Negli Usa un libro confronta e analizza opere letterarie di ieri e di oggi con il metodo statistico: se nei romanzi delle scrittrici il numero di personaggi femminili e di quelli maschili è quasi uguale, nelle opere dei colleghi uomini le donne sono in netta minoranza… E si scopre anche, ad esempio, che sono gli autori uomini a usare più cliché e punti esclamativi nelle loro opere, mentre le più attente alla forma sono le donne…

Il maschilismo nel mondo letterario non è una novità e negli ultimi anni se ne sta discutendo sempre di più anche grazie a molti nomi della cultura che si stanno esprimendo sul tema. Negli Stati Uniti anche la statistica, si è recentemente occupata di questo argomento: il giornalista e statistico Ben Blatt, infatti, ha pubblicato Nabokov’s favourite word is mauve, un’opera in cui la letteratura viene analizzata attraverso i numeri.

maschilismo in letteratura

L’autore ha applicato la statistica e i numeri alle opere letterarie più influenti degli ultimi secoli e le scoperte non sono mancate. Prima fra tutte quella che ha dato il nome al libro: la parola usata più frequentemente da Nabokov, infatti, risulta essere proprio “malva”.

L’analisi, però, non si è fermata alle parole più frequenti nei romanzi, ma ha anche messo a confronto le opere di autori uomini con quelle di donne, proprio per capire se esiste una differenza qualitativa da far risalire al genere dello scrittore.

Per prima cosa Blatt ha scoperto che nei libri scritti da donne la presenza di personaggi maschili e femminili, e di conseguenza dei pronomi “lui”, “lei”, era uguale. In quelli scritti da uomini, invece, i pronomi maschili la fanno da padroni, con un rapporto di tre per ogni “lei” utilizzato. Inoltre, gli autori di classici (uomini) descrivono molto più spesso i personaggi femminili con l’aggettivo “perduto”, rispetto a quanto non lo facciano con quelli maschili.

Ritornando alle parole preferite dagli autori, cioè a quelle utilizzate almeno in metà delle opere scritte da quello scrittore e presenti almeno una volta ogni 100.000 parole, non si nota una differenza tra uomini e donne. Si passa dal “malva” di Nabokov a “bacchette” di J.K. Rowling, fino al “marmorizzato” di Virginia Woolf.

Per quanto riguarda l’utilizzo dei punti esclamativi, invece, risulta che sono gli uomini a farne un uso smodato: su 100.000 parole James Joyce ne utilizza in media 1.000. E lo stesso vale per i cliché.

Gli autori che invece usano meno frasi fatte e modi di dire sono tutte donne: Jane Austen, Edith Wharton, Virginia Woolf, Willa Cather e Veronica Roth. Anche se Danielle Steel è l’autore che più spesso menziona il clima in apertura ai suoi romanzi.

maschilismo in letteratura

Ricordando che il libro non si pone l’obiettivo di riconoscere chi siano gli autori più meritevoli, ma quello di analizzare con la matematica e la statistica le opere più famose e più lette, tuttavia colpisce come, spesso, le autrici, nonostante i pregiudizi nei confronti della cosidetta “letteratura femminile”, siano le più attente a dettagli come la punteggiatura e l’utilizzo di frasi fatte.

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