Usare il grande patrimonio che l’Italia conserva per rendere divertente e affascinante, attraverso il digitale, l’insegnamento della storia e della cultura anche per bambini e ragazzi. È’ stata sviluppata con questi obiettivi MUBApp, la prima app del Museo dei Bambini di Milano: ilLibraio.it ne ha parlato con Giovanna Hirsch e Federica Pascotto, fondatrici di Art Stories, e con l’illustratrice Roberta Ragona

Fino al prossimo 30 novembre sarà possibile scaricare gratuitamente dall’App Store di Apple MUBApp, la prima app digitale del MUBA, Museo dei Bambini di Milano, realizzata in collaborazione con Art Stories sulla base del metodo dei Children’s Museum del mondo: non trasmissione verticale di nozioni, ma gioco e intuizione per scoprire il mondo.

Art Stories è nata con l’intento di usare il grande patrimonio che l’Italia conserva per rendere divertente e affascinante, attraverso il digitale, l’insegnamento della storia e della cultura anche per i ragazzi, soprattutto quelli dai 5 ai 9 anni, per i quali è più difficile riconoscere percorsi adatti. Le prime due app di Art Stories sono nate attorno a due simboli della città di Milano: il Duomo e il Castello Sforzesco; a partire da fine ottobre si è aggiunto il MUBA e la sua sede, la suggestiva Rotonda della Besana.

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Cosa c’è nell’app

MUBApp è formata da una parte più contenutistica, con curiosità relative al luogo e al Museo, e una più giocosa dedicata al cibo dal mondo. Una volta scaricata l’app su iPhone o iPad, è possibile scegliere la lingua attraverso la quale usufruire dei contenuti (italiano o inglese), accedere all’area delle informazioni generali o a uno dei due percorsi offerti: la Rotonda, più informativo, e Tavole del Mondo, più interattivo.

La Rotonda permette di scegliere fra tre periodi storici, che raffigurano la Besana com’era nel 1698, nel 1809 e com’è oggi. Ogni periodo ha uno spirito guida che racconta una storia legata alle funzioni di questo spazio: la Besana è stata prima cimitero, poi scuderia per l’esercito austriaco, e finalmente Museo dei Bambini. Tavole del Mondo, invece, ci porta direttamente di fronte a un planisfero su cui sono piantate alcune bandiere nazionali: scegliendo una delle pietanze in fondo alla schermata e portandola direttamente sulla bandierina di riferimento, si apre una tavola da imbandire con i cibi giusti, attraverso un doppio tap.

Possiamo imparare una ricetta francese o statunitense, creare una perfetta tavola giapponese o messicana, oppure imbandire una nostra tavola del cuore, scegliendo ogni dettaglio, dalla tovaglia al cibo, che potrà così essere combinato in una colorata cena multietnica, che a sua volta potrà essere salvata, stampata e utilizzata dai bambini. Il cibo, quindi, è elemento insieme identitario e da imparare e condividere, attraverso un’app ben illustrata, intuitiva e lineare.

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Attorno a un’app come questa, le persone coinvolte nella realizzazione sono centrali: cosa fanno, come lo fanno e perché diventano anche il metodo di sviluppo e creazione, quindi ho fatto qualche domanda a Giovanna Hirsch e a Federica Pascotto, fondatrici di Art Stories. A seguire, l’intervista a Roberta Ragona, l’illustratrice del percorso Tavole del Mondo.

