Nicola Ravera Rafele, in libreria con “Il senso della lotta”, ha selezionato per ilLibraio.it alcuni romanzi di ieri e di oggi che affrontano il tema del terrorismo: da “Pastorale Americana” di Philip Roth a “Diglielo da parte mia” di Joan Didion, passando per “Abitare il vento” di Sebastiano Vassalli, ecco le sue scelte

Pastorale Americana (1997) di Philip Roth

Pastorale Americana di Philip Roth

“Sto pensando al grande crollo dello Svedese e a come lui dovette credere che tutto fosse dipeso da un errore di sua responsabilità. È da lì che si deve partire. Non importa che lo Svedese fosse realmente la causa di qualcosa. Lui si considera, comunque, responsabile. Lo ha fatto per tutta la vita, rendendosi innaturalmente responsabile, tenendo sotto controllo non soltanto se stesso ma qualunque altra cosa minacciasse di diventare incontrollabile, dando tutto per tenere insieme il proprio mondo.”

Il sogno americano di Seymour Levov detto lo Svedese, l’idolatrato, bello, puro, responsabile, campione di basket del liceo, e di sua moglie Dawn, ex miss New Jersey, si schianta contro la Storia.  La storia sporca del terrorismo impersonato dalla loro figlia Merry, che, per sfuggire a tutta quella opprimente perfezione, mette una bomba in un ufficio postale.   Non è solo la vita dello Svedese ad andare a pezzi, ma è un intero sistema di riferimento, forse l’America stessa.  Roth arriva in Pastorale alla scrittura perfetta, in equilibrio tra narrazione e riflessione, tra astratto ed evocativo, tra racconto storico e riflessione morale.  Uno dei più grandi romanzi della seconda metà del secolo scorso.

Diglielo da parte mia (1977) di Joan Didion

Diglielo da parte mia di Joan Didion

“Morì, piena di speranze. Questo, in sintesi. Così, sapete come sono andate le cose. Naturalmente, la vicenda comportò circostanze attenuanti, condizioni atmosferiche, marciapiedi sconnessi e analgesici, ma solo per i vivi.”

Basterebbe questo inizio. La voce narrante (Grace) parla di Charlotte, una donna la cui vita è stata distrutta da una figlia terrorista. Scritto vent’anni prima di Pastorale Americana, in qualche modo lo anticipa per scelta dei temi e struttura. La scrittura della Didion è un cortocircuito continuo, un’alternanza di elenchi e parentesi, di divagazioni e dialoghi folgoranti, che sembra tenere insieme, nella stessa pagina, la capacità narrativa del grande romanzo americano con il Salinger di ‘Alzate l’architrave,  carpentieri, e Seymour. Introduzione’.  Un capolavoro di una scrittrice ancora molto sottovalutata. 

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Abitare il vento (1980) di Sebastiano Vassalli

Sebastiano Vassalli

Un romanzo dimenticato, andato fuori catalogo nella edizione Einaudi e ripubblicato da Calypso.  Scritto nel 1980, praticamente in tempo reale racconta la fine del sogno, il disordine e lo sfaldamento di qualunque ideologia possibile. La rivoluzione è diventata il girovagare errante di un anti-eroe alla ricerca di avventure erotiche. Vassalli inventa per l’occasione una lingua eversiva, folle, in cui il racconto di una deriva è un soliloquio di rime storte:

“…i pensieri mi scappano verso il futuro ma io subito corro per tirarli indietro perché il futuro sostanzialmente è una corte oppure una morte, a scelta. Il futuro è un muro. Il futuro è un duro. Il futuro solo pensato è una lastra di vetro che riflette il passato e poi a me anche del futuro non me ne frega gnente, io mi costringo a pensare al presente.” 

La brava terrorista (1985) di 13

La brava terrorista di Doris Lessing

“Una ragazza graziosa, la figlia di sua madre, con i capelli biondi corti e ricciuti pettinati con cura, il viso roseo, spruzzato di lentiggini, gli occhi grigio-azzurri, dallo sguardo aperto. Una ragazza della medio-borghesia sicura, competente, seduta composta sulla sedia, che sotto la pesante giacca militare portava una camicetta a fiorellini bianchi e rosa”.

Così viene descritta Alice Mellings, la brava terrorista di Doris Lessing che parte dalle case occupate di Londra per scivolare verso la tentazione della lotta armata.  La Lessing racconta in modo magistrale la complessità e al tempo stesso la banalità delle scelte che portano una ragazza borghese verso la radicalizzazione.  Lo fa, come capita ai grandi romanzieri, con uno sguardo impietoso e carico di affetto.  Un romanzo splendido, per riconoscenza ho deciso di omaggiarlo chiamando Alice la mia protagonista. 

Armi e bagagli (1987) di Enrico Fenzi

Armi e bagagli

Non è un romanzo, ma il libro di memorie che ha scritto Enrico Fenzi, colonna genovese delle BR e docente di letteratura italiana all’università. È molto raro trovare un libro scritto così bene che racconta dall’interno le dinamiche di chi ha preso le armi.  Fenzi trova un equilibrio, una leggerezza, per raccontare ciò che nessuno sembra voler ascoltare: le motivazioni, (e le derive, che non nasconde) di chi ha scelto la lotta armata. Lo fa senza ideologie, mettendo al centro sé stesso e il suo sguardo, e senza mai rinunciare a una sorta di pietà. Esattamente come si deve fare quando si scrive un romanzo. Per questo, pur non essendo tecnicamente un romanzo, nella sostanza lo è. L’ho comprato per caso tanti anni fa, ed è stato uno dei punti di partenza del “Senso della lotta”. In origini pubblicato da Costa&Nolan, poi sparito, è stato recentemente ripubblicato da Egg Edizioni.

il senso della lotta

L’AUTORE E IL LIBRO – Nicola Ravera Rafele (Roma, 1979) ha esordito a 15 anni con Infatti purtroppo. Diario di un quindicenne perplesso. Nel 2014 ha pubblicato UltimoRequiem, con Mimmo Rafele. È in libreria per Fandango con Il senso della lotta, probabile candidato al premio Strega 2017.

Il protagonista, Tommaso, nei giorni dispari della settimana va a correre. Allena il fiato, svuota la mente. A trentasette anni ha un contratto a tempo nella redazione romana del Corriere della Sera, una fidanzata esigente, e una zia, Diana, della consistenza di una quercia, che l’ha cresciuto da quando, nel 1983, suo padre l’ha lasciato lì, davanti a casa, prima di scomparire nel nulla, nel bel mezzo di un temporale estivo. Già, perché i suoi genitori, Michele Musso e Alice Rosato, da quelle poche informazioni che ha, sono morti in un incidente, ed erano terroristi.

A trentasette anni Tommaso è riuscito a costruirsi una vita normale, a non pensare più al suo tormentato passato. Ma quando una mattina il respiro gli s’ingolfa, e un dottore, diagnosticandogli un attacco di panico, gli chiede se sia figlio di quel Michele Musso, che lui ha incontrato a Grenoble nell’84, qualcosa si rompe, come uno strappo in una rete. Perché quella data fa tanto rumore? Quante versioni esistono della stessa cosa? In quale punto puoi ricucirle insieme senza sentire troppo male?

Nicola Ravera Rafele racconta una vicenda familiare che comincia nel 1969 e arriva fino ai giorni nostri. Romanzo borghese, noir letterario, j’accuse generazionale, Il senso della lotta è un libro sul presente che fa i conti con il passato.


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