Il giorno dopo l’outing del teologo Krzysztof Olaf Charamsa, che ha scosso il Vaticano, Papa Francesco ha inaugurato l’atteso Sinodo dei vescovi dedicato alla famiglia, che già da mesi fa discutere. E su ilLibraio.it ecco un reportage dedicato alla manifestazione per la laicità e diritti civili andata in scena ieri a Milano, in cui si entra nel vivo delle questioni in gioco (l’autore ha pubblicato “Figli dell’arcobaleno – Madri lesbiche, padri gay, diritti negati in Italia”)

Circa due settimane fa, un retroscena pubblicato da Repubblica attribuiva – almeno in parte – i ritardi nell’approvazione di una legge sulle coppie di fatto in Italia ai dialoghi di Matteo Renzi con i parrocchiani di San Giovanni Gualberto, la chiesa della famiglia del premier a Pontassieve, dialoghi che l’avrebbero convinto della necessità di frenare perché, altrimenti, gli elettori cattolici non avrebbero compreso e approvato un passo del genere.

La notizia, ancorché deprimente sotto innumerevoli punti di vista, toglie alla manifestazione per la laicità – Le nostre vite, la nostra libertà – che si è svolta sabato a Milano quella patina un po’ vintage che potrebbe a prima vista avere. Poi magari chi governa non ti sta ascoltare perché nel frattempo è a parlare con i parrocchiani di San Giovani Gualberto, ma io c’ero e vi posso assicurare che di figli dei fiori e gonne a quadrettoni non ne ho viste. In compenso ho imparato un po’ di cose.

1. La lista delle rivendicazioni di leggi a tutela dei diritti civili, in Italia, è sempre un poco più lunga di quanto non si riesca a ricordare: nuove regole sul fine vita, matrimonio egualitario, diritto effettivo all’aborto, fecondazione assistita, legge sul cambio di sesso per i transessuali, norme contro l’omofobia. Forse le ho dette tutte. Forse. Per ognuno di questi diritti, anche il più personale e intimo che ci sia, c’è una persona pronta a salire sul palco e a raccontare la sua storia, per quanto dolorosa, come strumento per cambiare le cose. E vorresti abbracciarli tutti per il coraggio, ma non puoi farlo e allora ti limiti ad applaudire.

2. Non importa quante volte metti il termine laicità nei volantini e nel programma della manifestazione. Alla fine il più applaudito sarà sempre un prete. In questo caso il primo posto ex aequo va a Don Franco Barbero e monsignor Krzysztof Charamsa, ieri assente giustificato. Il primo è un prete di Pinerolo che si ostina a benedire e sposare coppie omosessuali in barba a tutti i divieti: “Siamo a 247”, ci ha notificato ieri. E giù applausi. Poi ha parlato di Charamsa, il monsignore che al Corriere della Sera ha dichiarato di avere un compagno e ha chiesto alla Chiesa di riconoscere l’amore familiare degli omosessuali. “Uno tsunami evangelico” si agita Don Franco dal palco. Al posto di tsunami dice stunami, lo ripete tre volte, sempre sbagliato, la gente un po’ ride e un po’ applaude. Il fascino dell’eresia è sempre irresistibile.

3. Ogni generazione ha i suoi sogni, le sue battaglie, i suoi ideali. Daniele ha 21 anni, una bella barba nera, la bandiera arcobaleno sulle spalle ed è qui “per il diritto al matrimonio egualitario”. Ma pensi già a sposarti, a vent’anni? “Non ancora, che c’entra. Ma vorrei avere il diritto di farlo quando e se vorrò farlo. Così come combatto, oggi, per l’eutanasia. È un diritto, non importa se poi dovrai esercitarlo o meno”. Applausi (miei personali).

4. Matteo B. Bianchi, che qualcuno ricorderà per “Fermati tanto così” e “Generation of love”, ha scritto un nuovo libro. Segnatevelo. Però non mi ha voluto dire di cosa parla né quando esce. Anche perché doveva salire sul palco subito dopo Lella Costa ed era un po’ agitato.

5. Ogni giorno che passa e ogni mese che finisce, la vita degli italiani è sempre un poco più lontana dalla discussione della politica. Ed è veramente molto banale dirlo, ma non pensi ad altro quando vedi due papà, Luca di 46 e Paolo, 51, con il piccolo Kian, 5 anni, che va all’asilo e “nessuno, non un dottore, non un maestro, non il panettiere”, hanno mai avuto nulla da ridire sulla sua famiglia che, per il parlamento, una famiglia non è. “Io sono francese – racconta Sarah – questa cosa qui della Chiesa che influenza tanto il parlamento mica la capisco. Perché non posso sposarmi con la mia compagna Antonella? A volte ci viene voglia di tornare in Francia”.

6. Se siete di quelli che si scocciano a ripetere le cose due volte di seguito, la prossima volta prima di incazzarvi pensate a una come Emma Bonino. Classe 1948, un turbante sulla testa calva a causa della chemioterapia a cui si sottopone per combattere un tumore che non ha voluto nascondere, ieri in videoconferenza ha detto che per l’Italia è arrivato il momento di aprire “una grande stagione dei diritti civili”. Lo dice da 50 anni, qualche volta vince, il più delle volte perde. Ma se in una cosa ci credete, che vi costa ripeterla una volta ancora?

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L’AUTORE – Samuele Cafasso ha pubblicato con Donzelli Figli dell’arcobaleno – Madri lesbiche, padri gay, diritti negati in Italia

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