Il 20 settembre, a Jesolo (in diretta su La7), è in programma la finale di Miss Italia (che quest’anno ha fatto già parlare per le minacce alla concorrente Ahlam El Brinis, musulmana non praticante, nata in Italia da genitori marocchini). Nell’attesa, su ilLibraio.it la scrittice Elvia Grazi (che ha fatto parte della giuria tecnica che ha selezionato le 33 finaliste) racconta da vicino le Miss (tra l’altro, proprio Ahlam le ha spiegato: “Ho 20 anni e tanta voglia di mettermi in gioco. Se ci sono state minacce non l’avranno vinta…”) e va oltre certi retaggi culturali duri a morire… – Il suo reportage

“Ma mi faccia il piacere!” avrebbe commentato il grande Totò. E invece, quando ho detto agli amici che sarei stata nella giuria tecnica che avrebbe selezionato le 33 finaliste di Miss Italia, più di uno mi ha detto: “Se puoi metti insieme tre o quattro ragazze e vedi se riesci a fare un cervello intero”.

Eppure, all’alba del 2015, pensavo che il topos bella=oca fosse ormai  superato.

Con grande rincrescimento, purtroppo, ho dovuto constatare che certi retaggi culturali sono duri a morire.

L’archetipo femminile, ahimè, si gioca ancora su binomi che ci vogliono o angelicate al ruolo di mogli e madri, o demonizzate in quanto donne autonome e libere.

A proposito, pensateci un po’, se di una persona diciamo: “è un uomo libero” l’accezione è positiva, ma la stessa frase, volta al femminile: “è una donna libera” non suona esattamente come un complimento!

“Siamo alle solite”, è sbottata Patrizia Mirigliani, patron di Miss Italia, quando gliene ho parlato, “a certi commenti ormai sono abituata, e lo sono anche le mie Miss, che fanno spallucce. E non importa, che dal concorso, siano uscite personalità del calibro di Sofia Loren, Lucia Bosè, Gina Lollobrigida, Silvana Mangano, Stefania Sandrelli, Maria Grazia Cucinotta, fino alla giovanissima Miriam Leone, solo per citare alcune bravissime attrici. Ci sono state anche registe come Mirca Viola, conduttrici come Caterina Balivo o Ilary Blasi e giornaliste, da Barbara Capponi a Emanuela Gentilin o Carlotta Mantovan. Perché puoi anche avere belle gambe, ma se non hai testa, in finale non ci arrivi”.

Appunto.
E allora ho voluto intervistarle per ilLibraio.it, le finaliste, che si sono fatte largo tra le 7000 ragazze che si sono iscritte al concorso, quest’anno.

Sono partita da Ahlam El Brinis, 20 anni, nata in Italia da genitori marocchini.

E’ finita su tutti i giornali, italiani ed esteri, intervistata da tutte le tv, perché, pur essendo musulmana, anche se non praticante, ha deciso di sfilare senza velo e addirittura in body! Ovviamente sono fioccate le minacce e i commenti al vetriolo: “la nostra non è una religione per zoccole!”, qualcuno ha tuonato dai social.

Compassata, equilibrata, matura, Ahlam, quando gliel’ho detto, ha ribadito. La religione è nel cuore e non nei vestiti.

“E tutte le minacce che hai ricevuto? Ne hai paura?” le ho chiesto.

“Sono una ragazza come tante altre”, ha risposto, serena, “ho venti anni e tanta voglia di mettermi in gioco. Se ci sono state minacce non l’avranno vinta, io nemmeno le ho lette!”.

Chapeau per Ahlam, gambe da gazzella e un’intelligenza vivace e combattiva. Le ho dato il mio voto perché arrivasse in finale e sono felice che anche gli altri giurati abbiano fatto altrettanto.

Non voglio tediarvi oltre, ma parafrasando Primo Levi semplicemente aggiungere : “Se queste sono oche!”

Giudicate voi.

Che dire di Denise Parisi, 20 anni che per mantenersi agli studi, da quando aveva 15 anni, lavora in un hotel, dalle 14 alle 21, dalle 8 alle 13 è sui banchi di scuola, e il sabato e la domenica frequenta a Milano un corso di recitazione?

Parla anche perfettamente 3 lingue, che le hanno permesso di recitare in un film inglese e in uno tedesco.

E poi ci sono Chiara Giuffrida, 19 anni, che studia linguaggio dei media all’interfacoltà di Lettere e filosofia della Cattolica di Milano e si mantiene agli studi facendo la modella. Chiara Busti, 21 anni che studia lingue a Pisa e mi cita a memoria brani di Bukowski, che adora. Noemi Bosco cui mancano solo 4 esami per laurearsi in ingegneria edile e architettura, due lauree, laddove a 24 anni in molte faticano a prenderne una. Non voglio dilungarmi sull’una e sull’altra ma solo dirvi che sono ragazze tutte molto istruite, sicure di sé e, spesso, con una marcia in più. Ci vuole fegato per sfilare sulle passerelle. Io, alla loro età, non ce l’avrei fatta. L’insicurezza mi legava mani e piedi.

E a proposito della provocazione iniziale. Belle e oche? Lascio rispondere a un’altra miss in finale, Letizia Moschin, 18 anni, con già un diploma di maturità scientifica in tasca e che a giorni affronterà i test per entrare a Medicina.

Sì, anche a me è capitato che qualcuno mi dicesse che le belle sono stupide. Gli ho chiesto di provarmelo. Poi sono andata oltre, chi lo afferma si qualifica da sé, e poi saremmo noi, le sceme!”.

La guardo, bellissima e fiera, con la grinta di una leonessa. E, credetemi, nonostante sia davvero splendida, una statua, non è questo, quello che le invidio di più.

*L’autrice ha pubblicato Lasciami contare le stelle (TEA). Il suo sito è www.elviagrazi.com

 

 

 

 

Libri consigliati