Alla vigilia del nuovo anno accademico, uno spettro, anzi due, si aggirano per l’editoria universitaria italiana… Su ilLibraio.it la riflessione di Andrea Angiolini (Direttore editoriale della Società editrice il Mulino). Che parla, tra l’altro, della nuova piattaforma Pandoracampus

di Andrea Angiolini
(Direttore editoriale della Società editrice il Mulino)

 

-Alla vigilia del nuovo anno accademico, uno spettro, anzi due, si aggirano per l’editoria universitaria italiana.

Il primo è il fantasma di Don Chisciotte, il cavaliere dalla triste figura che – per eccesso di fantasia – era in grado di vedere magnifiche avventure laddove c’era solo una modesta realtà; il secondo è quello di Sancho Panza, il fedele scudiero che riconduceva sempre ogni situazione ai minimi termini, sminuendola programmaticamente.

Infatti, in merito a potenzialità e rischi degli strumenti digitali per gli studi superiori si leggono per lo più giudizi senza appello, degni di tifoserie contrapposte. Per uno studio “pro”, si sente il dovere di citarne due “contro”, e il discorso si chiude. Ma – inesorabilmente – le ricerche di oggi su carta o tablet, nativi o immigrati digitali, nuovi o vecchi comportamenti di studio vengono superate rapidamente da quelle di domani, basate su nuovi dati, nuovi contenuti o sull’ennesimo cambiamento tecnologico.

Per questo, per provare a capire evitando sopra- o sottovalutazioni, occorre guardare il quadro da maggiore distanza, provando a rintracciarne gli elementi strutturali.

-Perché prima e oltre ogni massimalismo o minimalismo, qualcosa sta succedendo e difficilmente si fermerà.

Da un lato i cambiamenti, sanciti per legge, negli strumenti di studio a scuola stanno per consegnare all’università studenti più abituati a contenuti digitali; dall’altro, complice la – solo apparente – facilità con la quale si possono realizzare e distribuire, aumentano i materiali online autoprodotti da singole sedi e singoli professori, sufficienti per “superare l’esame”: in una sorta di riduzionismo culturale (studiare solo quello che dice e sa quel professore) le cui conseguenze saranno comunque tutte da valutare.

Certo, per avere un quadro esaustivo sarebbero necessari studi seri sulla didattica, che indaghino strumenti e modalità di lezione, studio ed esame; ma – si sa – l’insegnamento rimane la Cenerentola dell’università, tutta concentrata sulla ricerca come unico parametro di qualità.

Comunque sia, si moltiplicano le piattaforme universitarie e no, e si riempiono di contenuti che ambiscono a sostituire i libri con appunti, slide, testi, videolezioni o veri e propri Mooc, cioè corsi completi proposti solo online, accessibili liberamente.

Al netto degli eccessi, appare comunque sempre più vero che – a oggi – il manuale, proprio quello a stampa, resta centrale ma non basta più. Per questo, i grandi gruppi educational dell’editoria mondiale hanno cominciato ad articolare la propria proposta in un continuum che va dal testo a stampa a quello digitale, a piattaforme che propongono contenuti e servizi fino ad arrivare a contenitori vuoti, cioè semplice software.

-E’ chiaro che riprodurre semplicemente il comportamento dei principali publishers sarebbe un errore. I sistemi universitari hanno caratteristiche proprie (prove scritte oppure orali, infrastrutture disponibili, lezioni frontali o partecipate, etc.) ed è con quelle italiane che dobbiamo confrontarci. Particolarmente incerto, poi, è ovunque il ruolo dell’editore e di tutta la filiera, chiamata a ripensare le modalità di lavoro per raggiungere il suo destinatario, in una competizione con attori nuovi, portatori di punti di vista spesso del tutto differenti.

Quindi, la nave è salpata ma la meta è ancora avvolta nella nebbia; ma l’unico modo per capire la rotta è … cercarla! Anche perché, sia pure dopo aver contestualizzato il cambiamento nella nostra realtà, pare ragionevole pensare che i segnali ricordati sopra si moltiplicheranno e, dopo la letteratura scientifica già quasi interamente digitalizzata, sarà la formazione superiore a essere modificata dalla tecnologia o, meglio, da un suo uso intelligentemente editoriale e didattico.

