Torna in libreria “L’impuro folle” di Roberto Calasso, preludio di tutta la sua opera successiva, e occasione per ripercorrerne il cammino di scrittore ed editore, capace di far dialogare in modi sempre sorprendenti epoche, storie, culture e generi letterari – L’approfondimento dedicato all’opera del presidente di Adelphi

Roberto Calasso, autore ed editore, figura “mitica” del mondo librario, apprezzato anche all’estero, è il presidente di Adelphi, raffinata casa editrice milanese alla cui fondazione Calasso partecipò giovanissimo, nel 1962, all’età di ventidue anni, insieme, tra gli altri, a Roberto Bazlen, Luciano Foà e Roberto Olivetti.

Di Adelphi divenne poi direttore editoriale nel 1971, consigliere delegato nel 1990 e dal 1999 anche presidente. Una storia che Calasso ha in parte raccontato ne L’impronta dell’editore, riunendo undici scritti sull’editoria composti tra il 1975 e il 2009.

roberto calasso libri l'impronta dell'editore adelphi

Fin dall’inizio Adelphi si distingue, per l’impostazione grafica, molto riconoscibile, sofisticata e insieme essenziale, e per le opere e gli autori che decide di pubblicare. Spaziando nei generi, tra narrativa e saggistica, Adelphi sceglie opere di qualità, che per la loro particolarità faticavano a trovare spazio presso altri editori. Come la collana dedicata all’opera completa di Nietzsche e curata da Giorgio Colli e Mazzino Montinari che, nata nel 1964, fu fra le prime della casa editrice; successivamente il catalogo Adelphi includerà scrittori come Elias Canetti, Leonardo Sciascia, Robert Walser, Bruce Chatwin, Milan Kundera, Mordecai Richler, Thomas Bernhard, Cristina Campo, Sándor Márai, Herman Hesse, Wislava Szymborska, Irène Némirosky, fino a George Simenon o ai più recenti Roberto Bolaño ed Emmanuel Carrère. Molti scoperti e importati in Italia per la prima volta.

friedrich nietzsche aurora adelphi

Il racconto della lunga vita editoriale della Adelphi, prende forma anche nel volume Adelphiana 1963 2013. “Questa volta la sfida è stata di attraversare, passo per passo, una selva di più di duemila titoli, lasciandovi filtrare l’aria del tempo. Così abbiamo cercato di comporre un libro da leggere e guardare da cima a fondo, come fosse una lunga storia a puntate. E insieme un libro dove si può entrare o uscire da qualsiasi parte, magari con qualche sensazione di smarrimento da porte girevoli”, ha scritto Roberto Calasso, presentando questa selezione di immagini e testi, editi e inediti, che ripercorrono e raccontano cinquanta anni di storia di Adelphi.

adelphiana 1963-2013

Come scrittore, a partire dall’inizio degli anni Ottanta, Roberto Calasso si è dedicato a un’opera suddivisa in varie parti, diversi libri che, pur essendo connessi fra loro, elaborano ciascuno materie diverse. Composti in modo originale e non classificabili nei generi canonici, intrecciano saggio e racconto, narrativa e poesia, storia e mito, filosofia e religione, antico e moderno, oriente e occidente. Fino a ora sono stati pubblicati otto volumi, altrettante tappe di un itinerario, che inizia con La rovina di Kasch, opera che ruota intorno alla figura di Talleyrand e a una teoria del sacrificio.

roberto calasso libri la rovina di kasch adelphi

La leggenda della rovina di Kasch narra di un regno africano dove il re veniva ucciso quando gli astri raggiungevano certe posizioni celesti. In quel regno arrivò un giorno uno straniero di nome Far-li-mas. Raccontava storie inebrianti: i sacerdoti, ascoltandolo, dimenticarono di osservare il cielo. Con l’arrivo di Far-li-mas ebbe inizio la rovina dell’antico ordine di Kasch, fondato sul sacrificio. Rimasero soltanto le storie di Far-li-mas. In questo libro è la Storia stessa, guidata da un accorto cerimoniere, che torna a volgersi verso quelle storie. Il cerimoniere è qui Talleyrand, il più chiaroveggente e il più famigerato, il più moderno e il più arcaico fra i politici. Dando il braccio al lettore, lo introduce a luoghi, voci, gesti, vicende: la Corte di Versailles e l’India dei Veda, l’abbazia di Port-Royal e i portici libertini del Palais-Royal, Maria Antonietta, Bentham, Goethe, Fénelon, Baudelaire, Marx, Chateaubriand, tre sordidi assassini, un bastardo di Luigi XV, un uomo d’armi che si ritira alla Trappa, Napoleone, Joseph de Maistre, Porfirio, Stirner, Sainte-Beuve e molte altre illustri comparse. Ciascuna di queste figure è connessa a ogni altra e tutte riconducono alla stessa origine: la leggenda della rovina di Kasch.

