Certi libri dettano le regole. Spaesanti e labirintici, avviluppano il lettore in mitologiche agoni, prive di un’apparente via d’uscita se non quella, a primo acchito scontata, dello smarcare l’ultima pagina. Per evitare che il vincitore della sfida sia lo spauracchio dalla trama impossibile e dai font piccolissimi, vi forniamo un addestramento mirato, contro alcuni dei più temibili (e imperdibili) molossi della letteratura. Ecco una lista di libri che vi metteranno alla prova, da “Moby Dick” di Herman Melville, all'”Ulisse” di James Joyce, passando per “Infinite Jest” di David Foster Wallace e “2666” di Roberto Bolaño

Tra coste mastodontiche, prefazioni infinite e note a piè di pagina, ci sono testi che incutono un timore atavico palesando, anche nei più infaticabili entusiasti, insicurezze da neofita e ansia da prestazione. Ecco dunque come da tempo immemore, schiere di lettrici e lettori sono caduti sotto la vigorosa scure del postmodernismo, della letteratura ergodica e delle digressioni lisergiche, compressi dal tunnel carpale e attratti dalle lusinghe dell’abbandono. Sì, perché scegliere di maneggiare titoli pesantissimi – non solo per grammatura, ma per antonomasia stessa – non è solo questione di avambracci possenti e dedizione, ma prevede una brillanza strategica degna di Scipione l’Africano, da coltivare nel corso del tempo con lungimiranza e creatività.

Là dove i più previdenti avranno (perlomeno) assimilato il superamento dei confini del formato pagina già in età adolescenziale, districandosi tra bivi e finali alternativi, o affrontando la chimera del diario di Keri Smith, per appassionati “classici” e meno duttili il sovvertimento della linearità narrativa potrebbe richiedere il ricorso ad assist collettivi che, in battaglie di questo tipo, riteniamo non solo leciti, ma funzionali al trionfo. Barattando quindi il nostro orgoglio solipsistico-intellettuale con un’organicità da compagine armata, sentiamoci liberi di accedere a tutta quella serie di walkthrough che gentili e romantici pionieri hanno lasciato ad perpetuam rei memoriam per facilitarci nell’impresa: e, fidatevi, il tentativo ne varrà la pena.

In primis, ben venga a guide appositamente redatte o, in assenza, ai suggerimenti di Wikipedia: tenere a portata di sfoglio un riassunto della trama, uno schema sintetico (o meno) dei consigli di lettura e, soprattutto, una lista dei personaggi principali sarà un prezioso tonico da utilizzare nei momenti di scoramento (che non mancheranno). Di quando in quando, ricevere accoglienza presso forum e blog di cultori del titolo ci permetterà di condividere le nostre impressioni, facilitando veloci ripassi di quanto già accaduto senza lasciarci impreparati per i successivi capitoli. Infine, nel caso in cui non siate pratici dell’ars divinatoria, non abbiate paura degli spoiler: per quanto anticipazioni sulla parzialità o sull’interezza della trama possano apparentemente danneggiare l’effetto sorpresa, di fronte a sviluppi tanto intricati e a ragnatele narrative così complesse non c’è sintesi che tenga.

Qui di seguito vi presentiamo una lista, che non pretende di essere esaustiva e in cui i titoli non sono presentati in ordine di importanza, di pesi massimi della categoria (che i lettori più smaliziati sapranno riconoscere quali veri e propri archetipi del “prima o poi troverò il coraggio”, “conosco una sola persona che l’ha finito” e “l’ho incominciato mille volte ma mi sono perso”). Si tratta di esperienze da prendere di petto, senza ripensamenti, e con tutta la carica dell’ora o mai più. Buon viaggio…

Moby Dick di Herman Melville

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Da leggere come un trattato enciclopedico

Discettando di scontri e giganti letterari, come non iniziare dalle esplorazioni del capitano Achab che, a bordo del baleniere Pequod, attraversa un mare di citazioni dal sapore enciclopedico alla ricerca del bianco capodoglio Moby. Fra aspirazioni di vendetta e conversazioni sull’animo umano, il Moby Dick di Herman Melville (Garzanti, traduzione di Nemi D’Agostino) costruisce, nel 1851, l’ossatura di un futuro modernismo che, tradendo le consuetudini della letteratura classica in favore di una narrazione dagli afflati didascalici – ma pur sempre avventurosamente vibranti – conduce il nostro equipaggio verso la battaglia finale con la nemesi di una vita. Una sfida tra lettore e profondità oceanico-intellettuale che dev’essere affrontata, costi quel che costi.