Quindi, invece di inseguire gli spettri, occorre pragmaticamente prepararsi, sapendo che per capire bisogna sporcarsi le mani. Ma se molte sono le iniziative editoriali in ambito scolastico, sono praticamente assenti quelle per l’università.

-Da queste consapevolezze è nata Pandoracampus (www.pandoracampus.it), una piattaforma sulla quale il Mulino lavora da alcuni anni, e attorno alla quale sta aggregando altri editori.

Si è cercato di costruire attorno al libro – che rimane centrale – un ambiente di apprendimento che sfrutti fino in fondo le possibilità della tecnologia. Questo significa tra l’altro vere edizioni digitali di tutto il manuale (non file pdf, non semplici ebook), adatte allo streaming per il web e anche offline, utilizzando app; risorse aggiuntive come esercizi, figure, cronologie e glossari interattivi, video; possibilità di confronto tra studenti e con tutor, e strumenti per la gestione del tempo di studio, che aiutino a scandire il lavoro per l’esame. Inoltre, i manuali digitali sono ottimizzati per i disturbi specifici dell’apprendimento, in particolare la dislessia.

Le modalità di accesso online cercano di venire incontro alle esigenze individuali: i contenuti sono accessibili a tempo (1 mese o 6 mesi, testo completo o singolo capitolo), per armonizzarsi a diversi stili di studio, e consentono di contenere i costi per gli studenti. Tutto si ritrova però anche collegato al tradizionale testo a stampa venduto in libreria, che offre un accesso premium alla piattaforma, di maggior durata e comprensivo dei contenuti e dei servizi. I docenti possono poi costruirsi dei coursepack, cioè libri fatti di singoli capitoli, anche da manuali differenti.

I primi riscontri sono incoraggianti, tra gli autori, nell’esperienza dei professori-adottatori, nell’uso degli studenti; e lungo la strada Pandoracampus sta incontrando le iniziative di alcune università, prima fra tutte l’esperienza di Federica, la piattaforma di Mooc dell’Università Federico II di Napoli, con la quale ci siamo integrati per offrire testi editoriali a completamento dell’offerta di lezioni online. Come dire, nessuno, editore o università, può sperare oggi di fare da solo.

-Si apre adesso una fase più matura, segnata dalla presenza di altri marchi editoriali, che porteranno a 80 i manuali disponibili: oltre al Mulino, nell’anno accademico 2015/2016 Pandoracampus offrirà titoli di Carocci, De Agostini scuola, Hoepli e Wiley. In particolare, quest’ultima presenza, che amplia non solo per discipline ma anche per lingua l’offerta della piattaforma, apre nuovi scenari all’insegna di una formazione più internazionale, come richiesto in sempre più corsi.

Cercando poi di vedere oltre la curva della lunga strada che ci aspetta, da qui in avanti la partita si giocherà probabilmente su alcune dimensioni:

– saper vedere e ascoltare le nuove esigenze di chi insegna e studia, senza fughe in avanti ma anche senza incertezze: lo studio sarà sempre più personalizzato;

– sviluppare una nuova immaginazione editoriale, cioè la capacità di ripensare contenuti e modelli economici nel nuovo contesto;

– offrire materiali di qualità (nelle forme e nel contenuto), al servizio della completezza e della complessità, senza banalizzazioni o scorciatoie;

– sviluppare una conoscenza tecnologica diffusa, integrata strutturalmente nel lavoro editoriale.

Naturalmente, tutto questo non soddisferà né i don Chisciotte – per i quali “ben altre” sono sempre e comunque le cose da fare; né tantomeno i Sancho Panza, secondo cui nulla è meglio dell’esistente. Ovvio che non basti, ovvio anche che il modello attuale sia rassicurante, soprattutto perché noto; ma aspettare che le cose accadano – perché, piaccia o no, stanno accadendo – per poi doverle rincorrerle, non mi pare un lusso che possiamo permetterci.

 

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