Non è facile raccontare il corpo, né il proprio né quello di altri: tre libri pubblicati da poco, però, ci hanno provato con risultati a tratti sconvolgenti. A partire da “La vegetariana” di Han Khang, in cui il corpo è l’unico possedimento della protagonista, fino al saggio-memoir di Maggie Nelson, che racconta due transizioni. E un’opera ancora inedita da noi, “13 ways of looking at a fat girl”

Raccontare il corpo, il proprio, così come quello altrui, è forse una delle azioni più difficili per uno scrittore, ma sembra che recentemente alcune autrici abbiano deciso di tentare questa strada creando opere che fanno discutere, e allo stesso tempo riflettere. Il nostro corpo, infatti, è sia ciò che ci permette di interagire con l’esterno, sia la parte di noi più visibile e quindi giudicabile.

Dagli Stati Uniti alla Corea del Sud non mancano le riflessioni sul corpo come mezzo di espressione, ma anche come riaffermazione dell’identità.

Raccontare il corpo come specchio della nostra identità

gli argonauti

Maggie Nelson nel suo Gli argonauti (Il Saggiatore) parla del proprio corpo e della maternità resa possibile dalla fecondazione assistita, ma soprattutto di quello del partner, l’artista transgender Harry Dodge, che proprio durante la gravidanza di Nelson inizia la cura ormonale che lo renderà un uomo. Un’opera che vuole raccontare il corpo che cambia e i viaggi di transizione, per diventare madre e per acquisire l’identità che si sente di meritare.

13 ways of looking at a fat girl

Un altro libro che si occupa di un cambiamento del corpo è 13 ways of looking at a fat girl, ancora inedito in Italia, dell’autrice canadese Mona Award che racconta la storia di Lizzie, ex-ragazzina sovrappeso. Da adulta, nonostante abbia perso molti chili, continua a sentirsi come l’adolescente cicciottella che faceva sport per dimagrire e si dedicava all’online dating per non dover affrontare incontri di persona. Intervistata da Hazlitt, l’autrice ha spiegato che la storia di Lizzie si regge su una domanda fondamentale: “Quando cambiamo il nostro corpo, anche noi cambiamo?”.

Il caso La vegetariana

la vegetatriana

La protagonista de La vegetariana (Adelphi), invece, non ha dubbi: quando cambiamo, il nostro corpo si modifica con noi. In seguito a una serie di sogni spaventosi la donna, una trentenne sposata con un uomo che non sembra amare (e da cui non è amata), decide di smettere di mangiare carne. Perde moltissimo peso e si convince di essere un albero, tanto che la sua situazione mentale degenera e viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico.

La storia pubblicata dall’autrice sud coreana Han Khang nel 2007 – ma che ha raggiunto il successo solo recentemente, in seguito alla traduzione in inglese che è stata premiata all’International Booker Prize – in realtà ruota attorno al raccontare il corpo. Quando esso è l’unica entità che si appartiene, allora lo si modifica per imporre la propria volontà. La protagonista, cresciuta in una famiglia in cui la violenza è quotidiana e sposata a un uomo che la considera più come una governante che come una compagna di vita, decide di opporsi alla vita insulsa che le scorre addosso, prima liberandosi della carne, poi del cibo in generale. Il suo desiderio è diventare un albero, un essere non violento, che subisce senza mai ribattere e che si nutre solo di luce e di acqua.

emma cline le ragazze
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