Studenti più autonomi nella scelta dei corsi monografici da seguire e riduzione della durata del liceo a quattro anni, come in altri paesi europei. Ecco i progetti di alcune scuole milanesi per riformare il sistema scolastico superiore italiano…

Con l’autunno si torna tra i banchi di scuola. E insieme alle lezioni, come di consueto, riprendono anche progetti e polemiche.

Quest’anno a far parlare di sé sono alcuni tra i licei classici più antichi e prestigiosi di Milano. Come si legge sull’edizione locale Repubblica, il Liceo classico Parini ha ufficialmente dato avvio a un progetto in cantiere di sperimentazione già dalla scorsa primavera: un insieme di corsi monografici a cui gli studenti possono liberamente scegliere di partecipare a seconda dei propri interessi e gusti personali. Come accade nelle università, i ragazzi, in determinati momenti della giornata, si muoveranno da un’aula all’altra per frequentare lezioni mirate, le quali andranno poi a confluire in un “curriculum” personale dello studente. La decisione di ridurre la durata delle lezioni “tradizionali” a cinquanta minuti, per far posto a lezioni e laboratori scelte dagli stessi liceali e tenute da professori diversi dai propri, è un modo per favorire nuove esperienze e far sperimentare a tutti differenti stili di insegnamento – spiega il preside Giuseppe Soddu.

Ma le novità nel panorama milanese non si esauriscono qui. Michele Monopoli, preside del liceo classico Beccaria, ha annunciato che già a partire dal prossimo anno scolastico vorrebbe far diplomare i ragazzi in quattro anni, con un anno di anticipo rispetto all’uso nostrano. L’iniziativa, come spiega ancora una volta Repubblica Milano, è vista di buon occhio da molti dei genitori dei ragazzi: in tal modo le scuole si avvicinerebbero alla prassi dei restanti paesi europei, rendendo più semplice un eventuale proseguimento degli studi all’estero. L’esperienza di un anno fuori dall’Italia è una consuetudine sempre più frequente tra i ragazzi italiani, e la riduzione degli anni del liceo renderebbe tale passaggio più agevole – tanto che il Ministero dell’Istruzione dovrebbe firmare a breve un decreto che estenderà le “superiori brevi” ad altre 60 prime classi a partire dal 2017, oltre alla decina di scuole già coinvolte (in tutta Italia) nella sperimentazione.

Il problema principale è come garantire la medesima preparazione che fino ad oggi disponeva di 5 anni, avendone a disposizione uno di meno. Una risposta unica non c’è, chiarisce Monopoli: ogni scuola che voglia aderire all’iniziativa dovrà elaborare un proprio modello. Per quanto riguarda il Beccaria, la soluzione potrebbe essere il puntare sui saperi trasversali, evitando ripetizioni di temi simili nelle differenti materie, e tentando di unificare discipline affini. Altra ipotesi è quella di lasciare maggiore autonomia agli studenti: spiegare meno autori in classe e affidare ai ragazzi la scelta dei percorsi a loro più affini da poter approfondire.

Il dibatto aperto è ora tra chi si reputa favorevole e chi, invece, riserva parecchi dubbi. Tra i contrari la voce forse più ferma arriva da Domenico Squillace, preside del liceo scientifico Volta, che non è contrario a ridurre gli anni di studio per uniformare la scuola italiana agli standard europei, ma ritiene che il taglio vada fatto tra elementari e medie, “non di certo al liceo”.

Sicuro è che se una riforma va fatta, deve essere una “cosa fatta bene”. Un cambiamento che spinga la scuola italiana a svecchiare i programmi e modernizzare le tematiche, rendendosi non solo più attuale, ma anche più coinvolgente e accattivante per gli studenti stessi. Facendo attenzione, però, a non rimetterci in fatto di qualità e sostanza.

LEGGI ANCHE – A Milano la (vera) casa editrice del liceo Parini: “Saranno gli studenti a decidere…”

Libri consigliati