vuoi nella linea editoriale, molti di questi marchi sembrano avere comunanza d’intenti, in particolar modo per quanto riguarda la visione d’insieme e la progettualità

L’offerta di Più libri più liberi, che si è svolta per il secondo anno (ma siamo alla diciassettesima edizione) alla Nuvola dell’Eur a Roma, è vastissima. Nei giorni in cui si tiene la Fiera Nazionale della Piccola e Media editoria i marchi sono tutti insieme, spalla a spalla e con la stessa visibilità, ma, come nel caso dei grandi gruppi editoriali, nella vita di tutti i giorni molte delle più conosciute piccole case editrici hanno sede nelle tre “capitali” dell’editoria italiana (Milano, Torino e Roma). Tuttavia, fuori da queste rotte esistono altri editori indipendenti agguerriti, per cui che non è sempre facile ottenere spazio fuori dal tessuto regionale. ilLibraio.it ha incontrato alcune di queste realtà.

Più libri più liberi

Qualità e recupero dal passato

Nonostante profonde differenze fisiologiche, vuoi nel catalogo vuoi nella linea editoriale, molti di questi piccoli editori sembrano avere comunanza d’intenti, in particolar modo per quanto riguarda la visione d’insieme e la progettualità: la volontà di costruire un percorso che renda ciascuna casa editrice riconoscibile per omogeneità dell’offerta, dalla veste grafica alla tipologia di testi proposti.

Comune è anche la necessità di proporre libri che sappiano interpretare la nostra realtà a velocità accelerata, delineare futuri possibili e, al contempo, andare a ricercare nel passato letterario, italiano e non, testi dimenticati ma ancora in grado di raccontarci di noi.

Tutti gli editori che abbiamo incontrato, insomma, concordano su un punto: la fiducia dei lettori va guadagnata, e bisogna farsi carico dell’oneroso compito di accompagnarli nella scoperta di nuovi titoli. Questo non significa, chiaramente, pubblicare opere che piacciano a tutti. Anzi, la maggior parte dei progetti che citeremo (e molti altri avrebbero potuto trovare spazio in questa rassegna che non ha la pretesa dell’esaustività) ha un’identità forte, che li differenzia l’uno dall’altro.

Black Coffee Case editrici indipendenti

Dal Trentino al “laboratorio” toscano

Un ponte tra la grande distribuzione e la militanza culturale, come nel caso di Keller, editore trentino nato a fine 2005, che pubblica sia narrativa sia reportage, preferendo testi di autori centroeuropei e russi. Dal 2014 al 2018, Keller ha portato avanti un progetto interamente dedicato al racconto della Prima Guerra Mondiale, chiamato, si può facilmente intuire perché, Confini. Oppure come Transeuropa, che ha sede a Massa e un nume tutelare che ne fa intuire la direzione editoriale: Pier Vittorio Tondelli. Il suo catalogo è molto vario, ma in particolar modo è interessante gettare uno sguardo alla saggistica, che propone, tra le altre cose, testi filosofici di autori come René Girard e Gianni Vattimo.

Un caso particolare è quello della Toscana (soprattutto di Firenze), trasformata in un interessante laboratorio culturale. Tra i – davvero tanti – progetti spicca quello di effequ, casa editrice ormai storica, fondata nel 1995 a Orbetello e “rilanciata” nel 2018 grazie al lavoro degli editori Francesco Quatraro, direttore editoriale e figlio del fondatore Fernando, e Silvia Costantino, che si occupa anche dell’ufficio stampa. effequ definisce i suoi titoli “pop”: effettivamente sono molto accessibili, ma questo non li rende certo semplicistici e non minimizza la loro vocazione all’interpretazione del presente, in forma vuoi narrativa, vuoi saggistica. In questa direzione vanno ad esempio il saggio di Alessandro Lolli, La guerra dei meme, e Ricette di confine, di Silvia De Marco, un ricettario che, oltre alla preparazione di vari piatti della tradizione mediorientale, racconta anche la vita quotidiana in Palestina.

