Si torna a discutere dell’annoso problema dei cellulari in classe. Su ilLibraio.it il punto di vista di Enrico Galiano, insegnante e scrittore che, dopo aver elencato “pro” e “contro”, sottolinea: “Vietare qualcosa è sempre pericoloso. Dove possibile, meglio accompagnare ragazze e ragazzi a un uso consapevole degli strumenti…”. E ancora: “Forse il vero problema è che noi stessi – noi docenti – ne ignoriamo potenzialità e usi virtuosi…”

A quanto pare, la polemica sulla scuola è un po’ come il fischio d’inizio per le partite, o il giorno della merla per la bella stagione: senza, non si può cominciare. Stavolta, messe vie mascherine e didattica a distanza, ci siamo dovuti accontentare: l’annoso problema dei cellulari in classe.

La stura al dibattito? Una non-notizia: il Liceo Malpighi di Bologna che ne vieta l’utilizzo.

Come se non ci fossero già un sacco di istituti che lo fanno, con bidelli e insegnanti in versione secondini sull’attenti, pronti in ogni istante a sorvegliare e punire.

La novità, forse, consiste nell’estensione anche ai docenti, il che mi sembra un ottimo passo avanti sulla strada – che dovrebbe essere applicata un po’ a tutti i campi – del Sii Tu Il Primo A Rispettare Le Regole Che Imponi.

Ma il problema è un altro: serve? Proviamo a fare le persone razionali e tirare una bella linea su un foglio: di qua i pro del divieto, di là i contro.

PRO

1) Questi ragazzi – esattamente come noi adulti, del resto – stanno attaccati a quei cosi vita natural durante. Toglierceli da sotto gli occhi per almeno cinque ore al giorno è manna per le nostre funzioni cerebrali;

2) A ricreazione, stare senza cellulare può rappresentare una sensazionale scoperta: ehi, ma allora esistono anche altri esseri umani intorno a me!

3) Più in generale, a scuola possono essere più liberi di fare quella cosa che loro, esattamente come noi, facciamo sempre meno: aprire libri e – attenzione! – sfogliarli.

CONTRO

1) Vietare una cosa a sedici anni equivale a un irresistibile richiamo alla trasgressione, oltre che a un potente afrodisiaco verso l’oggetto vietato: quindi alcuni, durante scuola, li useranno comunque, solo di nascosto. Ma, soprattutto, la maggioranza di loro potrebbe esserne ancora più attratta nel pomeriggio.

2) A scuola si viene a imparare, giusto? E una delle cose che serve sempre più imparare, in questo mondo dove il cellulare è ormai protesi umana a tutti gli effetti, è come si usano quei benedetti cosi: e come fai a imparare a usarli se li devi tenere chiusi nell’armadietto?

3) Ci sono centinaia di applicazioni che possono essere utilissime nello studio: le usano professori e professoresse universitarie, scrittori e scrittrici, ingegneri e ingegnere. Perché non cominciare ad avvicinarsi a questi strumenti già dalla scuola?

Bene, fatta la somma dei pro e dei contro credo che a ognuno spetti un proprio pensiero. Il mio è questo: è che vietare qualcosa è sempre pericoloso. Dove possibile, meglio accompagnare ragazze e ragazzi a un uso consapevole dei propri strumenti.

Forse il vero problema è che noi stessi – noi insegnanti – ancora non sappiamo bene usare quei cosi, e quindi ne ignoriamo potenzialità e usi virtuosi.

Dico solo che quest’estate ho fatto un corso estivo di scrittura creativa con ragazzini e ragazzine di 13 anni: e questi a un certo punto, non mi ricordo bene per quale motivo, hanno tirato fuori il cellulare e si sono messi a smanettare per fare delle ricerche. Alla fine, il loro lavoro ne ha giovato, e non poco.

Ma soprattutto: pensiamo davvero che nel 2030, nel 2040, a scuola potremmo ancora vietarli? 

Probabilmente, come molti esperti dicono, sarà prassi normale usarli anche a scuola, in momenti specifici e con obiettivi specifici, creando spazi dove essi non potranno essere usati (per esempio nell’intervallo, per non ostacolare la socializzazione) e dove invece sì, con precise indicazioni sul come.

Perché non prepararci fin da subito?

L’AUTORE – Enrico Galiano sa come parlare ai ragazzi. In classe come sui social, dove è molto seguito. Insegnante e scrittore classe ’77, dopo il successo dei romanzi (tutti pubblicati da Garzanti)  Eppure cadiamo feliciTutta la vita che vuoi, Felici contro il mondo, e Più forte di ogni addio, ha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. È tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuore, e sempre per Garzanti è uscito il suo primo saggio, L’arte di sbagliare alla grande. Con Salani Galiano ha pubblicato la sua prima storia per ragazzi, La società segreta dei salvaparole, un inno d’amore alle parole e alla lingua.

Ora è in libreria per Garzanti con il suo nuovo saggio, Scuola di felicità per eterni ripetenti.

Alla pagina dell’autore tutti gli articoli scritti da Galiano per ilLibraio.it.

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