Ulisse di James Joyce

Ulisse Joyce

Da leggere come un guida da viaggio

Seguire la giornata di Leopold Bloom fra le strade di Dublino può rivelarsi una vera e propria Odissea. Nell’arco di ventiquattr’ore, il 16 giugno 1904, il moderno Ulisse (Newton Compton, traduzione di Carlo Bigazzi) di Joyce traccia la rotta su un flusso di coscienza inarrestabile, che si snoda dalle magnificenze del poema epico fino alle incisioni di un monologo interiore senza punteggiatura, in una riottosità da lasciare senza fiato. Allora, perché non affidarsi a una guida esperta, come farebbe ogni turista avveduto per evitare di perdersi nella toponomastica di una nuova città? Leggere l’«Ulisse» di Joyce di Giuliana Bendelli (Vp Editrice) rappresenta, in tal senso, un’utile chiave di volta per aprire livelli altrimenti forse inaccessibili, restituendo voce e respiro a un’opera dalla grandezza umana, e urbanistica, senza confini.

L’Arcobaleno della Gravità di Thomas Pynchon

Pynchon l'arcobaleno della gravità

Da leggere come il brevetto di un missile V2

Con Pynchon la sfida è ontologica. Quasi un’Elena Ferrante d’antan (le sue ultime foto risalgono al periodo scolastico e al servizio della marina militare), ne L’Arcobaleno della Gravità (Bur, traduzione di G. Natale) l’autore si lancia in voli pindarici cui solo la parabola colorata di un missile V2 riesce a tenere il passo. Il punto d’atterraggio è sistematicamente previsto dal protagonista, il tenente americano Tyrone Slothorp, experitise di balistica a mezzo eccitazione sessuale e, perciò, sotto costante monitoraggio dei servizi segreti. Che così raccontata sembra il vero caos, e in realtà lo è. Espediente letterario e sociologico per denunciare l’inesorabile estinzione della razionalità globale a seguito dello scoppio della seconda guerra mondiale, il romanzo deve essere approcciato con la pazienza di un mandala catartico, un po’ per bruciare del karma collettivo, un po’ per meditare (in bilico fra statistica, humour, Cabala, logistica militare e droghe leggere) sulla pochezza del genere umano. Per nuove rivelazioni sull’autore si consiglia, fra gli altri, la visione dell’episodio 10, stagione 5, e dell’episodio 2, stagione 16, dei Simpson, dove Pynchon appare con un sacchetto in testa, prestando la voce al proprio doppelgänger giallo.

Infinite Jest di David Foster Wallace

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Da leggere come il bugiardino di un antidepressivo

Infinito di sicuro, ma definire uno scherzo il monumento del compianto Wallace (Ithaca, 21 febbraio 1962 – Claremont, 12 settembre 2008) è un vero divertissement da fuoriclasse. Milleduecentonovantasei facciate di bugiardino di antidepressivo, Infinite Jest (Einaudi, traduzione di Edoardo Nesi) ti si attacca addosso come un virus, trasformando il lettore paziente in paziente da rehab. Se una storia, ambientata in un futuristico Nord America popolato da assassini sulla sedia a rotelle e martoriato da discariche di rifiuti, racconta di una fantomatica cartuccia di film che provoca dipendenza, allora significa che di una storia non possiamo parlare. Nel mondo di Wallace ci sono invece milioni di storie, nascoste tra le innumerevoli note (se ne contano trecentottantotto, alcune lunghissime) e dichiarate nelle voci sovrapposte dei colorati (e drammatici) personaggi, che parlano il linguaggio asincrono e dissociato della società contemporanea. E se l’urban legend è così servita, l’infinita narrazione prosegue in loop su forum e club dei lettori. Da frequentare assolutamente, quantomeno per visitare un universo parallelo.

2666 di Roberto Bolaño

2666 bolano

Da leggere come un testamento non rispettato

Opera omnia in cinque libri (da leggere in ordine cronologico o, come da volontà dell’autore, secondo la discrezione del lettore), il testamento postumo di Bolaño è un gomitolo di brutalità inaudita che dipana da un unico, orribile, legaccio comune, vale a dire la catena di femminicidi che, avvolgendo la città immaginaria di Santa Teresa – avatar meta-letterario di Ciudad Juarèz, Messico – serra le fila dell’intero racconto. Senza la pretesa di dare una risposta al perché di tanta oscurità (lo stesso titolo del libro non è mai stato oggetto di spiegazione da parte dell’autore), 2066 (Adelphi, traduzione di Iride Carmignani) si pone forse come artificio narrativo per dare voce alle oltre trecentosettanta donne che, in un silenzio assordante, sono state assassinate, dal 1993 a oggi, nelle zone desertiche dello Stato del Chihuahua. Una sfida al buio, quello dell’animo umano, declinata in cinque sfumature diverse ma, comunque, profondamente nere. E incomprensibili. Come il Male.

