In Italia il 18 marzo sono in programma le finali delle seste Olimpiadi di italiano, “a cui hanno partecipato oltre 43mila studenti di quasi 900 scuole”, in un momento in cui la grammatica è considerata “glamour” e anche istituzioni come l’Accademia della Crusca si aprono a nuove frontiere del linguaggio…

Siamo nell’era dei social accusati di cambiare (in peggio) la lingua italiana, in cui si promuovono interessanti campagne come #dilloinitaliano, in un tempo storico in cui l’Accademia della Crusca risponde a un bambino di 8 anni che avrebbe “inventato” una nuova parola, #petaloso (tema di primissimo piano su tutti i siti, compreso ilLibraio.it, e giornali, e che su Twitter ha visto l’intervento dello stesso premier Renzi). Una fase in cui, come ha scritto il linguista Giuseppe Antonelli sulla Lettura, la stessa grammatica “è glamour”. Non a caso, ad esempio, dal 2008 negli Usa il 4 marzo si celebra il National Grammar Day, nato da un’idea della scrittrice Martha Brockenbrough.


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In questo contesto, invece, in Italia il 18 marzo sono in programma le finali delle seste Olimpiadi di italiano, “a cui hanno partecipato oltre 43mila studenti di quasi 900 scuole”. Come si legge sul sito ufficiale “l’ormai tradizionale competizione organizzata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per la valutazione del sistema nazionale di istruzione”, punta a “rafforzare nelle scuole lo studio della lingua italiana e sollecitare gli studenti a migliorare la padronanza della propria lingua”. Qui sono disponibili bando e regolamento delle Olimpiadi, promosse “nell’ambito di una più ampia iniziativa culturale di valorizzazione della lingua e della letteratura italiana intitolata ‘Giornate della lingua italiana'”.

Non ci sono solo le Olimpiadi per studenti: in collaborazione con Radio3 a ottobre viene anche organizzata la “Giornata proGrammatica”, con un grande seguito sui social, e con tanto di “maratona tra la radio e le scuole italiane per promuovere e valorizzare la nostra lingua in tutti i suoi aspetti”.

Non sarà forse merito del web e dei social se ultimamente si parla tanto del futuro della nostra lingua e della sua grammatica (e del fatto che i libri sull’argomento aumentano)?

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