Giovanna Hirsch e Federica Pascotto, nelle vostre biografie sul sito Art Stories si legge di una vostra preparazione ai mestieri analogici, editoria compresa, e di un successivo passaggio al digitale negli ultimi anni. Qual è la prima cosa che si impara dal digitale e qual è, invece, la prima cosa che ci si porta dietro dall’analogico?
“Dall’analogico ci portiamo un approccio di lavoro e di ricerca, la passione per un certo tipo di illustrazioni e per un linguaggio che arricchisca e non sia banale. Dal digitale, che abbiamo inizialmente approcciato in modo istintivo e un po’ garibaldino, abbiamo imparato che è un mondo con le sue regole e le sue complessità. Ma che se viene progettato e utilizzato nel modo giusto, può diventare un potentissimo veicolo di cultura, educazione e creatività. Per noi la tecnologia è uno strumento, non un fine. Le nostre app sono un mezzo efficace che ben si presta a coniugare esplorazione autonoma, coinvolgimento attivo, narrazione, immagini e illustrazioni di qualità. E poi ai bambini le app piacciono. Il “digitale”, che è entrato prepotentemente nella loro quotidianità, non è da demonizzare; piuttosto è da selezionare, dosare e, secondo noi, collegare alla realtà che li circonda. Per questo cerchiamo di lavorare in un’ottica digitale/analogica, dove un approccio supporta l’altro, cosicché le nostre app possano essere utilizzate prima, dopo e durante la visita, dai bambini da soli, in compagnia dei genitori, oppure a scuola”.

Come avete scelto Cinzia Franceschini e Roberta Ragona per le illustrazioni?
“L’occasione di incontro è stata la Fiera del Libro Illustrato di Bologna: Roberta ci ha mandato una mail buffissima con cui ci proponeva un incontro e Cinzia è venuta direttamente al nostro stand con un manipolo di amiche. Abbiamo incontrato decine di illustratori, ma loro ci hanno colpite: ci è piaciuto, oltre al loro stile, anche lo spirito. Abbiamo anche pensato che ci sarebbe piaciuto lavorare con loro… non abbiamo sbagliato la valutazione, ed eccoci qui!”.

Quanto tempo ci vuole per realizzare un’app del genere, partendo dal progetto fino al rilascio al pubblico?
“I tempi sono molto vari: ovviamente dipendono dalla complessità del prodotto, ma per la scrittura dei codici si può essere molto veloci (anche solo una decina di giorni lavorativi). Di solito impieghiamo circa 3 mesi, tra concept, produzione delle illustrazioni e dei testi, studio della struttura e delle animazioni”.

L’app sarà solo per dispositivi Apple o verrà sviluppata anche per altri sistemi operativi?
“Abbiamo sviluppato principalmente per iOS, che è il nostro mercato di riferimento, ma per il Comune di Milano (per cui abbiamo prodotto la app Palazzo Marino Kids) la app è anche per Android”.

C’è già un progetto nuovo all’orizzonte dopo Duomo, Castello Sforzesco e MUBA, magari legato a un’altra città italiana?
“Un progetto nuovo? Ce ne sono già 5 o 6! L’ambizione è quella di raccontare tutta l’Italia alle famiglie con bambini, quindi nei prossimi mesi prevediamo di uscire dai confini lombardi per andare altrove: Veneto, Toscana, Lazio, Campania. Le variabili sono moltissime, quindi non diamo notizie certe, per non doverle poi disattendere”.

Vi siete ispirate a qualche altro progetto simile in ambito internazionale?
“Sì: ci siamo ovviamente ispirate al modello Timbuctu. Il loro Night Issue è stato veramente un oggetto di culto! Poi abbiamo lungamente studiato siti e contenuti di musei, app e libri illustrati per bambini”.

Qual è il vostro libro per bambini preferito? Perché?
“Questa è una domanda difficilissima! Federica ha letto fino allo sfinimento 365 pinguini, che ha accompagnato pomeriggi e serate di tutti e 3 i suoi bambini. E poi il Gruffalo, La principessa e il drago… difficile scegliere! Per Giovanna il libro prediletto è La tarantella di Pulcinella, con le illustrazioni di Lele Luzzati, che le leggeva sempre la sua nonna e che adesso lei legge a suo figlio”.

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Roberta Ragona, nella sua biografia sul sito Art Stories si legge che disegna animali per capire gli esseri umani. Cosa le rivela la matita, di solito?
“Che i tassi indossano il golfino con lo scollo a v molto meglio di buona parte delle persone che conosco”.