Casa di Foglie di Mark Z. Danielewski

casa di foglie

Da leggere come una mappa del tesoro

Cimentarsi con Casa di Foglie (66THA2ND, traduzione di S. Reggiani e Leonardo Taiuti) richiede attitudine da pirata informatico e animo da escape room. E non solo perché questo titolo, fuori pubblicazione fino alla recente riedizione, è stato per anni più ricercato del mitico bottino di Capitan Kidd ma soprattutto perché, quale punta claustrofobica della letteratura ergodica, l’intera opera è una vera e propria mappa per fuggire da (o entrare in) un incubo. Una casa che cresce dall’interno, alimentata da un’energia oscura. La famiglia Navidson che vi si è trasferita e l’accademico Zampanò che ne ha osservato la disgregazione, impressa su una pellicola cinematografica mai ritrovata. E infine il giovane tatuatore, Johnny Truant, nostra guida e fedele compagno di bevute, note, reperti, lettere, citazioni, appendici e chi più ne ha più ne metta. Un libro che vi abiterà dentro, fino alla fine, e che vi obbligherà a leggere sempre e ovunque, sia che siate comodamente sdraiati sul pavimento, sia che vi abbia acchiappati il soffitto. In senso horror, e non metaforico, s’intende.

La Parte Inventata di Rodrigo Fresàn

La parte inventata Fresan

Da leggere come il taccuino di uno scrittore

Legittimo e giovane erede dei più grandi romanzi-sfida, La Parte inventata di Rodrigo Fresàn (LiberAria Editrice, traduzione di Giulia Zavagna) è un taccuino d’autore che si spinge in territori inesplorati, quelli del post-materialismo e dello spiritualismo di ritorno. L’autore e giornalista argentino, in un abbrivio ultimo verso la ricerca di un senso sacro e altissimo, traccia le età della vita di uno scrittore all’epilogo della propria storia che, in un mondo ormai stanco della letteratura, trova conforto in una folle missione finale: raggiungere il Large Hadron Collider del CERN per fondersi con la particella di Dio, e lì sparire diventando, nel contempo, onnipresente. Strutturato come un “biji”, Fresàn svela la figura dello scrittore contemporaneo in un irresistibile e personale gioco di scatole cinesi, quale espediente “inventato” per mettere in contatto (attraverso aneddoti intimi, riflessioni private e innumerevoli appunti) un animo infinitamente grande in un notebook infinitamente piccolo. Livello di difficoltà: divino.

Rising Up and Rising Down di William T. Vollman

Rising Up and Rising Down Vollmann

Da leggere come un libro inedito

Mastodontico fuoriclasse, Rising Up and Rising Down è un esperimento talmente ostico da essere temuto non solo dai lettori, ma dallo stesso mondo dell’editoria. Già, perché se negli Stati Uniti Dave Eggers (conosciuto ai più come scrittore) e la sua McSweeney’s Books pubblicarono le tremilatrecentocinquantadue pagine della ciclopica opera del grafomane statunitense William T. Vollman già nel 2003, in Italia (dove minimum fax sta riproponendo la sua opera) alcuni degli sforzi dell’autore rimangono ancora inediti. Perché difficile e immenso è lo studio che Rising Up and Rising Down fa sulla Violenza nelle sue folli e molteplici sfaccettature, catalogando in sei volumi (più un indice di schemi e ringraziamenti) storie, fotografie, riflessioni e meditazioni che attraversano la storia umana nelle molteplici variazioni sul tema (dalla politica violenta degli stati nazionali alla questione ambientale, dall’azione delittuosa al sadomasochismo nel sesso). Per consolarci, nell’attesa di un’edizione tradotta, possiamo comunque dedicarci alla lettura di altri capolavori del corpus di Vollman già approdati sul suolo italiano – I fucili (traduzione di Cristiana Mennella); La camicia di ghiaccio (traduzione di Nazzareno Mataldi); Storie della farfalla (traduzione di Cristiana Mennella). Giusto per anticiparci sulla prossima sfida.

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