La morte a 86 anni di un’icona del cinema popolare italiano sta suscitando commozione. ilLibraio.it ne ha parlato con Carlo Freccero, esperto di comunicazione e televisione: “Bud Spencer e Terence Hill rappresentano ciò che hanno significato Stanlio e Ollio per la mia generazione. Sono un simbolo, sono penetrati nell’immaginario…”

La morte a 86 anni di Bud Spencer, icona del cinema popolare italiano, celebre per i film in coppia con l’amico di sempre Terence Hill, in queste ore sta monopolizzando i sentimenti della rete. E a colpire è soprattutto l’attenzione da parte del pubblico più giovane nei confronti di questo personaggio, per anni snobbato dalla critica cinematografica (anche se, va aggiunto, nel 2010 ha ricevuto il David di Donatello alla carriera con Terence Hill).

Carlo Pedersoli, questo il vero nome di Bud Spencer, era nato a Napoli il 31 ottobre 1929. Prima della carriera cinematografica, è stato un protagonista del nuoto italiano. Negli anni, i suoi film cult, amati da bambini e adulti, sono stati costantemente trasmessi in televisione. Tra i tanti, citiamo lo spaghetti-western “comico” Lo chiamavano Trinità…, …altrimenti ci arrabbiamo!, Io sto con gli ippopotami e Superfantagenio (qui la filmografia completa e altre curiosità sulla sua vita, che ha raccontato anche in un’autobiografia pubblicata nel 2010 da Aliberti).

Televisione

Proprio per commentare l’attenzione che sta suscitando la scomparsa di Bud Spencer, ilLibraio.it ha chiesto un parere a Carlo Freccero, esperto di comunicazione e televisione (al piccolo schermo ha dedicato anche un saggio pubblicato da Bollati Boringhieri nel 2013), e attuale membro del Consiglio di Amministrazione della Rai: “Non mi meraviglia che questa notizia stia suscitando emozione anche tra i millennials, cresciuti con i film di Bud Spencer e Terence Hill esattamente come le generazioni precedenti. I ragazzi di oggi hanno rivisto, stravisto queste pellicole, trasmesse dalla Rai come pure da Mediaset. La coppia rappresenta ciò che hanno significato Stanlio e Ollio per la mia generazione. Sono un simbolo, sono penetrati nell’immaginario“.

Nella sua carriera Freccero ha programmato decine di volte i loro film: “Si tratta di personaggi trasversali, amati dalle famiglie e da chi si occupa di televisione. I loro film andavano bene per tutte le reti, non c’era bisogno di fare tagli, come invece avveniva in certi casi per i cartoni animati giapponesi”.

 

 

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