Come si realizza un progetto illustrato per un’app?
“Non so se questa sia la norma, visto che è la prima app, ma noi abbiamo lavorato così: siamo partite dall’esposizione in mostra al MUBA e abbiamo studiato sia l’aspetto visivo che le interazioni dei bambini, per capire come trasporre sia la logica che l’atmosfera del progetto in un’app digitale.
Abbiamo scattato molte foto e iniziato a ragionare sulla dinamica di gioco. Contemporaneamente io ho cominciato a disegnare.
Una volta stabilito lo stile e la direzione delle illustrazioni abbiamo iniziato a lavorare su dei veri e propri storyboard. Di lì in poi tra il disegno e la progettazione c’è stato un rapporto di  feedback reciproco. Non si è trattato solo di dare un volto a un’idea già compiuta, i due aspetti dell’app sono cresciuti insieme.
Lo sviluppo vero e proprio è stata la parte che somiglia di più a una stregoneria. Passi settimane a lavorare su dei disegni immaginando cosa debbano fare e muovendoli nella tua testa, poi un giorno arriva la versione alfa e te li trovi davanti che si muovono per davvero. Da lì in poi le modifiche alle illustrazioni sono state dettate dal feedback dei bambini e dei betatester, per rendere tutto godibile, chiaro e intuitivo”.

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Quanto è importante conoscere il lato puramente di sviluppo per poter realizzare i disegni nel modo più adatto?
“Secondo me molto: non serve tanto essere un esperto, ma è necessario padroneggiare i concetti e il vocabolario di base per capire le necessità dello sviluppatore. È un settore che ha una grammatica sua che è importante conoscere tanto quanto per un libro illustrato. Si può essere un buon illustratore anche senza sapere quanto è grande un foglio di stampa, come funziona la rilegatura di un libro o cos’è un’abbondanza, però magari va a finire che metti un dettaglio fondamentale nell’angolino di una pagina che finisce tagliato.
Allo stesso modo quanto si disegna per un’app ci sono tutta una serie di dettagli  pratici – ad esempio su quali device verrà utilizzata – che influenzano il risultato finale, e parlare la stessa lingua aiuta a lavorare meglio insieme”.

 Cosa l’ha convinta maggiormente del progetto MUBApp? Conosceva qualche progetto simile?
“Mi hanno convinto tre cose. Mi fidavo di Art Stories: ero fan delle loro app precedenti, così belle e intelligenti che mi aspettavo che questa lo sarebbe stata altrettanto. Solleticava le corde della mia antropologa interiore: invitarmi a disegnare un’app dedicata agli usi e costumi intorno al cibo è praticamente un invito a nozze. Infine si trattava di disegnare cose de’ magna’ da tutto il mondo: disegnare il cibo e assaggiare cose nuove sono due delle mie attività preferite, non vedo come potessi essere meno che entusiasta”.

Disegnare per i bambini comporta una responsabilità maggiore; quanto e come influisce ciò nell’attività creativa per un progetto del genere?
“Influisce eccome, ma in maniera positiva. Aiuta a riflettere sul perché si fanno le cose in un modo piuttosto che in un altro, a evitare di dare troppo per scontato. Avendo a che fare con qualcosa di così sentito e diversificato come il rapporto col cibo nelle varie parti del mondo, ci tenevo che le illustrazioni trasmettessero un ritratto riconoscibile ma non stereotipato delle diverse tradizioni locali e che incoraggiassero la curiosità”.

Qual è il suo libro per bambini preferito? Perché?
“Che domanda difficile. Il libro con cui sono cresciuta o valgono anche i contemporanei? Mettiamola così: se avessi la possibilità di tornare nel 1986 come in Star Trek: Rotta verso la terra ne approfitterei per regalare alla me cinquenne This not my hat di Jon Klassen. È un libro tanto adorabile quanto perfido e c’è di mezzo un cappello”.

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Le informazioni principali sull’app

MUBApp è stata realizzata da Giovanna Hirsch e Federica Pascotto (fondatrici di Art Stories), Giovanni Dal Negro (per lo sviluppo tecnologico), Cinzia Franceschini (per le illustrazioni del percorso La Rotonda) e Roberta Ragona (per le illustrazioni del percorso Tavole del Mondo). Fino al 30 novembre è gratuita per dispositivi iOS, poi sarà a pagamento a 2,99 euro.

Le immagini sono state gentilmente fornite da Art Stories.

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