C’è poi Clichy, casa editrice fiorentina con un catalogo ormai imponente, nata dall’amore per la cultura francese del direttore editoriale Tommaso Gurrieri (che riecheggia nei nomi scelti per le collane). Inizialmente orientata su una proposta più eterogenea, Clichy cerca oggi di concentrarsi sull’opera di alcuni autori contemporanei particolarmente interessanti, come Pierric Bailly, Régis Jauffret, e Joann Sfar. Narrativa contemporanea francese, quindi, ma anche americana, oltre ai classici inediti, come I medici di Dumas o La preda di Zola, e ai libri per bambini (anche in questo caso di autori prevalentemente francesi, sebbene per il 2019 Gurrieri punti su un’italiana, Camilla Pintonato, classe 1991, con l’illustrato Questo non è un pollo). Curiosando tra le proposte di Clichy si intuisce una progettualità anche politica: “Con i nostri libri”, ci conferma Gurrieri, “cerchiamo di dare un messaggio: pensiamo che ce ne sia sempre più bisogno”.

Editore indipendente Clichy

Casa editrice fiorentina, nata da pochi anni ma già con molti lettori affezionati, è Black Coffee. La animano Sara Reggiani e Leonardo Taiuti, entrambi traduttori con una grande conoscenza della letteratura nordamericana. La loro offerta è selezionatissima (sono anche gli editori italiani della rivista letteraria Freeman’s), con pochi titoli all’anno di autori statunitensi “inspiegabilmente sconosciuti in Italia”. Mary Miller, ad esempio, con Happy Hour, o Ben Marcus, con L’alfabeto di fuoco. I loro testi, ci racconta Taiuti, “devono rappresentare l’immagine dell’America di oggi”. E anche avere una storia forte supportata da una ricerca stilistica adeguata: “Non devono accompagnarti nella lettura”, continua Taiuti, “ma schiaffeggiarti durante il percorso”. Proprio come il caffè nero che dà nome alla casa editrice.

Un dialogo tra passato e presente

Il loro intento è simile a quello di Neo, casa editrice di stanza a Castel di Sangro, in provincia dell’Aquila. Un “luogo di resistenza”, come si precisa nel sito internet. Anche la sua linea editoriale è volta a spiazzare il lettore, stimolarlo con testi per nulla consolatori, che possono, all’occorrenza, arrivare a turbare. Pure per Neo l’aspetto più importante è la consapevolezza stilistica: scaldare gli animi va bene, ma non a discapito della lingua.

Sempre del Centro Italia è Gran vía, attiva a Narni, in Umbria, dal 2006. Sebbene ultimamente si sia aperta anche al resto del mondo, Gran vía è specializzata in autori latinoamericani e spagnoli. Cosa più interessante ancora: della Spagna tocca tutte le lingue; non solo opere in castigliano e catalano, quindi, ma anche in galego e basco.

Dalle Marche, invece, arriva Hacca, diretta dalla fondatrice Francesca Chiappa dal 2008. L’intento di Hacca è sempre stato molto chiaro: fare ricerca sugli scrittori esordienti. “E dieci anni fa l’esordiente non era ben visto”, commenta Chiappa, che attribuisce l’interesse che invece godono oggi gli scrittori alla prima opera anche alla fortuna di Paolo Giordano e della sua Solitudine dei numeri primi. L’attenzione alla contemporaneità è però affiancata da quella per il Novecento italiano. Il catalogo novecentesco, curato da Giuseppe Lupo, va da Leonardo Sinisgalli a Franco Fortini e recupera anche capisaldi della letteratura operaia, come Ottiero Ottieri e Luigi Davì. L’obiettivo, ci spiega Chiappa, è quello di innestare un dialogo tra epoche diverse, anche attraverso la grafica delle copertine, motivo per cui le collane non sono immediatamente distinguibili: “Chiediamo agli scrittori contemporanei una veggenza verso il futuro e agli scrittori passati di parlarci di come siamo oggi”.