roberto calasso libri le nozze di cadmo e armonia adelphi

Il libro seguente è Le nozze di Cadmo e Armonia, visione della Grecia antica attraverso la narrazione dei suoi miti, nel loro intreccio con la storia, il pensiero e la letteratura. Le nozze di Cadmo e Armonia furono l’ultima occasione in cui gli dèi dell’Olimpo si sedettero a tavola con gli uomini, per una festa. Ciò che accadde prima di allora, per anni immemorabili, e dopo di allora, per poche generazioni, forma l’albero immenso del mito greco. Roberto Calasso torna a muovere le fronde di quell’albero, e ripropone alcune domande, eterne come sono eterni i miti: perché gli dèi dell’Olimpo assunsero figura umana, e perché quella figura? Perché le loro storie sono così scandalose e misteriose? Che cos’è un simulacro? Perché l’età degli eroi fu breve, convulsa e irripetibile? Da che cosa Zeus si sente minacciato? Forse il mito è una narrazione che può essere capita solo narrando. Forse il modo più immediato per pensare il mito è quello di raccontarne di nuovo le favole.

roberto calasso libri ka adelphi

In Ka, Roberto Calasso, applica un procedimento analogo a quella delle Nozze di Cadmio e Armonia alla mitologia indiana, dai Veda al Buddha. “Chi è Ka?” si domanda l’immenso uccello Garuda, sprofondato tra le fronde dell’albero Rauhina, quando incontra questo nome alla fine di un inno dei Veda. Ka è il nome segreto di Prajapati, il Progenitore, colui che ha dato origine ai trentatré dèi e agli innumerevoli uomini. Ka significa “Chi?”, ed è l’ultima domanda, che si pone quando tutte le altre sono state poste. Ma prima dovranno scorrere molti eoni, sorgere e dissolversi molti mondi, in una sequenza di vortici il cui occhio è Ka stesso. Per rispondere all’ultima domanda occorre attraversare tutte le storie. E per attraversare tutte le storie occorre porsi, come accadde a Garuda, la domanda su chi silenziosamente le ospita: Ka.

roberto calasso libri K. adelphi

Il volume successivo dell’opera di Roberto Calasso, K., è una riflessione sull’opera di Kafka. Di che cosa parlano le storie di Kafka? Dopo aver ricevuto innumerevoli risposte, la domanda continua a suscitare un sentimento di acuta incertezza. Sono sogni? Sono allegorie? Sono simboli? Sono cose che succedono ogni giorno? Le molte soluzioni che sono state offerte non riescono a eliminare il sospetto che il mistero sia rimasto intatto. Questo libro non si propone di dissipare quel mistero ma di lasciare che venga “illuminato dalla sua propria luce”, come scrisse una volta Karl Kraus. Perciò prova a mescolarsi al corso, al tortuoso movimento, alla fisiologia di quelle storie, incontrando via via i quesiti più elementari. Come, per esempio: chi è K?

roberto calasso libri il rosa tiepolo adelphi

Il rosa Tiepolo ha al suo centro la figura di Giambattista Tiepolo, che passò la vita a eseguire opere su commissione in chiese, palazzi, ville. Intorno scorreva la vita di un’epoca – il Settecento – che lo apprezzò e ammirò, ma senza troppo preoccuparsi di capirlo. Così fu più facile per Tiepolo sfuggirgli, quando volle dedicarsi a effigiare il suo segreto, che tale è rimasto, in una sequenza di trentatré incisioni: i Capricci e gli Scherzi. Ciascuno di quei fogli è il capitolo di un romanzo nero, abbagliante e muto, popolato da personaggi disparati e sconcertanti: efebi fiorenti, Satiresse, Orientali esoterici, gufi, serpenti – e anche Pulcinella e Morte. Li ritroveremo tutti nelle pagine di questo libro, insieme a Venere, Tempo, Mosè, numerosi angeli, Armida, Cleopatra e Beatrice di Burgundia: una variegata, zingaresca compagnia sempre in cammino, “tribù profetica dalle pupille ardenti”, come suona un verso di Baudelaire.