Franco Fortini Hacca

Fondata a Macerata, ma con sede anche a Roma, è Quodlibet. In questo caso il catalogo spazia dalla narrativa (italiana e straniera), alla poesia, alla saggistica. Particolarmente interessanti sono le pubblicazioni di autori russi, tra cui si trovano testi imperdibili come I signori di Golovlëv, di SaltykovŠčedrin e il poema ferroviario Mosca-Petuski di Venedikt Erofeev, nella splendida traduzione di Paolo Nori. Sempre di Quodlibet è anche da segnalare la collana Humbolt, che raccoglie reportage di viaggio d’autore, ciascuno accompagnato da un servizio fotografico. L’ultimo uscito è del 2016: Absolutely Nothing, un viaggio nei deserti americani firmato da Giorgio Vasta, con le fotografie di Ramak Fazel.

Absolutely Nothing

Cercare storie verso Sud

Andando sempre più a sud, a Bari troviamo LiberAria, con una redazione completamente femminile diretta da Giorgia Antonelli. La proposta di LiberAria è incentrata sulla narrativa, gli autori, sono perlopiù giovani e le storie attraversano ambientazioni ed epoche differenti: ancora una volta l’attenzione è rivolta prima di tutto alla qualità del testo.

Nel centro della Sicilia, a Enna, ha invece sede Bonfirraro Editore, che opera nell’isola da oltre trent’anni (e che, grazie al recente accordo con Messaggerie, sbarca ora in tutta Italia). Bonfirraro era nata con la volontà di sopperire alla carenza di proposte regionali e negli anni il suo esempio non è passato inosservato.

Tra le nuove realtà siciliane (regione in cui ha sede Sellerio, marchio palermitano spesso in vetta alle classifiche con autori come Andrea Camilleri, Marco Malvaldi e Antonio Manzini) va nominata il Palindromo, giovane casa editrice di Palermo che esplora la letteratura contemporanea, siciliana in particolar modo, e ha un occhio di riguardo per i classici dimenticati: “Noi la chiamiamo editoria ecologica, invece di immettere troppe novità sul mercato preferiamo pubblicare anche libri di valore ormai spariti dalle librerie”, ci racconta Nicola Leo, fondatore insieme a Francesco Armato. Come I fatti di Petra di Nino Savarese, autore molto amato anche da Sciascia, e I vivi e i morti di Giuseppe Antonio Borgese (un aneddoto: professore universitario, Borgese si trova negli Stati Uniti quando in Italia viene imposto il giuramento fascista; Borgese sceglie di non firmare e resta in America, dove conosce e sposa la figlia di Thomas Mann, Elisabeth). Oltre alla narrativa, il Palindromo porta avanti anche un progetto di saggistica, e la collana Città di carta, che propone una serie di guide letterarie di città, per ora italiane, ma in futuro anche europee.

Editore di Palermo, il Palindromo

La visibilità dei piccoli e medi editori, nelle kermesse editoriali come in libreria, sembra crescere sempre di più. Questo, va sottolineato, anche grazie alla scelta dei librai indipendenti di consigliare ed esporre anche titoli di case editrici non sempre molto conosciute al di fuori della regione di provenienza. Per i lettori forti e per gli addetti ai lavori forse è scontata l’esistenza di una serie di case editrici piccole ma con testi di qualità elevata, ma in un Paese con dati di lettura molto bassi come il nostro non è il caso di considerarlo un assunto. Le piccole realtà (in questo reportage ne abbiamo citate solo alcune, e molte altre se ne sarebbero potute raccontare) sono spesso un patrimonio locale e garantiscono attenzione per il catalogo, cura del prodotto e il coraggio di aprirsi a titoli anche al di fuori dei dettami del mercato. Per fortuna il loro fatturato, così come il numero complessivo di copie vendute, è in crescita. Qualcosa, forse, si sta muovendo.

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