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La Folie Baudelaire è un intreccio di storie che si diramano da un sogno di Baudelaire, un sogno dove l’azione si svolge in un immenso bordello che è anche un museo. È l’unico proprio sogno che Charles Baudelaire abbia raccontato. Entrarvi è immediato, uscirne difficile, se non attraversando un reticolo di storie, di rapporti e di risonanze che coinvolgono non solo il sognatore ma ciò che lo circondava. Dove spiccano due pittori di cui Baudelaire scrisse con stupefacente acutezza: Ingres e Delacroix; e altri due che solo attraverso di lui si svelano: Degas e Manet. Secondo Sainte-Beuve, perfido e illuminato, Baudelaire si era costruito un “chiosco bizzarro, assai ornato, assai tormentato, civettuolo e misterioso”, che chiamò la Folie Baudelaire (“Folie” era il nome di certi padiglioni dedicati all’ozio e al piacere). Ma in quel luogo desolato e attraente, in una terra ritenuta dai più inabitabile, non sarebbero mancati i visitatori, da Rimbaud a Proust. Roberto Calasso racconta la storia, discontinua e frastagliata, di come la Folie Baudelaire venne a formarsi e di come altri si avventurassero a esplorare quelle regioni, finché il lettore scopre che, per decenni, la Folie Baudelaire è stata anzitutto la città di Parigi.

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L’ardore è centrato soprattutto sul mondo vedico. Qualcosa di immensamente remoto apparve più di tremila anni fa nell’India del Nord: il Veda, un “sapere” che comprendeva in sé tutto, dai granelli di sabbia sino ai cofini dell’universo. Gli uomini vedici prestavano un’attenzione adamantina alla mente che li reggeva, mai disgiungibile da quell’ “ardore” da cui ritenevano si fosse sviluppato il mondo. L’attimo acquistava senso in rapporto a un invisibile traboccante di presenze divine. Fu un esperimento del pensiero così estremo che sarebbe potuto scomparire senza lasciare traccia del suo passaggio nella “terra dove vaga in libertà l’antilope nera” (così veniva definito il luogo della legge). Eppure quel pensiero – groviglio composto da inni enigmatici, atti rituali, storie di dèi e folgorazioni metafisiche – ha l’indubitabile capacità di illuminare con luce radente, diversa da ogni altra, gli eventi elementari che appartengono all’esperienza di chiunque, oggi e dappertutto, a cominciare dal puro fatto di essere coscienti.

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Il Cacciatore Celeste è l’ultimo volume della composizione di Roberto Calasso, e narra del passaggio dell’uomo da raccoglitore a cacciatore. Ci fu un’epoca in cui, se si incontravano altri esseri, non si sapeva con certezza se erano animali o dèi o signori di una specie o demoni o antenati. O semplicemente uomini. Un giorno, che durò molte migliaia di anni, Homo fece qualcosa che nessun altro ancora aveva tentato. Cominciò a imitare quegli stessi animali che lo perseguitavano: i predatori. E diventò cacciatore. Fu un processo lungo, sconvolgente e rapinoso, che lasciò tracce e cicatrici nei riti e nei miti, oltre che nei comportamenti, mescolandosi con qualcosa che nella Grecia antica fu chiamato “il divino”, tò theîon, diverso ma presupposto dal sacro e dal santo e precedente perfino agli dèi. Numerose culture, distanti nello spazio e nel tempo, associarono alcune di queste vicende, drammatiche ed erotiche, a una certa zona del cielo, fra Sirio e Orione: il luogo del Cacciatore Celeste.

roberto calasso libri i quarantanove gradini adelphi

Nietzsche, Kraus, Robert Walser, Adorno, Bazlen, Céline, Benjamin, Freud, Benn, Brecht, Schreber, Wedekind, Bloy, Reich, Léautaud, Heidegger, Michelet, Stendhal, Marx, Weininger, Simone Weil, Stirner, Flaubert, Hofmannsthal: di loro e di altri ancora parla Roberto Calasso ne I quarantanove gradini. Sono incontri che hanno lasciato traccia in saggi, indagini, articoli composti nel corso di più di vent’anni e qui presentati nell’ordine in cui sono stati scritti. Le connessioni sono molto fitte – e dovrebbero affiorare strada facendo. Così, se all’inizio incontriamo la tesi di Nietzsche su “come il “mondo vero” finì per diventare favola”, alla fine le risponderà un saggio su quel terrore delle favole che sta sul fondo della disputa teologica di Platone contro Omero e ancora oggi opera fra le quinte della nostra mente.

roberto calasso libri la follia che viene dalle ninfe adelphi

Altri saggi di Roberto Calasso sono raccolti nel volume La follia che viene dalle ninfe. Prima ancora di venerare la ragione, i Greci si inchinavano davanti alla possessione, fenomeno di “divina follia” che assume varie forme e da cui discendono il pensiero stesso, la poesia, la divinazione. Ma, se si indaga la storia segreta di questa parola – svilita e diffamata dai Moderni –, si scopre che alla sua origine vi è una figura: la Ninfa, provocatrice della possessione primigenia, la possessione erotica, che colpisce non solo gli uomini ma gli dèi. Il saggio che dà il titolo al libro è un tentativo di ricostruzione del significato di questi esseri delicatissimi e oscuri, fascinosi e terribili, dall’inno omerico ad Apollo fino ad Aby Warburg. A questo testo se ne giustappongono altri, che toccano temi disparati come Lolita di Nabokov, La finestra sul cortile di Hitchcock, il guanto di Gilda (Rita Hayworth), un’apparizione di John Cage, Chatwin fotografo, due episodi della vita di Kafka, la bibliografia come forma e l’editoria come genere letterario.

roberto calasso libri la letteratura e gli dei adelphi

Nel 2000 Roberto Calasso è visiting professor presso l’Università di Oxford, dove ha tenuto le Weidenfeld Humanitas Lectures, raccolte ne La letteratura e gli dèi. A lungo gli scrittori hanno parlato degli dèi perché la comunità affidava loro questo compito. Ma poi hanno continuato a scriverne, anche quando la comunità avrebbe ignorato o avversato quegli stessi dèi e il divino da cui promanano. Chi erano quelle figure? Perché i loro nomi affioravano sempre, imperiosamente o allusivamente? Innanzitutto gli dèi della Grecia, che sin dalla Firenze quattrocentesca degli Orti Oricellari – dove poeti, pensatori e pittori quali Botticelli, Poliziano o Marsilio Ficino si proponevano di tornare a celebrare i misteri pagani – attraversano per secoli la vita mentale dell’Europa, depositandosi in statue, quadri, versi. E in seguito, dai primi anni del Romanticismo tedesco, dèi provenienti da ogni spicchio dell’orizzonte, e in particolare dall’Oriente. Dèi dai nomi oscuri, ma ancora una volta paurosi e ammalianti.

roberto calasso libri cento lettere a uno sconosciuto adelphi

In occasione del quarantennale della casa editrice, Roberto Calasso ha raccolto una parte dei 1086 risvolti di copertina di cui è autore in Cento lettere a uno sconosciuto. Un programma editoriale nasce inevitabilmente dal disegno e dal caso – e finisce per configurarsi come un mondo possibile. E i mondi variano per bellezza, ricchezza, vivibilità. Questo libro è una prima guida a quel mondo possibile che si è manifestato in una foresta di pagine sotto il nome Adelphi: circa millecinquecento titoli a partire dal dicembre 1963. E nel corso di quarant’anni numerosi lettori hanno notato come, a tenere insieme questi libri, ci sia un legame tenace, che va oltre la qualità. Questo legame tenace abbiamo tentato di indicarlo fin dall’inizio, per quanto possibile in modo esplicito, nell’unica forma in cui l’editore accompagna ogni singolo libro: il risvolto di copertina.

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L’impuro folle è apparso per la prima volta nel 1974, ed è da poco tornato in libreria. Commistione di tutti i generi narrativi, immersione nel romanzo-delirio Memorie di un malato di nervi, che Daniel-Paul Schreber pubblicò nel 1903, quest’opera può essere considerata il preludio a tutta la successiva opera composta da Roberto Calasso. Schreber pubblicò le sue memorie a edificazione degli studiosi e nel contempo per sfuggire al manicomio,senza immaginare che il racconto del suo delirio avrebbe permesso a Freud di costruire l’intera teoria della paranoia; che avrebbe preso posto accanto a Dora, all’Uomo dei topi, all’Uomo dei lupi, nella prestigiosa galleria di “casi” sui quali generazioni di psicoanalisti avrebbero affinato le loro tesi e i loro inconsci; e, infine, che Roberto Calasso gli avrebbe dedicato un libro. Roberto Calasso disseziona questo caso e lo irradia in ogni direzione: storia, psicologia, mitologia, correnti scientifiche, immagini e forme – tutto è contaminato dal delirio di Schreber, che finisce per apparirci un punto chiave del tessuto storico e sociale che ancora oggi ci avvolge: le Memorie del presidente Schreber diventano una prodigiosa testimonianza della nostra civiltà.

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